Piano Mattei, un progetto a guida italiana per lo sviluppo dell’agricoltura resiliente nelle aree a rischio

ROMA – L’agricoltura che viene dal passato come chiave per lo sviluppo delle aree a maggior rischio di spopolamento: in linea con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa, la Cattedra UNESCO sui Paesaggi del Patrimonio Agricolo presieduta dal Prof. Mauro Agnoletti presenta proposte per la valorizzazione di sistemi agricoli a rischio di abbandono nei diversi continenti individuati attraverso il progetto “GIAHS Building Capacity”, co-finanziato dall’AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Si è svolta ieri a Roma, nella sede FAO, la giornata di studi, a cura della Cattedra UNESCO e della Rappresentanza permanente d’Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite a Roma, alla presenza del Vice-Direttore generale della FAO Maurizio Martina, dell’Ambasciatore Bruno Archi (Rappresentante permanente d’Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite a Roma), di Marco Riccardo Rusconi (Direttore AICS), Clelia Maria Puzzo (Senior Specialist del Programma FAO GIAHS), Massimo Riccardo (Inviato Speciale del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per il Piano Mattei). Previsti gli interventi di Mauro Agnoletti (Direttore Cattedra UNESCO Paesaggi del Patrimonio Agricolo presso l’Università di Firenze), Daniela Toccafondi (Presidente del Polo Universitario Città di Prato – PIN) e Federica Romano (Coordinatrice di Programma Cattedra UNESCO Paesaggi del Patrimonio Agricolo), oltre che le testimonianze di alcuni partecipanti al corso di formazione organizzato nell’ambito del progetto GIAHS Building Capacity provenienti da Tunisia, Egitto, Etiopia, ovvero tre dei Paesi attenzionati dal Piano Mattei per l’Africa. A concludere la mattinata le considerazioni di Tiziano Tempesta (Comitato scientifico Programma FAO GIAHS).

La giornata arriva al termine del percorso pluriennale del progetto “GIAHS Building Capacity”, sviluppato anche attraverso l’istituzione di un Master internazionale, per creare manager di sistemi agricoli tradizionali, particolarmente rilevanti per la capacità di resistere al tempo stesso ai cambiamenti socio-economici ed ambientali ed essere in grado di garantire biodiversità e continuità culturale, oltre che una produzione agricola di qualità, puntando sulla qualità e la sicurezza alimentare oltre che sul turismo e sul paesaggio che sono i punti di forza del modello italiano che si intende proporre.

Sono oltre 75 gli studenti che hanno preso parte alle 4 edizioni del Master, provenienti da 18 Paesi, individuando nel corso dell’attività di ricerca 43 siti potenzialmente candidabili al programma FAO GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems), oggi al centro di una pubblicazione edita da Springer Verlag che sarà presentata in occasione del convegno. Tra questi: il paesaggio agricolo di Konso, in Etiopia, sito già riconosciuto dall’UNESCO dove l’agricoltura è un collante sociale e perpetua sistemi tradizionali da 21 generazioni (più di 400 anni), in grado di prosperare anche in un ambiente arido e ostile. Oppure il sistema di irrigazione del Marakwet, in Kenya, dove la popolazione locale ha incanalato le acque del fiume in percorsi scavati a mano usando legno e pietre per creare 91 canali di irrigazione per una rete totale che copre 300 km, con un sistema di gestione partecipativa che si tramanda da circa 500 anni.

Non mancano in Italia esempi di paesaggi unici nati per necessità: in Vallecorsa (provincia di Frosinone), ad esempio, con oliveti ricavati nella roccia, dove gli olivi sono stati piantati in nicchie spaccate a mano e riempite di terra portata in spalla. O i pistacchieti di Bronte, che crescono sulla lava vulcanica dell’Etna e hanno trasformato un’area poverissima in un fenomeno economico internazionale. Una situazione non distante dalla viticoltura eroica di Lanzarote, Isole Canarie, dove le viti crescono in buche ricavate nella lava. Paesaggi e sistemi agricoli frutto dell’adattamento a climi e ambienti diversi e mutevoli, che oggi rappresentano una risorsa multifunzionale per i territori rurali, in quanto esempi di sostenibilità, produzione agroalimentare di qualità, elevata biodiversità e agrobiodiversità, attrattività turistica e resilienza alle sfide globali legate al cambiamento climatico e alle trasformazioni socio-economiche in atto.

“Valorizzando le produzioni di qualità e il loro rapporto con ambiente e paesaggio – dichiara Mauro Agnoletti – il progetto indica le risorse per creare un valore aggiunto non riproducibile, che non dipende unicamente dall’innovazione tecnologica e non può essere da essa replicato altrove. Il volume che presentiamo oggi individua i luoghi più adeguati a questo tipo di sperimentazioni. Il vero contributo che può dare l’Italia è mostrare come fare qualità senza pensare di fare produzione di massa a bassi costi o iperboliche tecnologie: una capacità in cui siamo maestri nel mondo”.

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