L’innovazione tecnologica nella zootecnia come risposta alla sostenibilità. Ad Eima si presenta Agriumbria 2025

BOLOGNA – La crescita della popolazione e del reddito nei paesi in via di sviluppo aumenterà la domanda di prodotti di origine animale; per contro, nei paesi caratterizzati da economie avanzate, si assiste ad una riduzione dell’accettabilità di questi prodotti da parte di fasce di cittadini-consumatori.

La transizione verso una produzione zootecnica più sostenibile richiederà investimenti in efficienza, diversificazione e mitigazione dei rischi ambientali.

È quanto emerso nel corso della presentazione di Agriumbria ad Eima International, in corso a Bologna dove è stata presentata la cinquantaseiesima edizione di Agriumbria.

In questo contesto fieristico, così fortemente vocato all’innovazione, si è parlato dell’importanza della tecnologia, sia in agricoltura che in zootecnia, in “Zootecnia e sostenibilità: verso l’innovazione tecnologica”.

Un seminario per fare il punto sul contributo innovativo della tecnologia applicata al miglioramento della sostenibilità, non solo ambientale, dell’allevamento zootecnico presentato dal Servizio Prevenzione Sanità Veterinaria Sicurezza Alimentare Regione Umbria. «In un contesto come quello di Eima, evento di rilevanza internazionale, è importante ribadire quanto la meccanizzazione, e insieme l’innovazione tecnologica, siano un importante elemento di miglioramento per la zootecnia e l’agricoltura in generale – ha spiegato il Presidente di Umbriafiere, Stefano Ansideri – è del resto uno dei segreti di Agriumbria, che oggi abbiamo, come ormai di consueto, presentato ad Eima International, quello di creare confronti tra mondo degli imprenditori e mondo della scienza e della ricerca».

Durante il seminario è stato presentato un documento dal titolo “Tecnologia e sostenibilità in agricoltura”, rapporto a cura del dott. Salvatore Macrì, direttore del Servizio Prevenzione Sanità Veterinaria Sicurezza Alimentare Regione Umbria.

Il report presentato ad Eima International

Il rapporto tra benessere animale e prestazioni ambientali è molto complesso, talvolta antagonistico ma sovente sinergico, nel senso che spesso buone condizioni di benessere determinano anche buone prestazioni ambientali. Il motivo è semplice: buone pratiche di allevamento che prendono in considerazione lo stato di benessere degli animali permettono di ridurre l’insorgenza di malattie cliniche o subcliniche a vantaggio dell’efficienza produttiva, che è la principale arma per ridurre l’impatto ambientale. Diversi i parametri di sostenibilità su cui può aiutare la tecnologia. A partire dalla quantificazione, un sistema che dice a utente cosa è accaduto (numero di passi/capo, kg di latte/capo, tempo passato sdraiata) senza ricavarne conclusioni. Inoltre, l’interpretazione delle misurazioni che analizza misurazioni raccolte con algoritmi per informare utente sullo stato attuale della vacca (estro, malattia) e consente di prendere decisioni informate. C’è poi l’integrazione dell’interpretazione per combinare informazione da un sistema con quella da altri sistemi (dati mandria, dati clima, misurazioni aggiuntive sui capi, dati economici) e fornire una raccomandazione a utente o formulare una decisione basata sulla raccomandazione.

La tecnologia applicata all’allevamento, andando nel dettaglio, si traduce nella mungitura automatizzata (robot): sistemi localizzazione e attacco; sensori colore; sensori conducibilità elettrica; flussometri. Ma anche sull’ambiente di stabulazione con sensori per rilevare il microclima, l’illuminazione, i gas e le polveri. Altri sensori monitorano l’alimentazione animale: sensori in campo (satellite) per decisioni su tempi e modalità di raccolta e conservazione del cibo (insilamento e fienagione). C’è poi la parte relativa al benessere animale: localizzazione, movimento, respirazione, temperatura corporea e ingestione o ruminazione. Tutto questo rappresenta il futuro della produzione zootecnica che sarà caratterizzato da un equilibrio delicato tra aumento della domanda nei paesi in via di sviluppo e crescente domanda di sostenibilità dei paesi avanzati. Le scelte politiche, le strategie commerciali e gli investimenti in innovazione giocheranno un ruolo cruciale nel determinare come il settore si adatterà a questi cambiamenti e come contribuirà a un futuro alimentare sostenibile e accessibile a tutti.

Nell’incontro di oggi, Stefano Ansideri, Presidente di Umbriafiere, ha presentato, come detto, l’edizione numero 56 in programma a Bastia Umbra dal 28 al 30 marzo 2025. “La filiera vincente” sarà il fil-rouge di quella che ormai è la manifestazione di riferimento nel panorama fieristico del centro-sud.

Agriumbria è diventato polo nazionale di riferimento delle carni di qualità, anche grazie all’accordo con le principali associazioni di categoria, a partire da AIA. L’edizione 2025 potrà confermare le novità introdotte nella scorsa edizione che sono state una grande scommessa vinta: un nuovo spazio espositivo, un’area demo dedicata al settore Forestazione, uno spazio somministrazione curato insieme ad Associazione Italiana Allevatori. Sempre più ricca di contenuti, ma anche di richieste espositive con un incremento delle domande di partecipazione, già significative e superiori allo storico. Nel 2025 si riconfermano le mostre e le rassegne nazionali legate alle razze zootecniche, in un momento in cui il comparto sta attraversando una fase strutturale non felice. Confermato anche il forte legame con le istituzioni partner, come la Regione Umbria, presente alla conferenza di stampa di presentazione, e la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia.

Al contempo le due anime di Agriumbria sono sempre più rappresentate del legame con Federunacoma (meccanizzazione) ed AIA (zootecnia), a testimonianza della fondamentale valenza di entrambe i comparti all’interno del progetto fieristico e convinti della scelta strategica della “fiera di filiera”.

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