ROMA – La relazione del presidente Massimiliano Giansanti all’assemblea invernale di Confagricoltura.
Italia, Europa, Mondo: Le sfide dell’agricoltura.
Signore e Signori,
Rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee, illustri ospiti, cari colleghi,
è per me un onore e un privilegio accogliervi oggi in questa Assemblea Invernale di Confagricoltura, un appuntamento che rappresenta un momento cruciale per riflettere sulle sfide che il nostro settore è chiamato ad affrontare e sulle opportunità che possiamo e dobbiamo cogliere.
Un caloroso ringraziamento va alle autorità presenti, che con la loro partecipazione sottolineano l’importanza strategica del nostro settore. Rivolgo un particolare saluto ai rappresentanti del Governo, del Parlamento italiano ed europeo, alle autorità locali e a tutti i protagonisti del mondo economico e sociale che oggi arricchiscono il nostro dialogo con la loro esperienza e visione.
La vostra partecipazione non è solo un segno di attenzione verso Confagricoltura, ma una testimonianza concreta di come l’agricoltura sia il cuore pulsante del nostro tessuto economico e sociale, un pilastro che sostiene la nostra identità, la nostra economia e la nostra visione di futuro.
A tutti voi va il mio ringraziamento più sentito per il contributo che darete oggi a questo importante momento di confronto e progettualità. È con questo spirito che vi invito a iniziare i nostri lavori, con la consapevolezza che insieme possiamo affrontare le grandi sfide del nostro tempo e costruire un futuro all’altezza delle ambizioni che il nostro settore merita.
Siamo qui non solo per analizzare il presente, ma per immaginare il futuro dell’agricoltura italiana ed europea, in un contesto globale che ci chiama ad agire con determinazione e lungimiranza.
L’agricoltura non è solo un settore produttivo del Paese.
E’ la base della sicurezza alimentare, il fondamento della nostra economia, del nostro lavoro, e il cuore della sostenibilità ambientale. Più di tutto, è una questione di responsabilità: verso i nostri territori, verso le nostre imprese, verso i cittadini/consumatori, verso le generazioni future.
Il mondo sta cambiando rapidamente, e l’agricoltura si trova al centro di queste trasformazioni. Tre elementi, in particolare, stanno ridefinendo le nostre priorità.
- La geopolitica del cibo:
La guerra in Ucraina ed in Medio Oriente e la Crisi Asiatica hanno mostrato quanto siano vulnerabili le filiere agroalimentari globali. - Le tensioni commerciali:
Gli Stati Uniti, con le politiche protezionistiche annunciate dall’amministrazione Trump, potrebbero imporre dazi che penalizzerebbero l’agroalimentare europeo e il Made in Italy. Allo stesso tempo, l’accordo Mercosur e quello in itinere con la Thailandia rappresentano una minaccia per la competitività delle nostre aziende, con l’ingresso sul mercato di prodotti che non sempre rispettano gli stessi standard di sicurezza. - Il cambiamento climatico:
La desertificazione, le condizioni meteorologiche estreme, e la pressione sulle risorse idriche stanno trasformando il modo in cui produciamo cibo. Le nostre imprese agricole, già alle prese con margini ridotti e costi crescenti, devono affrontare anche l’urgenza di una transizione ecologica ed energetica che richiede investimenti significativi.
Gli effetti di queste avversità, in particolare quelli legati al cambiamento climatico, sono tra i principali responsabili delle flessioni produttive, specialmente nel settore delle coltivazioni.
Nel 2023, l’Istat ha registrato un calo del valore della produzione agricola nazionale del 4% per le coltivazioni.
Secondo le stime del Centro Studi di Confagricoltura, il valore delle produzioni vegetali nazionali si è ridotto di 1,2 miliardi di euro nel 2023 rispetto al 2022, segnando una flessione complessiva del 3,1%, in particolare si segnala una riduzione dei volumi di vino del -17,4% e di frutta del -11,2%.
Di fronte a queste sfide globali, è evidente la necessità di una strategia ed una visione comune di medio e lungo periodo
Quali obiettivi vogliamo raggiungere per l’agricoltura italiana ed europea?
Noi siamo Confagricoltura, vogliamo partire da una visione chiara e condivisa, per costruire un futuro solido per i nostri agricoltori e il nostro Paese.
Definire obiettivi è il primo passo per costruire una strategia efficace. Non possiamo limitarci a navigare a vista, reagendo alle crisi man mano che si presentano. Dobbiamo definire un quadro di riferimento ambizioso, che guidi ogni nostra azione e decisione. Abbiamo bisogno, quindi, di un Piano pluriennale europeo ed italiano.
- Produttività e competitività: L’agricoltura come motore economico
Il primo obiettivo è crescere, rafforzare la produttività e la competitività del settore agricolo.
In un contesto di mercati globali sempre più complessi e competitivi, dobbiamo garantire che le nostre aziende abbiano gli strumenti e le risorse per prosperare. La qualità, che da sempre contraddistingue le produzioni italiane ed europee, deve continuare a essere il nostro biglietto da visita. Ma qualità e tradizione devono andare di pari passo con innovazione ed efficienza.
Un’agricoltura competitiva crea valore aggiunto, genera posti di lavoro, sostiene l’economia e porta le eccellenze italiane ed europee sulle tavole di tutto il mondo.
- Garantire la sicurezza del cibo
L’aggressione russa all’Ucraina, la crisi in Medio Oriente, l’influenza crescente della Turchia e il ruolo strategico della Cina nello scacchiere internazionale, unite all’importanza di eventi come l’incontro a Kazan, in Russia, che ha visto la partecipazione di 24 Paesi tra cui Russia, Cina, Brasile, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Turchia, India, Sudafrica e altri, rappresentanti del 37% dell’economia mondiale contro il 29% del G7, evidenziano una verità fondamentale: la sicurezza alimentare non può più essere data per scontata.
Attualmente, l’Unione Europea importa una percentuale significativa di materie prime agricole strategiche, tra cui:
- Semi oleosi: il tasso di dipendenza dall’estero è del 40%, con un livello di autoapprovvigionamento di soia tra il 15-20%;
- Farine di semi oleosi: la dipendenza dall’estero è oltre del 40%, mentre quella specifica per la farina di soia si aggira intorno al 60%;
- Proteine vegetali: le importazioni hanno raggiunto ormai il 30% del consumo interno.
Se per i cereali nel loro complesso il tasso di autoapprovvigionamento supera il 100%, quello relativo al grano duro e al mais si attesta intorno all’80% per entrambe le produzioni.
Nel 2023 e nel 2024, le importazioni di grano duro nell’UE sono aumentate di circa il 30% rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il tasso di autoapprovvigionamento in molte filiere risulta decisamente basso ed è in peggioramento:
- Grano duro e olio d’oliva: il livello di autoapprovvigionamento si attesta poco sopra il 50% (dati ISMEA 2023). Il restante 50% delle importazioni di grano duro proviene principalmente dal Canada (29,1% del mercato), con distanza media dei fornitori di circa 4.120 km.
La Turchia, grazie a una modernizzazione produttiva, ha aumentato la resa nelle aree più fertili, passando dal 31° posto tra i Paesi esportatori di grano duro nel 2013 (106 milioni di dollari e 360mila tonnellate) al 14° posto nel 2023 (747 milioni di dollari e 1,8 milioni di tonnellate). L’Italia è il principale mercato di destinazione: le importazioni di grano duro turco sono cresciute dall’1,4% del totale nel 2020 al 13,6% nel 2023, segnando un cambio significativo nel mercato italiano.
Per l’olio d’oliva, la Spagna è il principale esportatore verso l’Italia, coprendo il 41,3% del mercato, con una distanza media dei fornitori di circa 1.218 km.
- Carne bovina e mais: il tasso di autoapprovvigionamento è ormai sceso intorno al 40% (dati ISMEA 2023). Il restante 60% delle importazioni è fortemente dipendente da fornitori esteri. Per il mais, l’Ucraina è il principale esportatore verso l’Italia, coprendo il 28,9% del mercato, con un rischio elevato per la stabilità delle forniture. Per i bovini vivi, l’85,4% delle importazioni proviene invece dalla Francia;
- Frumento tenero: il livello di autoapprovvigionamento è stabile intorno al 35% (dati ISMEA 2023). Il restante 65% delle importazioni proviene principalmente dall’Ungheria (24,7% del mercato), con una distanza media dei fornitori di circa 1.744 km.
Questa dipendenza espone le nostre filiere a rischi enormi, soprattutto in tempi di crisi geopolitiche e climatiche.
L’autosufficienza alimentare non significa chiusura verso il commercio internazionale, ma significa garantire che le nostre filiere siano resilienti, capaci di rispondere alle necessità interne e di resistere agli shock esterni. Significa investire nella produzione nazionale, sostenendo i nostri agricoltori e riducendo la dipendenza da importazioni critiche, rafforzando il nostro sistema industriale e il commercio organizzato.
- Sostenibilità ambientale: Un modello che guarda al futuro
L’agricoltura non può essere vista come parte di un problema per l’ambiente, noi siamo una soluzione.
I nostri agricoltori gestiscono la maggior parte del territorio europeo, e il loro lavoro ha un impatto diretto sulla salute dei suoli, delle risorse idriche e della biodiversità.
Confagricoltura sostiene una transizione verde ma con sano pragmatismo. Il precedente Green Deal, non prontamente aggiornato, rischia di compromettere la competitività dell’Unione Europea, favorendo i nostri principali concorrenti globali, come Cina e Stati Uniti, e Stati emergenti come Brasile ed India, che adottano politiche più flessibili e supportate da incentivi concreti.
La decarbonizzazione è una priorità, ma non può essere perseguita a discapito della capacità produttiva delle aziende agricole. Negli ultimi anni, alcune normative europee hanno contribuito a una riduzione della produzione agricola del 10%, ovvero ad una perdita di circa 43 miliardi di euro (secondo i dati Eurostat 2022, la PLV agricola dell’Unione Europea è stimata intorno a 430 miliardi di euro) in un momento in cui il contesto globale richiede un aumento per rispondere alla crescente domanda alimentare.
Confagricoltura promuove una transizione non ideologica, sostenuta da investimenti mirati e strategie funzionali alle esigenze del settore produttivo. È fondamentale bilanciare sostenibilità ambientale, economica e sociale, evitando di imporre oneri sproporzionati a cittadini e imprese.
Il 2024 ha rappresentato un anno cruciale per l’attuazione delle misure dedicate all’energia nel settore agricolo previste dal PNRR.
Si è concluso con successo il terzo bando per il Sud Italia per l’agrisolare, che ha coinvolto 20.000 aziende beneficiarie. Tutta l’attuazione della misura porterà all’installazione di 1,3 gigawatt di potenza.
Parallelamente, sono stati avviati i bandi per l’agrivoltaico e le comunità energetiche. Ci aspettiamo nei prossimi mesi ulteriori investimenti in energia rinnovabile per un totale di 3 gigawatt.
L’attuazione della misura sull’agrivoltaico innovativo, sperimentale nel contesto del PNRR, apre una riflessione sul futuro del fotovoltaico. Sarà fondamentale, da un lato, garantire il raggiungimento degli obiettivi sulle energie rinnovabili entro il 2030, offrendo agli agricoltori l’opportunità di investire per ridurre i costi di produzione e diversificare le attività; dall’altro, occorrerà trovare un equilibrio che assicuri la tutela e la continuità delle attività agricole.
È in corso anche il quinto bando per il biometano, che auspichiamo possa favorire la riconversione di numerosi impianti di biogas. E’ un anno importante, perché grazie al lavoro svolto abbiamo anche gettato le basi per permettere agli impianti che non potranno riconvertirsi di proseguire nella produzione di biogas elettrico
In questo contesto, i biocarburanti si configurano come una soluzione sostenibile e innovativa per supportare la transizione energetica. Essi rappresentano una fonte rinnovabile fondamentale per il futuro al fine di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e contrastare i cambiamenti climatici.
Sussiste un notevole margine di crescita per le materie prime agricole da utilizzare nei biocarburanti in particolare quelli derivati da proteoleaginose.
In Italia, nel 2021, il 14,1% dei biocarburanti sostenibili immessi in consumo è stato prodotto con materie prime di origine nazionale, dato in crescita rispetto al 13,3% dell’anno precedente. Questo conferma il potenziale di sviluppo di una filiera dei biocarburanti di origine nazionale, che può generare benefici diretti e indiretti per le filiere agricole e agroalimentari.
Il nostro obiettivo deve essere quello di valorizzare queste materie prime, incentivando la produzione nazionale e creando un ecosistema in grado di contribuire alla sostenibilità ambientale ed economica.
Siamo, inoltre, coscienti dei problemi relativi alle infrastrutture della rete elettrica ed gas naturale con le relative difficoltà di connessione. Siamo impegnati per far sì che possano essere realizzati tutti gli investimenti beneficiari delle misure del PNRR.
Un altro tema centrale per lo sviluppo del nostro Paese è rappresentato dalle aree interne, con un focus particolare sul turismo rurale, gli agriturismi, l’enogastronomia e le foreste. È un paradosso che un Paese come il nostro, coperto da oltre 11 milioni di ettari di bosco, pari al 38% della superficie nazionale, e riconosciuto globalmente per l’eccellenza nella trasformazione del legno per edilizia e arredo – simbolo del design Made in Italy – sia costretto a importare l’80% della materia prima necessaria per questa industria. Questo dato sottolinea l’urgenza di valorizzare le risorse interne attraverso strategie mirate, capaci di unire la tutela del territorio alla crescita economica.
Di fronte a tutte queste sfide, il Rapporto ASviS 2024 rappresenta un’importante fonte di orientamento, sottolineando l’urgenza di interventi coordinati per affrontare le criticità globali. Il rapporto rileva che solo il 17% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sarà raggiunto entro il 2030, mentre un terzo dei target mostra progressi insufficienti. Inoltre, evidenzia come il 72% dell’opinione pubblica mondiale sostenga la necessità di una transizione rapida verso le fonti di energia rinnovabile, riconoscendo in questa scelta non solo una risposta alle sfide climatiche, ma anche un’opportunità per stimolare investimenti e creare nuovi posti di lavoro.
- Innovazione e giovani: Costruire il futuro con le nuove generazioni
L’agricoltura deve diventare un settore più attrattivo per i giovani, un settore in cui si vedano opportunità di crescita personale e professionale.
L’innovazione tecnologica è la chiave per raggiungere questo obiettivo. Le tecnologie digitali, l’agricoltura di precisione e le biotecnologie possono trasformare radicalmente il modo in cui produciamo cibo, rendendolo più sicuro, sostenibile e redditizio.
Ma l’innovazione non può avvenire senza formazione. Confagricoltura sta investendo in percorsi di formazione per guidare il cambiamento. Riguardo ai giovani dobbiamo garantire che abbiano competenze, accesso al credito e alle risorse necessarie per avviare o modernizzare le loro imprese.
- Tutela degli agricoltori: Garantire dignità e protezione
Gli agricoltori assicurano ogni giorno la sicurezza alimentare, dobbiamo garantire loro un giusto reddito e tutelare il lavoro.
Dietro ogni prodotto agricolo ci sono persone: agricoltori, allevatori, imprenditori.
I dati sugli infortuni in agricoltura evidenziano un trend in diminuzione, nell’ultimo quinquennio disponibile (2018-2022) si registra un -22,4% di infortuni sul posto di lavoro.
Le nostre imprese sono quindi impegnate per garantire condizioni di lavoro sicuro, e dobbiamo continuare in questa direzione.
Gli ostacoli sono molti ed è nostro compito sostenere le aziende per superarle insieme.
Dobbiamo garantire che abbiano accesso a strumenti di protezione adeguati, come fondi mutualistici e nuovi modelli assicurativi, e che le politiche agricole riconoscano il valore sociale ed economico del loro contributo.
Una delle principali difficoltà che le imprese agricole oggi incontrano è quella di reperire lavoratori disponibili ed adeguatamente formati.
Negli ultimi anni è cresciuto rapidamente il numero dei lavoratori extra-comunitari, oggi rappresentano circa 1/3 della forza lavoro (circa 350.000 lavoratori). Dobbiamo quindi trovare soluzioni per consentire agli imprenditori di reperire in modo trasparente la forza lavoro.
Per questo, come Confagricoltura abbiamo attivato uno strumento “Confagrijob” per favorire la domanda ed offerta di manodopera nel mondo agricolo ed attivato programmi di formazione in loco in Nord Africa per creare delle professionalità da far entrare nel nostro Paese al di fuori del decreto flussi, così come previsto dal cosiddetto Decreto Cutro, da mettere a disposizione delle aziende.
Competition Plan: Lanciamo un piano per la competizione
Gli strumenti: dal pensiero all’azione
Lanciamo un Competition Plan, un’iniziativa strategica per ridefinire il futuro dell’agricoltura italiana e posizionarla come leader a livello globale. Questo piano non è solo una dichiarazione d’intenti, ma un vero e proprio programma d’azione che traduce le idee in risultati concreti.
Per trasformare l’agricoltura in un settore più produttivo, sostenibile e resiliente, dobbiamo adottare politiche, innovazioni e risorse che ci permettano di passare dal pensiero all’azione, dall’analisi alla concretezza.
Gli strumenti di cui disponiamo non solo devono essere adeguati, ma devono essere orientati a lungo termine, in grado di affrontare le sfide del presente e di anticipare quelle del futuro.
Il Competition Plan è il nostro impegno per guidare il settore agricolo verso una nuova fase di competitività, in cui ogni decisione e ogni azione contribuiscano a creare valore, tutelare il territorio e rafforzare la posizione del nostro Paese nei mercati internazionali.
Ecco le leve su cui dobbiamo agire per tradurre i nostri obiettivi in realtà.
- Politica Agricola Comune (PAC): Il cuore della strategia europea
La PAC rappresenta uno dei principali strumenti a supporto del settore agricolo, ma la sua incidenza sul PIL dell’Unione Europea è diminuita progressivamente, passando dallo 0,66% nel 1993 allo 0,33% nel 2023.
Tuttavia, come chiediamo da tempo, deve essere riformata per rispondere meglio alle sfide del presente e del futuro.
Quali trasformazioni sono necessarie?
- Orientamento strategico: la PAC deve passare da un approccio meramente redistributivo a uno realmente strategico, che premi chi investe in sostenibilità, innovazione e competitività.
- Sostegno flessibile: le politiche agricole devono adattarsi alle esigenze specifiche dei territori, riconoscendo le diversità climatiche, economiche e produttive all’interno dell’Unione Europea.
- Integrazione delle politiche ambientali: la PAC deve essere il motore della transizione ecologica, sostenendo pratiche agricole che tutelino il suolo, le risorse idriche e la biodiversità.
- Mentre si discute sulla distribuzione in Europa tra piccoli e grandi, si pone il tema di chi deve essere considerato agricoltore. A nostro avviso solo quelli vocati al mercato e con profilo fiscale attivo
- Gestione del rischio: Proteggere gli agricoltori dalle crisi
Il cambiamento climatico e la volatilità dei mercati rendono sempre più urgente la creazione di strumenti di gestione del rischio.
Non possiamo lasciare i nostri agricoltori soli di fronte a eventi imprevedibili.
Cosa serve?
- Fondi mutualistici: strumenti che consentano agli agricoltori di condividere i rischi economici legati a eventi climatici estremi o crisi di mercato.
- Modelli assicurativi avanzati: polizze innovative che coprano non solo le perdite produttive, ma anche i costi legati al ripristino delle attività.
- Interventi pubblici mirati: un quadro normativo europeo che sostenga i fondi di emergenza nazionali e garantisca risposte rapide in caso di crisi.
- Digitalizzazione e innovazione: Un’agricoltura connessa e resiliente
La tecnologia e l’intelligenza artificiale sono il nostro alleato più prezioso per affrontare le sfide del futuro. Dobbiamo accelerare la digitalizzazione del settore agricolo, garantendo che ogni impresa possa beneficiare delle innovazioni disponibili.
Priorità strategiche:
- Agricoltura di precisione: tecnologie innovative che ottimizzano l’uso di risorse come acqua, fertilizzanti e fitofarmaci, garantendo una riduzione dei costi e un minore impatto ambientale.
- Piattaforme digitali: strumenti integrati per connettere le aziende agricole con le filiere produttive e commerciali, migliorando tracciabilità, efficienza e capacità di pianificazione.
- Tecniche di evoluzione assistita (TEA): biotecnologie avanzate per sviluppare colture più resilienti e meglio adattate ai cambiamenti climatici.
- Nuove frontiere dell’agricoltura: il vertical farming, che consente di incrementare la produzione sia in termini di qualità che di quantità, richiede strategie mirate e investimenti adeguati per sbloccare il suo pieno potenziale.
- Politiche commerciali coerenti: Difendere il modello agricolo europeo
Il commercio internazionale è un’opportunità, ma anche una sfida. Gli accordi commerciali devono essere strumenti per aprire mercati, non per compromettere il nostro modello produttivo.
Quali azioni sono necessarie?
- Reciprocità degli standard: gli accordi come il Mercosur devono garantire che i prodotti importati rispettino gli stessi criteri di qualità, sicurezza alimentare e sostenibilità richiesti agli agricoltori europei.
- Tutela delle denominazioni d’origine: proteggere il Made in Italy e le altre eccellenze europee da imitazioni e contraffazioni nei mercati globali.
- Infrastrutture viarie, portuali e aeroportuali adeguate ad un settore performante e competitivo, integrato con un sistema di agromercati centralizzati, quale elemento caratterizzante di un sistema distributivo moderno.
- Investire nella ricerca e nello sviluppo: Costruire l’agricoltura del futuro
Non possiamo parlare di futuro senza mettere la ricerca al centro delle nostre politiche. Solo attraverso l’innovazione possiamo rendere l’agricoltura più efficiente, sostenibile e competitiva.
Le priorità per la ricerca agricola:
- Tecnologie per la sostenibilità: dallo sviluppo di colture resistenti alla siccità alla creazione di sistemi produttivi a basso impatto ambientale.
- Modelli predittivi: strumenti basati sull’intelligenza artificiale per prevedere i rischi climatici e ottimizzare la pianificazione agricola.
- Economia circolare: innovazioni che promuovano il riutilizzo dei sottoprodotti agricoli, riducendo sprechi e impatti ambientali.
Questi investimenti devono essere sostenuti da partenariati pubblico-privati, che uniscano le risorse e le competenze del settore pubblico con l’energia innovativa delle imprese private.
Conclusione
Un obiettivo trasversale: Un’agricoltura protagonista del cambiamento globale
L’agricoltura italiana ed europea non può limitarsi a rispondere alle necessità interne. In un mondo sempre più interconnesso, il nostro settore deve assumere un ruolo di leadership globale.
Dobbiamo essere protagonisti nel dibattito sulla sicurezza alimentare, promuovendo modelli di sviluppo sostenibili e aiutando i Paesi più vulnerabili a costruire filiere resilienti. Dobbiamo esportare il nostro know-how e le nostre tecnologie, contribuendo a costruire un sistema alimentare globale più giusto ed equo, avendo cura di coinvolgere tutti.
Signore e Signori, l’agricoltura è il cuore pulsante della nostra economia e della nostra società. Ma più di tutto, è la base della nostra speranza per un futuro migliore.
Come Confagricoltura siamo chiamati a guidare questa trasformazione. Non possiamo limitarci a rispondere alle sfide; dobbiamo anticiparle, trasformarle in opportunità e dimostrare che l’agricoltura è la soluzione, non il problema.
Con una visione chiara, strumenti adeguati e il coraggio di agire, possiamo costruire insieme un’agricoltura che sia competitiva, sostenibile e giusta.
Per Confagricoltura, per l’Italia, per l’Europa e per il mondo.
Vi ringrazio.