“Il Parlamento Europeo si è espresso su due aspetti fondamentali per il futuro dell’agricoltura comunitaria e nazionale – ha detto in una nota il coordinatore della Commissione Politiche agricole nazionale Dario Stefàno -: l’accordo raggiunto dai Capi di Stato e di Governo sul bilancio pluriennale europeo 2014-2020, e la riforma della Politica Agricola Comune (PAC). In merito al bilancio europeo di programmazione, il Parlamento respinge l’accordo raggiunto e dichiara di voler aprire un negoziato con il Consiglio Europeo, poiché non rispecchia le priorità e le preoccupazioni espresse dallo stesso Parlamento. Secondo gli eurodeputati questo accordo al ribasso, che vincola l’UE per i prossimi 7 anni, “non può essere accettato a meno che non siano adempiute certe condizioni essenziali, tra cui: l’obbligo di ripianare il buco nel bilancio europeo 2013, la flessibilità tra capitoli di spesa e tra esercizi, la revisione del bilancio a medio termine e la riscrittura delle priorità di spese, in particolare a favore della strategia ‘Horizon 2020’ per la ricerca e lo sviluppo”.
Fase dei triloghi – Riguardo alla PAC il Parlamento Europeo, a larga maggioranza, ha dato mandato negoziale alla Comagri per la fase dei triloghi con le altre istituzioni europee (Consiglio e Commissione) per portare a termine l’iter di riforma. Guardiamo con speranza alla fase negoziale che si aprirà l’11 aprile con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro il mese di giugno su tutti e quattro i dossier al centro della discussione: pagamenti diretti, sviluppo rurale, OCM unica e finanziamento e monitoraggio. Bene la conferma odierna del Parlamento all’impianto complessivo della riforma votata dalla Comagri il 23 e 24 febbraio. In questo scenario la Commissione presieduta dall’onorevole Paolo De Castro, ha ottenuto un accordo sulla riforma in modo da migliorarne l’impianto complessivo, renderla più flessibile e meno burocratica rispetto a quanto previsto dalla proposta della Commissione. Un esito che ci lascia ben sperare specie per l’ammorbidimento dei requisiti legati al pagamento “greening”, con l’esclusione delle colture permanenti dagli obblighi di diversificazione e focus ecologico, una modifica che salvaguarda le peculiarità dell’agricoltura mediterranea e pugliese, fortemente specializzata sulla coltivazione della vite e dell’olivo. Apprezziamo anche la linea del mandato negoziale approvato, riguardo ai giovani agricoltori, secondo il quale dovrebbero ottenere un 25% in più sui pagamenti, per un massimo di 100 ettari, mentre gli Stati membri dovrebbero essere liberi di utilizzare più fondi per sostenere i piccoli agricoltori. Infine condividiamo la necessità sottolineata dagli eurodeputati di una PAC meno burocratica e più equa per gli agricoltori, anche per aiutarli a far fronte a situazioni di crisi.