Segno positivo per la bilancia commerciale italiana degli oli di oliva e sansa, per il secondo anno consecutivo. Gli scambi con l’estero del 2012, secondo un’elaborazione Ismea sui dati Istat, si chiudono infatti con un surplus di 114 milioni di euro, dovuto a un minor esborso per le importazioni (-4,5%) accompagnato da un incremento del 2,5% del fatturato legato all’export.
I numeri delle importazioni – L’Italia ha acquistato olio dall’estero per circa 1,1 miliardi di euro a fronte di introiti che hanno superato 1,2 miliardi. Nei quantitativi scambiati le importazioni superano invece l’export per 183 mila tonnellate, un dato in riduzione del 18% rispetto al 2011. Nel complesso i volumi importati hanno sfiorato le 600 mila tonnellate, con una flessione del 4,2% maturata per lo più nel segmento dell’olio di oliva – che rappresenta il 93% del totale – , mentre per gli oli di sansa la flessione è stata del 3,4%. In particolare – sottolinea l’Ismea – sono diminuiti del 12% gli approvvigionamenti dalla Spagna (il primo fornitore dell’Italia), con le vendite di Madrid frenate prima dalle prospettive e poi dalle conferme di un forte calo produttivo per la nuova campagna olivicola.
Record per l’export – Quanto alle esportazioni, le 416 mila tonnellate spedite oltre frontiera segnano il nuovo record nazionale, facendo registrare una progressione del 3,5% sul base annua. Decisivo anche in questo caso il contributo dell’olio di oliva, in primis vergine ed extravergine, prodotti che insieme rappresentano il 70% delle vendite all’estero. Molto positiva la dinamica anche per il lampante, con volumi più che raddoppiati rispetto all’anno precedente.
I consumatori – Tra i paesi clienti, buona la performance negli Usa, con 133 mila tonnellate di olio esportate (+5,3% in quantità e +4% in valore), e in Germania, secondo paese acquirente, dove le spedizioni hanno raggiunto le 48 mila tonnellate con un aumento del 6,6% nei volume e del 3,2% nei corrispettivi monetari. In Giappone il balzo in avanti è addirittura del 24% per le quantità e del 20% per gli introiti, mentre tra i nuovi consumatori Cina e Russia fanno registrare un incremento dell’export di circa il 18% sia in volume che in valore.