La crisi continua a svuotare frigoriferi e dispense, e non lo fa da oggi. Secondo la Cia tra il 2008 e il 2012, cioè da quando è iniziata la fase recessiva dell’economia, le famiglie hanno ridotto il budget a disposizione per la spesa alimentare di oltre 12 miliardi di euro, al netto della dinamica dei prezzi. Un fenomeno progressivo che si è radicalizzato nell’ultimo anno, con le famiglie che si sono trovate a far fronte all’aumento esponenziale degli oneri fiscali mentre sono crollati ancora redditi e potere d’acquisto.
I numeri della crisi – Il 71 per cento delle famiglie con la crisi ha dovuto tagliare su cibo e sanità, “beni” primari, e che oggi più di 6 famiglie su dieci fanno la spesa nei discount pur di risparmiare -osserva la Cia-. Vuol dire che gli italiani si trovano in una condizione di sofferenza estrema, tale da ricordare i tempi di guerra. Lo dimostrano anche i dati Agea, che fotografano un aumento preoccupante degli indigenti, in crescita del 33 per cento tra il 2010 e il 2012.
Il biologico solo al discount – Ma anche chi non rinuncia a tendenze più di “nicchia” come il biologico, complice la crisi e le limitate disponibilità economiche, ora lo va a comprare dove costa di meno -evidenzia la Cia-. Così, se anche nel 2012 non frena l’ascesa incredibile del segmento “bio” (+7,3 per cento) a dispetto del calo dei consumi alimentari convenzionali (-3 per cento), cambia radicalmente la modalità d’acquisto, che si orienta sul “low-cost”: negli ultimi dodici mesi, infatti esplode la spesa “bio” nei discount, con un incremento record del 25,5 per cento, mentre i supermercati restano indietro a quota +5,5 per cento.