Con un convegno ricco di stimoli e di suggestioni, nonché di importanti indicazioni per il futuro del vino ma anche dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, si è svolto a San Quirico d’Orcia (Si), al centro di uno dei comprensori maggiormente vocati alla produzione vinicola d’Italia e d’Europa, il trentunesimo Congresso nazionale dell’Onav. Nel grande salone dello splendido Palazzo Chigi , oltre duecento Assaggiatori di Vino provenienti da tutta Italia (tra cui numerosi consiglieri nazionali) hanno ascoltato con grande partecipazione le riflessioni dei numerosi relatori chiamati a dare indicazioni e suggerimenti sull’argomento “Dove va il vino” che è per l’appunto il tema conduttore dell’annuale assise dell’Organizzazione che quest’anno si è svolta in contemporanea con la Convention dei delegati.
Convegno – Il convegno è stato aperto dal saluto del sindaco di San Quirico, Roberto Rappuoli, che ha tra l’altro proposto di dare vita ad un Concorso enologico sui vini prodotti con uva Sangiovese (suggerimento subito accolto, a nome dell’Onav, dal direttore generale Michele Alessandria che ha condotto l’intero convegno) e dagli interventi dell’assessore regionale all’agricoltura della Toscana, Gianni Salvadori e dell’assessore provinciale di Siena, Anna Maria Betti. Il benvenuto ai partecipanti è stato poi porto dal Delegato Onav di Siena, Alessandra Ruggi che, insieme al vice delegato Cristiano Pellegrini e ad un efficiente gruppo di giovani onavisti, ha curato, con straordinaria efficienza e grande capacità, tutti i dettagli organizzativi dell’evento. La parola è quindi passata agli oratori. Primo fra tutti il Presidente nazionale Onav. Prof. Giorgio Calabrese (foto a fianco) che, dopo un’introduzione di carattere etico al Congresso, è entrato decisamente nel tema dell’incontro, sottolineando prima il ruolo dell’Onav nell’educazione al bere responsabile (“per fare ciò bisogna avere buoni maestri e l’Onav è maestra”) e successivamente invitando a “credere nel vino” anche, e soprattutto, nel futuro per i benefici effetti che il suo consumo consapevole ha sulla salute e sullo spirito delle persone e perché è ormai chiaro non essere il responsabile di molti dei mali che comunemente gli si attribuiscono, primo fra tutti quello riguardante la sicurezza sulle nostre strade (“Come è possibile che sia il vino il responsabile di gran parte degli incidenti stradali, se il numero di questi ultimi non diminuisce, mentre è in forte calo quello del vino nel nostro paese?”).
Interventi – Dei più rilevanti problemi riguardanti la produzione vinicola italiana, la sua commercializzazione all’estero ed il suo consumo in Italia ha diffusamente trattato il giornalista ed esperto assaggiatore Daniele Cernilli (nella foto in basso all’atto di ricevere il Diploma di Maestro d’Onore dal Presidente Calabrese). Per quanto l’Italia sia il maggior esportatore di vino al mondo, manca al nostro paese – ha affermato Cernilli – una seria politica di promozione e informazione nei paesi importatori che accusa forti ritardi soprattutto nei confronti delle aree di consumo emergenti (caso clamoroso quello della Cina dove il vino italiano è il 3% del totale importato mentre la Francia è al 55%). In uno scenario nazionale che dovrà prima o poi razionalizzare il sistema delle Denominazioni d’Origine e quello delle proprietà produttrici oggi fortemente parcellizzate, l’Onav, sempre secondo Cernilli, può svolgere un ruolo determinante proponendosi come la più grande Wine Community del paese. La celebre produttrice toscana Donatella Cinelli Colombini, già presidente dell’associazione Donne del Vino ed a capo di una prestigiosa azienda tutta al femminile, ha puntato il dito sulla necessità di adeguarsi rapidamente ai sempre più frequenti mutamenti di “gusti” dei consumatori e di dare sempre maggior attenzione al ruolo delle donne, sia in ambito produttivo che in quello del consumo. Per il futuro ha poi ricordato come uno degli elementi di sviluppo da cui non si può più prescindere è quello del Turismo del Vino, in grado da solo di portare conoscenza e risorse al tutto il comparto.
L’Onav – Il Pro presidente nazionale Onav, Vito Intini (foto in alto, tra il presidente Calabrese ed il prof. Gerbi, durante il suo intervento) ha poi preso in esame l’attuale trend dei consumi pro-capite nei vari paesi del mondo (che oggi vedono Francia e Italia ai primi due posti) preconizzando che nel 2017 sarà probabilmente la Cina la prima in graduatoria mandando il nostro Paese al terzo posto, davanti a Stati Uniti e Spagna. Che cosa fare per il futuro? Puntare di più sull’identità tra produzione e territorio, sulla valorizzazione di Dop e Dogp e su quella dei vitigni autoctoni. In quest’ambito l’Onav avrà compiti importanti e impegnativi come la formazione di base degli Assaggiatori ma anche la creazione di figure professionali di alto livello con corsi di secondo e terzo livello. Infine dovrà sempre di più confermarsi come unico punto di riferimento delle ricerche e dell’attività scientifica svolta dalle Università. Sulla necessità di una sempre migliore formazione degli Assaggiatori ha anche insistito il prof, Vincenzo Gerbi, docente all’Università di Torino e Presidente del Comitato scientifico Onav, che ha proposto all’uditorio alcuni percorsi di tipo tecnico e tecnologico per il futuro: quello che riguarda l’espressione varietale dei vitigni, quello della naturalità della produzione (minor uso di solfiti, eliminazione di additivi, ecc.) e quello della trasparenza del linguaggio che deve saper anche usare termini tecnici attraverso la creazione di Protocolli di qualità che riguardino l’atteggiamento mentale di chi opera in viticoltura, la comunicazione e per l’appunto la formazione degli Assaggiatori. Infine la parola è andata ad Andrea Desana che, tra passato e futuro, ha presentato le iniziative in corso in questi mesi per ricordare degnamente il cinquantenario dell’istituzione delle Doc in Italia e la figura del padre, sen. Paolo Desana che della legge istitutiva delle Denominazioni d’Origine fu l’ispiratore e l’ideatore. Tra convegni e spettacoli teatrali, si segnala anche la pubblicazione di un volume, intitolato “I figli del territori” (Sagittario Editore), che riporta le principali tappe del percorso legislativo che portò alla legge 930, riflessioni sulla sua applicazione e una trentina di contributi di giornalisti e operatori del settore.