Il Creso – in Piemonte – ha organizzato un incontro tecnico presso il Centro di ricerca per la Frutticoltura di Manta. E’ stato fatto il punto sulla Psa, la batteriosi dell’actinidia, e forniti gli indirizzi di difesa per il periodo primaverile, con la presentazione dei risultati delle ricerche in corso.
PSA – La batteriosi dell’actinidia (Psa) è tutt’altro che risolta. Se l’andamento stagionale 2012, particolarmente caldo e con scarse precipitazioni, aveva illuso qualche operatore, il risveglio primaverile ci ha riportato alla cruda realtà. Sono comparsi gli inequivocabili sintomi (essudati mielosi bianchi dalle gemme e rossastri dai cordoni) in molti nuovi appezzamenti, a fianco di quelli già estirpati. Ma la malattia si estende anche in aree finora indenni, quali il Cavourese e non solo. Situazioni analoghe si stanno verificando nelle altre regioni dell’Italia settentrionale. In Nuova Zelanda la situazione appare, se possibile, peggiore. La varietà a polpa gialla Hort16A, più sensibile alla malattia, rischia l’estinzione. Gli ettari colpiti dalla Psa sono nell’ordine delle migliaia e la situazione è in continua evoluzione.
In Piemonte non si tratta di una recrudescenza della malattia – Più semplicemente il batterio ha continuato a lavorare per tutto il 2012 in una fase di latenza, pronto a manifestare i sintomi alla prima occasione favorevole. Preoccupa che questa progressione avvenga nonostante i frutticoltori non abbiano per niente abbassato la guardia. La profilassi autunnale e invernale è stata eseguita con scrupolo, con gli interventi consigliati dopo la raccolta e in fase di potatura. Il bilancio è pesante. Per dare un’idea, in Piemonte sono stati estirpati oltre 700 ettari di actinidia, la metà dei quali ancora in fase di allevamento. Il piano degli estirpi è stato sostenuto dalla Regione Piemonte, che – prima fra le Regioni italiane – ha messo a disposizione qualcosa come 4 milioni di Euro.
La ricerca, sia a livello internazionale sia locale, è partita tempestivamente – Nel 2011 La Regione Piemonte e la Fondazione CRT hanno finanziato un programma di attività svolte in collaborazione dal Servizio Fitosanitario, Agroinnova (Centro di competenza dell’Università di Torino) e il Creso. Buono il livello di integrazione con la ricerca svolta dalle altre Regioni, in particolare l’Emilia-Romagna. Sono stati fatti passi avanti importanti sulla conoscenza della biologia del patogeno, soprattutto su come/quando penetra nella pianta e sulla sua diffusione all’interno della pianta. Non sono stati finora scoperti rimedi miracolosi, anzi la ricerca ha sbugiardato chi propalava rimedi miracolosi, soprattutto per le proprie tasche. E’ un momento importante per fare il punto della situazione, spiegare tutto quello che si sa e trarre le indicazioni applicative.