Report Istat su agriturismo. Otranto Comune-polo agrituristico con la più alta dotazione di strutture

ROMA – Tra i Comuni-polo dell’agriturismo Otranto ha la più alta dotazione di strutture. Il dato emerge dall’ultimo report Istat sulle aziende agrituristiche in Italia.

Per l’identificazione del Comune-polo agrituristico, cioè il Comune più importante rispetto al fenomeno in oggetto per ognuna delle Regioni/Province autonome, sono stati presi in esame solo i Comuni nei quali, nel 2023, si sono registrati arrivi di agrituristi (la procedura utilizzata per l’identificazione del Comune-polo è descritta nella nota metodologica).

Gli indicatori utilizzati per l’identificazione dei Comuni-polo sono:1) dotazione strutturale (agriturismi-comune/agriturismi-regione); 2) specializzazione (agriturismi-comune/aziende agricole-comune); 3) attrattività (agrituristi-comune/agrituristi-regione);4) copertura territoriale della rete agrituristica (agriturismi-comune/superfice-comune); 5) ricettività (agrituristi-comune/agriturismi-comune); 6) propensione all’ospitalità (agriturismi-comune/abitanti-comune); 7) l’internazionalizzazione della domanda (agrituristi stranieri-comune/ agrituristi stranieri-regione).

Nel 2023, l’indice di ricettività nei 21 Comuni polo individuati è di 381 ospiti per struttura (173 a livello nazionale), complessivamente essi coprono una superfice di circa 1.200 km
2 (poco meno della superficie di Roma) e ospitano circa lo 0,3% della popolazione residente in Italia.

Rispetto alla Regione o alle Province autonome di appartenenza i Comuni-polo si connotano per le seguenti caratteristiche: Otranto è per la Puglia il Comune polo con la più alta dotazione di strutture agrituristiche (7,4%); Castelrotto/Kastelruth (BZ) presenta la maggiore specializzazione, con 43 aziende agrituristiche ogni 100 aziende agricole; Barolo (CU) è il Comune con la più alta densità di agriturismi, contando 211 aziende per 100 km²; Lazise (VR) è il più ricettivo, con 955 ospiti per struttura, e anche il più ospitale, con 456 agrituristi ogni 1.000 abitanti; Sorrento (NA) ha la clientela più internazionale, ospitando 185 agrituristi stranieri ogni 1.000 agrituristi stranieri presenti nella regione.

I Comuni polo con la maggiore attrattività rispetto alla Regione o alla Provincia autonoma di
riferimento sono: Assisi (PG), Lazise (VR), Levanto (SP), Montenero di Bisaccia (CB), Pianella (PE), Saint-Pierre (AO), San Gimignano (SI) e Sorrento (NA) e Arco (TN).

Sempre rispetto alla Regione o alla Provincia autonoma di appartenenza, i Comuni polo in cui è più significativo il contributo della densità – e quindi della rete delle aziende agrituristiche – sono: Barolo (CN), Ricadi (VV), Riposto (CT) e Rotondella (MT).

L’internazionalizzazione incide in misura maggiore nei Comuni di Duino-Aurisina (TS), Montefiore dell’Aso (AP) e Rivergaro (PC). La specializzazione è particolarmente rilevante per Bolsena (VT) e Otranto (LE), mentre l’importanza dell’ospitalità è più marcata Castiadas (SU).

A livello di macroarea, nei Comuni polo del Nord-ovest prevale una combinazione attrattività-densità-dotazione. In quelli del Nord-est l’internazionalizzazione, la dotazione e l’attrattività. In quelli del Centro, l’attrattività, l’internazionalizzazione e la specializzazione. Nel Sud è invece più rilevante il binomio attrattività-densità e, per finire, nelle Isole l’ospitalità e la densità.

In aumento il valore della produzione delle aziende agrituristiche

Nel 2023, il valore della produzione a prezzi correnti delle aziende agrituristiche
è di poco superiore a 1.871 milioni di euro. Rispetto al 2022, il valore del settore agrituristico aumenta del 15,4% e, rispetto al 2019, anno pre-Covid, l’aumento, sempre a prezzi correnti, è del 19,1%. Sembra quindi ormai completamente superata la forte flessione causata all’emergenza sanitaria.

Tra il 2004 e 2023, il valore della produzione a prezzi correnti cresce ad un tasso medio annuo dell’1,1%.

A livello di macroarea geografica, le aziende del Nord (43,8%) incidono per il 51,2% alla formazione del valore della produzione dell’intero settore agrituristico, quelle del Centro (36,7%) per il 36,5% e quelle del Mezzogiorno (19,5%) per il 12,3%.

La differenza tra la dotazione di strutture agrituristiche di ciascuna macroarea e la rispettiva incidenza sulla formazione del valore della produzione segnala il permanere di squilibri geografici significativi.

Il valore medio della produzione per agriturismo (valore economico / numero di aziende agrituristiche) nel 2023 supera i 71.600 euro (era poco più di 62.700 lo scorso anno) e sale a circa 84mila euro nel Nord, nel Centro è di poco meno di 71.300 euro e nel Mezzogiorno si aggira intono a 45mila euro.

Si consolida la rete dei comuni agrituristici

Oltre alla continua crescita del numero delle strutture agrituristiche, un altro aspetto che dà conto dell’importanza e del consolidamento di questo settore è sicuramente lo stretto “legame” tra queste aziende e i luoghi che li ospitano.

La territorializzazione delle strutture agrituristiche, infatti, può essere letta sia come un aspetto del radicamento di queste aziende (dati sulla densità) e sia in relazione alla diffusione dei Comuni agrituristici (Comuni con almeno un agriturismo).

Con riferimento al primo aspetto, nel 2023, rimane pressoché stabile la densità territoriale (strutture per 100 km2) sia nel complesso (circa nove aziende per 100 km2), sia per zone altimetriche, con al primo posto le aree collinari (poco meno di 11 aziende per 100 km2) seguite da quelle montane (8,2) e pianeggianti (5,5).

La Regione con la più alta densità di aziende agrituristiche è la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (46 strutture per 100 km2), seguita dalla Toscana (25,2 per 100 km2) e dall’Umbria (15,4 per 100 km2).

Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, il 63,7% Comuni ospita almeno una azienda agrituristica. La quota di questi Comuni sale all’85,7% se si considerano solo i Comuni del Centro, all’80,3% tra quelli del Nord-est e al 67,7% tra i Comuni delle Isole. Mentre sono il 57,4% e il 53,1% i Comuni del Sud e del Nord-ovest che ospitano almeno un’azienda agrituristica.

Sono invece poco più del 22% i Comuni che nel 2023 ospitano una sola azienda agrituristica. Quelli con un numero di strutture compreso tra due e 10 sono circa il 34,9% e, infine, i Comuni con almeno 100 strutture sono 10: i Comuni di Appiano sulla strada del vino/Eppan an der Weinstraße (BZ), Caldaro sulla strada del vino/Kaltern an der Weinstraße (BZ), Castelrotto/Kastelruth (BZ), Cortona (AR), Grosseto (GR), Manciano (GR), Montalcino (SI), Montepulciano (SI), San Gimignano (SI) e Noto (SR).

Dotazione comunale di strutture e fragilità territoriale

La rilevanza economica del settore agrituristico si intreccia con la dimensione socio-culturale e paesaggistica dei luoghi che, per molti versi, contribuiscono al successo di queste aziende. In tal senso, quindi, la tutela del patrimonio naturalistico diventa un fattore di fondamentale importanza.

Ponendosi in un’ottica esplorativa, è interessante incrociare i dati sulla distribuzione comunale delle aziende agrituristiche con l’Indice sintetico di Fragilità Comunale (IFC) 2021 che “disegna” l’esposizione di un territorio ai rischi di origine naturale e antropica e a condizioni di criticità connesse con le principali caratteristiche demo-sociali della popolazione e del sistema economico-produttivo.

I Comuni che si posizionano nel 1° e 2° decile (fragilità minima e fragilità molto bassa) ospitano il 40,7% delle aziende agrituristiche, mentre sono solo il 5,5% quelle ospitate nel 9° e 10° decile (fragilità molto alta e fragilità massima).

Nel leggere questo dato, tuttavia, è necessario tenere presente che il 90,5% dei Comuni a “fragilità minima” sono nel Nord, il 7,5% nel Centro e solo il 2% nel Meridione. Ne consegue che nel Nord il 78,6% delle aziende agrituristiche si localizza in Comuni a bassa fragilità (1° decile). Questa percentuale scende al 20,5% per le strutture del Centro e non raggiunge l’1% per quelle del Mezzogiorno. Si conferma quindi la tradizionale e problematica divisione Nord-Sud del Paese, con le strutture agrituristiche del Mezzogiorno che operano in territori a forte fragilità.

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