ROMA – Un buon accordo commerciale deve essere basato su una meticolosa analisi di impatto e deve garantire l’assoluta reciprocità tra le parti in un’ottica di equa competitività.
Il Mercosur attualmente non va in questa direzione, anzi sull’agroalimentare europeo appare squilibrato, colpendo alcuni settori sensibili come il comparto delle carni. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in audizione sul tema davanti alla Commissione Agricoltura della Camera.
“La questione principale sull’accordo Ue-Mercosur rimane la differenza negli standard di produzione, sicurezza alimentare e ambientale, tutela dei lavoratori e benessere animale -ha detto Fini- con la prevedibile concorrenza sleale che ne deriverebbe una volta liberalizzato l’82% dell’import agricolo da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay”.
Per il presidente di Cia, “se è vero che dall’accordo possono derivare alcune opportunità su diversi prodotti chiave italiani, come vino, liquori, formaggi, ortofrutticoli freschi e sulla protezione delle indicazioni geografiche, dall’altro il rischio per i prodotti sensibili, come carni, zucchero e cereali, insieme al fatto che l’Italia è importatore netto rispetto al Mercosur, ci portano a ribadire la nostra preoccupazione e a chiedere una più attenta valutazione”.
L’accordo prevede, infatti, la concessione da parte dell’Ue dell’aumento dei contingenti tariffari per le carni bovine (99.000 tonnellate), pollame (180.000 tonnellate) e carni suine (25.000 tonnellate). E poi zucchero (190.000 tonnellate), etanolo (650.000 tonnellate), riso (60.000 tonnellate) e miele (45.000 tonnellate), tutti settori altamente vulnerabili alle perturbazioni del mercato.
“In ogni caso, se ci sarà un’ampia condivisione tra gli Stati membri e si procederà con la ratifica dell’accordo Mercosur – ha aggiunto Fini – lotteremo affinché la Commissione intervenga per assicurare una reale reciprocità, così come l’aumento della competitività interna dei settori più sensibili. Non chiediamo ‘aiuti a pioggia’ a compensare eventuali perdite per i settori più colpiti, ma politiche mirate e di sviluppo a sostegno dei produttori europei”.
Senza dimenticare la promozione. “Sarebbe davvero un controsenso tagliare i fondi Ue su questo capitolo -ha concluso il presidente Cia- quando invece è necessario favorire la promozione sui nuovi mercati e informare meglio il consumatore sul valore dell’acquisto del prodotto europeo”.