ASTI – Il mondo del vino è a un bivio, stretto tra tradizione e innovazione, sfide commerciali e cambiamenti culturali.
Se ne è discusso durante il convegno dal titolo “Il vino tra tradizione e nuove frontiere”, organizzato dalla Confagricoltura di Asti, in collaborazione con Interpatent (studio di consulenza in proprietà intellettuale), presso l’azienda Tenuta La Romana di Nizza Monferrato.
Tra gli argomenti trattati durante la giornata, quello che ha creato più “audience” è stato sicuramente quello relativo al “vino dealcolato”. Un nuovo modo di concepire il prodotto “vino” che negli ultimi tempi ha creato parecchie polemiche tra le frange più tradizionaliste del comparto, ma che può sviluppare un mercato interessante: il mercato dei dealcolati nel mondo oggi vale 2,6 miliardi di dollari ma fra cinque anni la cifra salirà a 4 miliardi.
Il convegno, moderato dalla giornalista Roberta Favrin, è stato aperto dai saluti istituzionali delle autorità presenti in sala: l’On. Marcello Coppo, parlamentare astigiano, il presidente della Camera di Commercio Alessandria – Asti Gian Paolo Coscia e il sindaco di Nizza Monferrato Simone Nosenzo, in veste anche di vicepresidente della Provincia di Asti. Presenti anche i consiglieri regionali Debora Biglia e Fabio Carosso.
E’ intervenuto ina apertura Luca Brondelli di Brondello, Vicepresidente di Confagricoltura: “Il comparto vitivinicolo sta attraversando un momento di profonda incertezza, in primis a causa dello spettro dei dazi americani. Ma molto di più in seguito alla proposta da parte dell’Unione Europea di inserire avvertenze sanitarie sulle bottiglie di vino (come sui pacchetti di sigarette), per sensibilizzare i consumatori sui rischi legati al consumo di alcol.
Un provvedimento che metterebbe a rischio la tenuta delle nostre imprese con ricadute negative sulle vendite. Sono contento che oggi si parli di dealcolato, che rappresenterà sempre una nicchia di mercato (in prospettiva l’1% del mercato mondiale), ma su cui occorre fornire delucidazioni. Appare evidente che si affianca ma non si sostituisce assolutamente al vino tradizionale”.
L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento di Palma Esposito, referente per le produzioni vitivinicole di Confagricoltura, che ha esposto la normativa, esprimendo anche il punto di vista della Confederazione, in seguito all’introduzione, lo scorso 20 dicembre del decreto che consente anche in Italia la produzione di vino dealcolato o parzialmente dealcolato.
“Confagricoltura ha appreso in maniera positiva la promulgazione del nuovo decreto legge sia perché l’Unione europea aveva già autorizzato il dealcolato nel 2021 con la riforma della Pac e quindi la produzione era già decollata in altri paesi, sia perché riteniamo che il vino dealcolato possa essere un elemento complementare in grado di arricchire la gamma dei prodotti presenti all’interno di un’azienda vitivinicola”, afferma Esposito, che poi precisa:
“Tra i punti fermi c’è il divieto di produrre vini Doc, Docg e Igp in versione zero alcol o a bassa gradazione, regola che invece la Francia sta rivedendo con un’apertura per le denominazioni Igp. Tra tecnologie costose, vincoli procedurali e logistici da rispettare, l’investimento è oneroso e permangono ancora molti dubbi sulle caratteristiche organolettiche del prodotto”.
L’incontro è stato arricchito dall’intervista a Pia Bosca, CEO della Bosca spa, che si definisce una pioniera di questo settore. “Sono ormai anni che la nostra azienda produce vino senza alcol o a bassa gradazione (no e low alcol), anche se non abbiamo mai potuto denominarlo ‘vino’. Siamo quindi favorevoli a questo cambiamento per fare in modo che anche la produzione e la commercializzazione italiana si possa allineare a tutto il resto del mondo. Siamo altresì consapevoli che il vino dealcolato non toglierà assolutamente mercato ai produttori di vino tradizionale”.
Alberto Furno, consulente marchi di Interpatent, ha poi approfondito molti aspetti, non solo legislativi, su design e identità del marchio, affermando l’importanza di utilizzare il marchio di impresa per tutelare i produttori da eventuali contraffazioni. “Si stima che ogni anno si perdano circa 3 miliardi di euro di fatturato a causa di prodotti contraffatti. E anche il mondo del vino non fa eccezione”, ha affermato Furno.
Fabio Piccoli, giornalista della rivista specializzata Winemeridian, si è infine concentrato invece sulle prospettive generali del mercato del vino e di come sia cambiato l’approccio alle bevande alcoliche soprattutto da parte delle giovani generazioni.
Ha concluso l’evento un assaggio di vini completamente alcol free servito a più di 100 curiosi ospiti, a cuora dell’enologo Mario Redoglia.
“Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo incontro che ha offerto numerosi spunti di riflessione”, ha affermato Mariagrazia Baravalle, direttore di Asti Agricoltura.
“Confagricoltura ha una visione laica del fenomeno ed è convinta del fatto che all’interno del comparto possano coesistere varie anime: quella primaria del vino tradizionale e quella parallela e contenuta del vino dealcolato. Il nostro impegno è quello sostenere e tutelare tutti” e avvisa “La condizione fondamentale per ottenere un buon vino dealcolato rimane comunque partire da un vino di qualità, quindi sgombriamo il campo dal pensare che possa servire a svuotare le cantine da vino di cattiva qualità”.
Per il presidente di Asti Agricoltura, Gabriele Baldi: “E’ difficile coinvolgere nella produzione di vino dealcolato le piccole medie imprese agricole del territorio astigiano, caratterizzate da basse produzioni all’ettaro e da vini a denominazione di origine, ma ci tengo a sottolineare che il nostro impegno è massimo affinchè tutte possano conoscere le dinamiche dei mercati ed attrezzarsi al meglio, non solo in termini tecnici, per poterle affrontare”.
Presenti e sponsor dell’iniziativa Vason Group, azienda dell’industria enologica che produce macchinari e tecnologie per la dealcolazione, e Pampirio Assicurazioni: entrambi a disposizione delle aziende per qualsiasi tipo di consulenza.