Dazi Usa. Vicenza tra le 22 province più a rischio per l’export

VICENZA – Nella guerra dei dazi 22 province sono più a rischio per l’export, perché il valore delle esportazioni è pari a oltre la metà del Pil e a volte lo supera. Tra queste c’è Vicenza, dove il valore dell’export è pari al 60% dell’attività produttiva locale. I dati sono di un’analisi condotta dalla società di consulenza Prometeia per il Sole 24 Ore.

Un’analisi condivisa da Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza: “Ci preoccupa molto questa trade war, perché è una corsa al rialzo e avrà conseguenze importanti per l’imprenditoria agricola nel breve e lungo periodo – dice -. Questa guerra tariffaria non uccide le persone, ma ucciderà le aziende agricole, perché se perdiamo le nostre eccellenze sarà difficilissimo recuperare. E sappiamo che ci sono già filiere complete pronte a sbarcare in Italia dall’estero, per occupare i posti lasciati vuoti sul mercato. Non sta a noi sindacare quale sia la politica migliore da adottare, ma se si andasse verso un inasprimento delle tariffe commerciali tutta la nostra economia sarebbe a rischio e sarebbe indispensabile mettere in piedi una rete di salvataggio per le imprese”.

Oltre al fronte Usa dei dazi, gli agricoltori vicentini sono in apprensione anche per il fronte riguardante Russia e Bielorussia, nei confronti dei quali l’Unione Europea ha annunciato l’imposizione di tariffe sui fertilizzanti. “È una questione che ci tocca molto da vicino – spiega –, perché avrà un effetto immediato sui costi immediati delle materie prime a cui dovranno far fronte gli agricoltori. E sarà un brutto colpo per il settore dei seminativi, dai cereali come mais e frumento. Ricordo che senza foraggi, che sono l’alimentazione principale delle vacche da latte e altri animali, non avremmo l’Asiago e il Grana Padano. E che quindi intere filiere rischiano di andare a rotoli. La storia recente ci insegna cosa accade in situazioni come quella attuale: nel 2014, a seguito dell’invasione russa in Crimea, l’Europa impose dazi contro la Russia e questa rispose con l’embargo sulla frutta. Molte aziende persero intere campagne di raccolta e chiusero definitivamente i battenti”.

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