Parmigiano Reggiano, varato il piano produttivo. 3.250.000 forme nel 2014

I produttori di Parmigiano Reggiano imboccano decisamente la via del governo della produzione, legando più saldamente il lavoro degli allevamenti e dei caseifici – e conseguentemente i redditi – alle dinamiche di mercato. Dall’Assemblea del Consorzio di tutela è infatti venuto il via a quei piani produttivi – e più precisamente Piani di regolazione dell’offerta, già sperimentati in passato su base volontaria e in assenza di una legislazione di riferimento – ai quali ha spalancato le porte la stessa Unione Europea con l’approvazione del “Pacchetto latte” che, anche in vista della fine del regime delle quote che scatterà a fine marzo, proprio per i prodotti Dop ha previsto la possibilità – in deroga alle norme antitrust – di stabilire norme specifiche per il governo della crescita produttiva.

Grande risultato – “E’ un risultato che riteniamo fondamentale per avviare un nuovo corso nella filiera del Parmigiano Reggiano”, sottolinea il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai. “Da una parte, infatti – ha proseguito Alai – abbiamo uno strumento decisivo ai fini di una gestione della produzione che eviti le storiche e grandi oscillazioni che hanno contrassegnato la storia del prodotto, determinando una instabilità delle quotazioni e pesantissime crisi che sono insopportabili economicamente, nemiche dei redditi e di quegli investimenti che si possono effettuare solo sulla base di previsioni di mercato attendibili e che abbiano a fondamento proprio i flussi produttivi; dall’altra, i produttori di  latte per  Parmigiano Reggiano, e non solo i caseifici, assumono un ruolo e una responsabilità centrale ai fini della determinazione del proprio futuro”. “I piani approvati – prosegue Alai – parlano, peraltro, di governo della crescita, e non di riduzioni dei flussi dietro le quali si potrebbero nascondere intenti speculativi: al contrario, l’obiettivo è crescere ordinatamente per dare maggiore stabilità ai redditi e punti di riferimento più precisi anche ai consumatori, spesso disorientati di fronte ad oscillazioni di prezzo – determinate proprio da eccessi o da drastici cali produttivi – che il nostro prodotto rischia di pagare in termini di fedeltà e costanza d’acquisto”. E così come non si parla di riduzioni, allo stesso modo non si parla di “sanzioni”: “gli eccessi produttivi – spiega Alai – faranno scattare graduali contribuzioni aggiuntive, e queste risorse straordinarie saranno unicamente utilizzate come investimenti a sostegno del mercato interno e, ancor più, della penetrazione e del rafforzamento delle posizioni sui mercati esteri, consentendo di aggiungere altri elementi di stabilità per il comparto”.

Parola d’ordine: crescita – Crescita, dunque, e così sarà, visto che la produzione presa a riferimento per determinare i quantitativi di produzione per il 2014 è quella del 2010, con correttivi e integrazioni  (legati proprio all’andamento di mercato e ad un export che continua a crescere a ritmi superiori al 6%) che portano la soglia a 3.250.000 forme. Circa un 8% in più, in sostanza, proprio rispetto al 2010 (3.018.260 forme), 20.000 forme in più rispetto al 2011 (3.231.915), una leggera flessione rispetto al 2012 (3.307.221) e un dato sostanziale allineamento a quella che potrebbe essere il saldo 2013, dopo un primo semestre all’insegna della flessione (- 1,99% la produzione gennaio-giugno) e i mesi estivi caratterizzati da una leggera ripresa (+ 0,85% a luglio e + 1,7% in agosto su base mensile).
L’elemento di novità, in ogni caso, è rappresentato dal fatto che il punto di riferimento non saranno le forme, ma i quantitativi di latte che confluiscono nei caseifici. “Un meccanismo semplice – afferma il direttore generale del Consorzio, Riccardo Deserti – che non richiede alcuna traduzione in base alle rese latte/formaggio: essendo gli allevatori il punto nodale di tutto il sistema, l’unità di misura è proprio quella con la quale abitualmente si relazionano, e su questo elemento si stabilisce anche una sostanziale differenza rispetto alla gestione di altre Dop”. Proprio ai produttori passa ora la parola. Dopo le decisioni assembleari- assunte pressoché all’unanimità dai caseifici del Parmigiano Reggiano, i 3.500 allevatori che conferiscono il latte dovranno apporre la firma a sottoscrizione individuale di questo impegno,  cui effetti si avranno al raggiungimento dei due terzi dei consensi. “Non si tratta solo di un esercizio di democrazia sostanziale – conclude il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – ma di rispetto profondo delle attività degli allevatori, chiamati a dare il semaforo verde a quella che si configura come un’autentica rivoluzione a sostegno e tutela della crescita e della stabilità dei redditi”.

Informazione pubblicitaria