Alimentazione 2050: necessari più cereali (+45%) e carne (+85%)

“Come quando si trattava di contenere l’inflazione, l’agricoltura sta contribuendo in proprio a supportare in modo importante l’economia del Paese e la sostenibilità delle famiglie italiane” Lo ha ribadito Il presidente della Cia Emilia Romagna, Antonio Dosi -confermato presidente dell’organizzazione – nel corso della VI assemblea che si è tenuta a Bologna il 31 gennaio e che ha avuto come tema di fondo l’approvvigionamento alimentare per i prossimi anni. Tant’è che nel contesto dell’assise si è svolta una tavola rotonda a cui ha partecipato Piero Conforti della Fao che ha evidenziato come con  l’incremento atteso della popolazione (secondo le previsioni delle Nazioni Unite, nel 2050 la popola¬zione globale dovrebbe superare i nove miliardi di individui, localizzati perlopiù nei paesi che occupano i gradini più bassi della scala del reddito pro capite),  “la dinamica dei consumi mostra che la domanda di prodotti agricoli di base continue¬rà ad aumentare significativamente nei prossimi decenni”. La previsione è che, al 2050 la domanda di cereali cresca del 45% rispetto al volume attuale e che quella di carni e semi oleosi aumenti di quasi l’80%. Dosi, confermato alla presidenza dell’organizzazione, nel suo intervento ha sottolineato che nessun comparto della società e nessun settore produttivo può pensare di far “tutto da solo”.  “L’unirsi, le aggregazioni, il fare squadra sono una necessità come settore economico, come Paese e addirittura in ambito di Unione Europea – ha sottolineato -. Serve una ‘cabina di regia’ dell’economia nei  vari livelli istituzionali (Stato e Regioni) e per la sua valenza produttiva, sociale, di tutela del territorio, di valorizzazione del buon ‘made in Italy’ dove in tale tavolo di concertazione l’agricoltura ci deve assolutamente essere”.

La funzione economica del settore agricolo – Fare agricoltura da sempre significa produrre gli alimenti necessari al sostentamento del genere umano e in questo momento il sentimento comune sta evolvendo verso una maggior coscienza di tale ruolo che svolgono gli imprenditori agricoli . “Il nostro compito è valorizzare al massimo questa rinnovata percezione, nelle occasioni che si presenteranno a breve (Expo 2015) e nella migliore e più utile applicazione possibile della Politica agricola comunitaria 2014/2020”,  ha proseguito Dosi. Proporre, applicare e soprattutto dar valore ad un ruolo più esteso del settore, come la produzione di energia non impattante, la custodia, manutenzione e tutela del territorio, alla valorizzazione  e promozione del paesaggio, la sicurezza alimentare devono, per il presidente Cia “agire in sinergia con altri comparti economici come il turismo, i beni culturali, l’industria agroalimentare, a seconda dei casi, ma tutto subordinato a un patto molto chiaro con gli altri partner economici, con la distribuzione, con le istituzioni e con i cittadini, ovvero l’equa ripartizione del reddito lungo la filiera e quindi la possibilità per gli agricoltori di ricavare il reddito necessario alla sostenibilità, al miglioramento e alla innovazione delle proprie imprese”.

I rapporti con le istituzioni – La semplificazione burocratica è una richiesta della Cia portata avanti da tempo  e  con forza, con vari mezzi.  “La sensibilità espressa negli intenti e nelle prime norme emanate non hanno però finora prodotto un tangibile risultato per le imprese e per i cittadini. Occorrerà incalzare ulteriormente le Istituzioni su questi temi – ha precisato Dosi – a partire dalla gestione amministrativa nella imminente applicazione del nuovo Piano regionale di sviluppo rurale per il quale chiediamo un nuovo metodo di approccio più snello per la presentazione delle domande e per le istruttorie”.
Il ruolo della rappresentanza in agricoltura La Confederazione è sicuramente l’organizzazione agricola di rappresentanza generale che per prima e più assiduamente ha individuato fra i suoi obiettivi quello dell’unità. “Ora la società comincia a comprendere il valore di questa scelta, la stessa classe politica comincia a comprenderne la ‘convenienza’ – ha detto ancora Dosi- tant’è che nell’ultimo anno è nato il coordinamento tra alcune associazioni e le centrali cooperative chiamato Agrinsieme.

Il futuro – L’agricoltura italiana e quella emiliano romagnola in particolare si caratterizzano per la grande quantità di prodotti a marchio di denominazione e indicazione. “E’ un patrimonio che rappresenta la nostra arma più forte nella competizione sui mercati da quelli locali a quelli più lontani – ha ricordato il presidente della Confederazione –  e dobbiamo difenderla pretendendo ulteriori passi in avanti nelle norme a difesa della trasparenza delle etichette, delle denominazioni, della istintività. Credo sia opportuno anche affrontare il tema della ‘modernizzazione’ del settore. Modernizzazione ‘forzata dall’anagrafe’ per quanto riguarda il ricambio generazionale per il quale abbiamo già presentato una serie di proposte legislative e che dovremo integrare con norme applicative riguardo la rendicontazione in termini di tempi e risultati nei ‘primi insediamenti’di giovani, modernizzazione in termini di impiantistica e meccanizzazione  per raggiungere obiettivi più qualificati in ambito di sicurezza, efficienza e risparmio nei costi, modernizzazione in ambito di innovazione di prodotto, di processo e miglioramento varietale, obiettivi  – ha concluso Dosi – che portano con sé il tema del rilancio della ricerca, dei nuovi investimenti che servono come pure della diversa utilizzazione di risorse che attualmente sono disperse in mille rivoli”. All’incontro, moderato dal giornalista Franco Poggianti, hanno partecipato inoltre Giovanni Monti, presidente di Legacoop Emilia Romagna e Cinzia Pagni, vice presidente Cia nazionale e Tiberio Rabboni, assessore Agricoltura Emilia Romagna.
 
I NUMERI DELLA CIA EMILIA ROMAGNA – La Cia Emilia Romagna associa 24.000 imprese, coinvolge 60 mila addetti e crea una Produzione lorda vendibile di oltre 833 milioni di euro.  La Cia Emilia Romagna associa in tutta la regione 24.000 imprese e coinvolge oltre 60 mila addetti.  Nelle 10 sedi provinciali e nei numerosi uffici territoriali  lavorano 412 addetti  che si occupano dei servizi fiscali e tecnici, nonché di fornire assistenza attraverso il patronato Inac, Istituto nazionale assistenza coltivatori. Gli associati alla Confederazione producono una Plv complessiva  di oltre 833 milioni di euro. La Cia è articolata in istituti e organismi di rappresentanza: Agia (Associazione giovani imprenditori agricoli), cioè gli ‘under 40’ della Cia, Donne in Campo, ovvero la rappresentanza della imprenditrici agricole e l’Associazione pensionati (Anp). Inoltre è attivo Turismo Verde, l’istituto di agriturismo (https://www.turismoverde-emiliaromagna-cia.it/it/) , il portale La spesa in campagna, per chi vuole fare acquisti direttamente in azienda (https://www.laspesaincampagna-emiliaromagna-cia.it/), il web magazine (www.agrimpresaonline.it) , Anabio (l’associazione degli agricoltori biologici) nonché organismi che si occupano di energie alternative, rinnovabili e agroforestali. Infine la Cia è dotata di un efficiente Centro di assistenza fiscale, un Caa (Centro assistenza agricola),  la società di credito Asi, e Servizi energetici, società che si occupa  e da assistenza alle imprese che intendono di energie investire nel campo delle energie rinnovabili.

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