Sviluppo filiera caprina nazionale, ampliamento della gamma di prodotti funzionali a base di latte di capra garantiti al consumatore “100% da latte italiano”, di “alta qualità” e validazione delle proprietà medico nutrizionali del latte di capra, attraverso il contributo scientifico degli esperti del CRA.
Questi sono in sintesi gli obiettivi del primo – e finora unico nel suo genere – protocollo di collaborazione definito tra la Amalattea SpA, primo player nazionale nel settore della trasformazione e commercializzazione di latte di capra e derivati con una quota di mercato del 68% ed un fatturato annuo in costante crescita, ed il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA), l’ente italiano che fa ricerca dal seme alla stalla alla tavola, con sedi operanti su tutto il territorio nazionale. Ad un consumatore che guarda con sempre più interesse al latte di capra quale valida alternativa al latte vaccino, mondo produttivo e ricerca rispondono insieme, garantendo qualità, sicurezza e sostenibilità lungo tutta la filiera.
Soddisfazione – Grande soddisfazione è stata espressa da Maurizio Sperati amministratore delegato di Amalattea che, con Giuseppe Alonzo, presidente del CRA, e Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo (che ha intrapreso una partnership industriale e societaria con Amalattea), dialoga alla tavola rotonda del meeting “LATTE DI CAPRA: UN PATTO PER LO SVILUPPO” nella sede CRA di via Nazionale a Roma. Questo accordo ambisce ad avviare un processo epocale di sviluppo della filiera caprina in Italia grazie a giuste sinergie, programmi condivisi e le migliori risorse messe in campo con l’obiettivo di stimolare la produttività del primario, valorizzare il latte di capra, promuovere i prodotti da questo derivati sul mercato nazionale ed internazionale. “E’ un importante risultato – dichiara Sperati – che consentirà di focalizzare e mettere a punto strategie di ricerca comuni per imprenditori-allevatori che perseguono gli stessi interessi e che, facendo rete, potranno essere attori di filiera e raggiungere ambiziosi traguardi in termini di produttività, redditività e alta qualità della materia prima rispondendo alle richieste dell’industria”. Da questo patto per lo sviluppo della filiera caprina escono rafforzati i legami tra allevamento e trasformazione e tra trasformazione e consumatore, che sono alla base del successo dei prodotti sul mercato nello spazio e nel tempo, oltre ad essere un segnale importante di ripresa sia economica che occupazionale del primario in questo periodo ancora segnato da una crisi profonda e diffusa. “E’ un grande segnale di sfida per gli altri Paesi Europei, Francia e Olanda in particolare, nei confronti dei quali l’Italia deve colmare un gap enorme causato da una storica arretratezza culturale e normativa e tornare a competere alla pari” sottolinea ancora Sperati “Secondo le stime Assolatte in Italia si producono circa 115 mln litri di latte di capra, contro i 657 della Francia, i 540 della Spagna, i 402 della Grecia e i 190 dell’Olanda. Dobbiamo tornare a produrre materia prima e recenti osservazioni economiche rilanciano l’allevamento caprino come una attività redditizia di sicura attrazione per molti giovani allevatori che vogliono fare impresa in un settore innovativo”.
Alonzo (CRA) – Altrettanta soddisfazione è stata espressa dal presidente CRA, prof. Giuseppe Alonzo “E’ davvero un risultato molto positivo – commenta – per la ricerca, per le imprese e per il Paese. Ed è la dimostrazione che insieme si possono vincere tante partite decisive: dalla crisi economica alla competitività sui mercati nazionali ed esteri al rilancio di territori marginali per cui la filiera del latte di capra può rappresentare il volano decisivo per uno sviluppo sostenibile”. Entra nel merito il direttore del Dipartimento di Biologia e Produzioni Animali CRA, dott. Riccardo Aleandri “L’intero progetto si basa sulla creazione, presso la struttura del CRA-ZOE a Foggia, di un grande allevamento nucleo di oltre 1000 capre, dove verrà reso operativo un nuovo progetto genetico ideato e supervisionato dal CRA-PCM che costituirà il volano per il rafforzamento e l’ ammodernamento della produzione nazionale del latte di capra. E’ una sfida ambiziosa, ma realistica che si ritiene possa andare a regime in un quinquennio con un appropriato investimento iniziale, i cui ritorni per l’ intera filiera saranno tali da renderlo sicuramente vantaggioso ed efficace". Il protocollo d’intesa prevede la definizione di un documento tecnico nel quale verranno specificate le azioni necessarie, i tempi operativi, le persone coinvolte ed i costi relativi per la realizzazione di ciascun allevamento pilota nelle sedi CRA opportunamente individuate. Ciò consentirà di definire linee comuni d’azione su tutti i dossier di maggiore interesse, come ad esempio la ricerca di base sugli aspetti qualitativi, funzionali e innovativi del latte di capra; la divulgazione delle proprietà medico nutrizionali del latte di capra e suoi derivati; la selezione genetica di razze di capra idonee delle esigenze industriali di Amalattea; il miglioramento delle tecniche di allevamento intensivo; la generazione di animali da rimonta certificati da utilizzare come start up di nuovi allevamenti in ogni regione italiana; la garanzia per l’allevatore e per il mercato di un rapporto qualità/prezzo del latte di capra ben definito e remunerativo; la messa a punto di strategie concordate per l’acquisizione dei necessari mezzi finanziari di natura agevolata a supporto degli investimenti programmati.