Che sia per business, o semplicemente per assicurarsi un buen ritiro da sogno, o magari per entrambe le cose insieme, fatto sta che, negli ultimi anni, sono aumentate le proprietà vinicole più o meno grandi, più o meno prestigiose finite nelle mani di investitori stranieri: realtà diverse, con attività di impresa già avviate e brand blasonati, o semplicemente proprietà storiche e di pregio, immerse tra i vigneti e magari con una piccola cantina per produrre vino “per sé e per gli amici”. Ultimo caso, e forse uno dei più eclatanti, quello di Vignamaggio, nel Chianti Classico, costruita dalla famiglia Gherardini, la famiglia di “Monna Lisa”, intorno al 1300, acquistata da un gruppo di imprenditori sudafricani. L’elenco potrebbe essere lunghissimo, con tanti capitali di singoli imprenditori, di fondi di investimento o di cordate di Usa, Inghilterra, Russia, Germania, Cina, Belgio, Panama, Hong Kong, Francia e da altri Paesi
ancora, che hanno fatto shopping, negli anni, nei territori più prestigiosi del vino italiano, protagonista a
Vinitaly, in programma a Verona dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com).
Cosa cercano – Ma cosa cerca, in realtà, chi investe in tenute e vigneti? Sono più importanti, per esempio, la grandezza della vigna e il suo prestigio, il marchio del vino, la storia dell’azienda, o le strutture immobiliari che ne fanno parte? “Come prima cosa va detto che l’interesse degli acquirenti stranieri per gli immobili di lusso in Italia, negli ultimi anni – spiega Andrea Polo, direttore comunicazione Gruppo Immobiliare.it, la più grande realtà del mercato immobiliare in Italia – è cresciuto in maniera importante. A questo hanno contribuito anche fattori esterni; in primis la pesante tassazione che ha colpito questa particolare nicchia di mercato, causando un aumento dell’offerta e una conseguente riduzione dei prezzi. Dal 2009 ad oggi la percentuale degli stranieri, sul totale degli acquirenti di immobili di lusso in Italia è cresciuta di quasi il 24%, arrivando ormai a rappresentare ben oltre l’11% dell’insieme complessivo. Concentrandoci sugli investimenti immobiliari stranieri in zone vinicole italiane di pregio, va fatta una prima distinzione fra chi compra per trascorrere in quelle aree una sorta di vacanza e chi, invece, decide di cambiare vita o farne cominciare una nuova fase avviando in Italia un’attività economica. I primi cercano immobili comunque grandi, ma non giganteschi e,
se decidono di fare i “viticoltori”, prediligono le offerte che includono terreno con vigneti (o oliveti) già
avviati; il fatto che il terreno sia promiscuo all’unità immobiliare principale non è una richiesta considerata imprescindibile”.
Si cambia vita – “Chi invece sceglie il nostro Paese per cambiare vita, e magari investire i risparmi della propria liquidazione – aggiunge Polo – si orienta tanto su piccole aziende già avviate quanto su casali di pregio che possano essere trasformati in realtà agrituristiche. In questo caso le metrature richieste sono ovviamente più ampie e anche la clientela verso cui si orienteranno sarà principalmente estera. I terreni qui diventano importanti, ma ancora una volta non è necessario siano promiscui al corpo principale dell’immobile. È la volontà (e capacità) di investimento economico che determina la scelta verso un vigneto già attivo o uno da impiantare o, magari, riconvertire”. Quanto alle zone preferite, sottolinea Polo, “è evidente che la nazionalità dell’acquirente spinga verso una regione precisa. Gli inglesi, e non è certo una sorpresa, sono stati fra i primi a fare questo genere di investimento e la loro area preferita è la Toscana, chiaramente con il Chianti in prima linea. Ma i sudditi della Regina Elisabetta stanno scoprendo zone diverse e hanno iniziato a investire anche in altre regioni, cominciando dalla vicina Umbria. I tedeschi, da sempre amanti del Nord Italia, soprattutto della zona dei laghi e della Valpolicella, hanno dimostrato un interesse crescente anche per il Salento che, negli ultimi
anni, ha comunque visto crescere del 23% le ricerche di immobili di lusso da parte di acquirenti non residenti in Italia, mentre i cittadini francesi prediligono le aree vinicole del levante ligure. Fra tutte le aree legate ai vini italiani, però, un posto d’onore spetta al Conero marchigiano. Nell’ultimo triennio le ricerche di immobili di lusso in questa area sono aumentate di oltre il 30%”.
Appeal toscano – Se questo è il quadro generale, però, tra le regioni più gettonate, saldamente in testa, rimane la Toscana, come spiega Alessandro Pescini, private advisor di Santandrea Luxury Houses, divisione specializzata del gruppo Gabetti. “C’è chi vuole comprare come investimento professionale e chi per “balocco”, ma in generale la tendenza è cercare di mettere insieme le cose. Insomma, una sorta di buen retiro dove c’è già un attività (o i presupposti per metterla in piedi, come strutture immobiliari già divise in più appartamenti), legata non solo alla produzione di vino, ma anche alla ricettività o all’enoturismo, in grado di mantenersi autonomamente, a livello economico. Chi compra cerca strutture dall’architettura tipica dei territori. Con immobili possibilmente già ristrutturati, anche se non è dirimente. In vendita c’è un po’ di tutto, realtà più piccole e più grandi, più o meno blasonate, diciamo che per chi ha liquidità è un ottimo momento per fare buoni affari. In Toscana, in particolare, va registrato un forte interesse per la zona di Bolgheri, impensabile fino a qualche anno fa, e per la Maremma. Altra regione vinicola importante, e fortemente richiesta negli ultimi tempi, poi, è la Puglia, in particolare la zona del Salento”.