“Vinitaly nasce qui nasce qui e il panorama internazionale del vino viene rappresentato in questa vetrina che è unica, perché il Veneto rappresenta una solida produzione viticolo enologico di qualità, fatta di quasi 80 mila ettari di vigneto, di 28 mila azienda agricole, di 9 milioni di ettolitri di vino, circa la metà dei quali sono sono ad DOC e DOCG. Penso sia fondamentale l’aiuto del ministro dell’agricoltura, affinché il tema conduttore di Expo 2015, “Nutriamo il pianeta”, identifichi, questa fiera, questa realtà, come l’unica a rappresentare l’agroalimentare per l’Italia nel mondo. Lo dico perché abbiamo titolo per farlo, abbiamo i numeri, e abbiamo bisogno che ci sia comunque un battesimo autorevole”. Il presidente della Regione del Veneto ha esordito con queste parole intervenendo questa mattina all’inaugurazione di Vinitaly.
Preoccupazione – “Abbiamo grosse preoccupazioni rispetto a quello che avverrà dal primo gennaio 2016 – ha aggiunto – quando spariranno i diritti di ,reimpianto e si passerà alle autorizzazioni: abbiamo necessità di avere chiarezza, di capire quali saranno e ome le nuove regole e quale sarà l’impatto nazionale delle nuove superfici. Non è una disquisizione da tecnici, perché queste sono cose concrete che si traducono nel successo o nell’insuccesso della nostra vitivinicoltura”. Secondo un’indagine di Coldiretti per andare dalla campagna al mercato ci sono circa 70 provvedimenti e 20 enti da incrociare. “E’ giunta l’ora di mettere in piedi il registro unico dei controlli – ha Zaia – e fare in modo che la sburocratizzazione sia effettivamente reale. I nostri produttori non sono meno bravi di quelli francesi e hanno capito come si esporta; il problema è che l’ufficio complicazione affari semplici del nostro Paese blocca i prodotti in azienda e da lì non li fa uscire”.
Meno burocrazia – “La partita della sburocratizzazione è irrinunciabile. E se in Francia hanno realizzato 80 codici, in Italia ce ne sono solo 8 e l’ultimo, quello agricolo, l’ho presentato da ministro. Penso che si possa partire da quel punto: l’agricoltura può dare un grande segnale su fronte della sburocratizzazione e fare in modo che i controllori che entrano nelle nostre aziende agricole siano coordinati tra loro, non rifacendo le domande già fatte da quelli che sono passati prima. Da ministro dell’agricoltura dicevo al Corpo Forestale: piuttosto che rincorrere pensionati nei vigneti durante la vendemmia, occupatevi dei veri delinquenti. I risultati si sono visti. Io penso che la vera strada sia proprio quella della contraffazione, delle grandi adulterazioni, di far guerra all’italian sounding, ma non di complicare la vita a chi lavora”.
“Se dobbiamo definire bene quello che accadrà dall’1 gennaio 2016, dobbiamo anche continuare a batter i pugni in Europa: la vicenda del Wine kit ce l’ha insegnato. Non la considero chiusa, perché nella stampa internazionale, soprattutto in Paesi del Nord Europa, continuano ad accarezzare l’idea che con un po’ di polvere magica e acqua si possa realizzare del buon vino. Noi lì dobbiamo fare il presidio. Dobbiamo difendere l’identità, abbiamo capito che dietro una bottiglia di vino nei mercati intrenazionali, in un momento come questo dove l’offerto è eguale alla domanda, si privilegia il vino che vende il territorio, il binomio prodotto – territorio. A livello internazionale – ha concluso il governatore del Veneto – coinvolgendo il presidente del Consiglio e il ministro degli esteri, si potrebbe chiedere infine che la diplomazia commerciale che dovremmo avere sia sempre più tale, e sia meno occupata in feste, tartine e party che non portano a casa nulla”.