La convocazione del ‘tavolo nitrati’ per il 5 agosto a Roma, da parte dei ministri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, e l’incontro dell’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Fava tenutosi a Bruxelles sull’argomento, riportano in primo piano la questione della direttiva nitrati. Lo evidenzia Confagricoltura ricordando che, nonostante le diverse sollecitazioni relative ai problemi applicativi della Direttiva ed alla necessità di aggiornare le zone vulnerabili, ancora non si riesce a giungere ad una efficace strategia, sia a livello europeo, sia nazionale. Sul fronte interno, per Confagricoltura, assumono carattere prioritario l’emanazione del decreto di modifica del DM effluenti e lo studio previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 5 maggio 2011, che dovrà individuare i processi di contaminazione delle risorse idriche da nitrati, anche sulla base del ruolo effettivo sull’inquinamento delle acque esercitato dalle diverse sorgenti di contaminazione (compresa quella civile che, fino ad ora, è stata sottovalutata, ai fini dell’aggiornamento delle aree vulnerabili).
Confagricoltura ricorda pure che la nuova stesura del decreto, diretto a modificare il DM 7 aprile 2006 sull’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e delle acque reflue non solo non risolve alcune problematiche che erano state poste all’attenzione dei Ministeri competenti, ma introduce alcune ulteriori criticità sia sugli adempimenti amministrativi che nella gestione del digestato. Ad avviso di Confagricoltura, a livello comunitario, a fronte di una legislazione sui nitrati oramai datata, si impone un approccio integrato degli interventi che, nel rispetto della tutela dell’ambiente, non devono ostacolare lo sviluppo della zootecnica italiana e non devono limitarne la sua competitività nel contesto internazionale, con le conseguenti pesanti ripercussioni negative riguardo la produzione agricola, l’occupazione e la tutela del territorio.
Zootecnia – A tal proposito Confagricoltura ricorda che il settore zootecnico, ed in particolare quello suinicolo, non ha mai beneficiato di nessun aiuto per coprire i costi per il benessere animale o per rispettare la direttiva nitrati o le emissioni, o per le valutazioni di impatto ambientale. Infine l’Organizzazione degli imprenditori agricoli sollecita una definizione del quadro normativo e degli interventi rapido: “Non c’è più tempo da perdere se non si vuole continuare ad assistere all’abbandono delle attività zootecniche ed al conseguente forte ridimensionamento del settore”.