L’agricoltore italiano perde un giorno su quattro per assolvere le pratiche e gli adempimenti burocratici. Prima di poter commercializzare un litro di latte, deve superare 7 step normativi e mettere in conto uscite per la gestione aziendale di ben 21 mila euro l’anno. Ancora oggi una pratica di subentro in azienda agricola, da genitore a figlio, genera un faldone di 22 kg di carta alto 80 centimetri, accumulato in un “pellegrinaggio” che tra i vari uffici coinvolti dura quasi due anni. La stessa pratica, eseguita nei Paesi virtuosi del Nord Europa, si risolve con la stampa di tre mail di posta elettronica certificata. Sono solo due esempi del “peso” della burocrazia che ogni anno costa oltre 26 miliardi alle piccole e medie imprese, prima di tutto quelle agricole. Non a caso, i produttori italiani indicano tra le maggiori difficoltà proprio l’eccessivo appesantimento degli obblighi normativi e la pressione della fiscalità. A cui si aggiunge un problema strutturale legato all’organizzazione commerciale del prodotto e a una distribuzione del valore non equa all’interno delle filiere. Da questa premessa prende forma il progetto della Cia-Agricoltori Italiani che oggi, dalla sua Assemblea nazionale che si è svolta oggi a Roma all’Auditorium Conciliazione, lancia i “Network dei Valori”.
La proposta della Cia Bisogna creare accordi sinergici ben codificati tra l’agricoltura, l’artigianato, il commercio, la logistica e gli enti locali per costruire un percorso virtuoso intorno alle produzioni agroalimentari. Una sorta di patto per dare vita a “Reti d’impresa territoriali” capaci di mettere in trasparenza l’intero processo che porta i prodotti agricoli e alimentari di quel luogo dal campo al consumatore. Con un codice di tracciabilità “ad hoc”, da apporre sul packaging dei cibi, a certificazione e garanzia del processo avvenuto all’interno di un accordo di “Network”.
«Il progetto è ambizioso – sottolinea il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino alla presenza dei ministri Poletti e Martina intervenuti all’Assemblea-. Ma è una strada che bisogna percorrere perché porterebbe benefici a tutti i comparti coinvolti: non solo quello produttivo, ma anche quello della logistica e del commercio fino ad arrivare ai consumatori”. In questo senso, continua Scanavino «la tragedia del terremoto che ha colpito il Centro Italia può rappresentare il banco di prova per iniziare il percorso dei ‘Network dei Valori’ proprio dai territori feriti dal sisma, per dare impulso alla ripresa delle attività economiche e sostenere la commercializzazione delle produzioni tipiche e locali».
Risparmio e burocrazia Da una prima proiezione della fattibilità del progetto, con i “Network dei Valori” secondo la Cia si potrebbero risparmiare circa 18 miliardi di euro. «Più di 800 mila aziende agroalimentari italiane – conclude il presidente della Cia – chiedono sostanzialmente questo: ovvero un netto abbattimento del peso burocratico, facendo leva su un sistema maggiormente fiduciario tra imprenditori e istituzioni e su reti semplici, snelle e dirette tra i vari componenti di ogni filiera».