Nel libro, pubblicato da Edizioni Effigi, Andrea Cappelli ricostruisce la storia della Tenuta Col d’Orcia, tra i più grandi produttori di Brunello di Montalcino. Il conte Francesco Marone Cinzano è l’erede di una tradizione familiare di attività legate al mondo del vino, che egli vuole continuare, facendo della vitivinicoltura d’altissima qualità una scelta di vita. Cinzano è infatti un nome molto celebre nella storia vitivinicola e industriale piemontese e italiana, essendo stata una famiglia produttrice di vino che, per quasi cinque secoli, ha dato gran lustro al territorio in cui è nata e poi si è sviluppata e ramificata, con un’impronta d’innovazione e internazionalizzazione davvero fuori dal comune per l’epoca in cui è stata intrapresa. L’avventura a Montalcino inizia nel 1973 con l’acquisto da parte del conte Alberto Marone Cinzano della Tenuta Col d’Orcia di ben 580 ettari, già produttore storico di Brunello fin dagli anni Venti, la cui grande intuizione – forte di un’esperienza familiare che affonda le radici nel Cinquecento – fu che il futuro sarebbe stato dei grandi vini di qualità e da invecchiamento. Dal 1992 il timone è nelle mani del figlio Francesco, che negli ultimi vent’anni ha accresciuto gli ettari vitati fino agli attuali 142, di cui 106 a Brunello, conseguendo nel 2013 un altro ambizioso traguardo: Col d’Orcia diviene la più grande azienda biologica certificata della Toscana. In poco più di vent’anni d’intensa attività, Francesco Marone Cinzano ha sicuramente concretizzato la grande intuizione del padre, facendo di Col d’Orcia il terzo produttore di Brunello di Montalcino.
Col d’Orcia. Una storia secolare di Brunello
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