«Qualità, innovazione, sviluppo intelligente e sostenibile delle aree rurali. Nelle parole che scandiscono il tema di questa conferenza ci sono gli obiettivi di fondo del settore primario. Se sapremo scegliere coralmente questa direzione non solo potremo definitivamente chiudere la pagina durissima della crisi, ma sancire l’avvio di una vera fase di rilancio». Con queste parole l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha aperto i lavori della terza conferenza regionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, in programma oggi e domani a Lucca, presso il Real Collegio.
Via ai lavori Davanti a un pubblico rappresentativo di tutte le componenti del settore primario e di quello agroalimentare, tecnici, operatori, imprenditori, amministratori, parti sociali, l’assessore ha aperto la discussione indicando le sfide di fondo che attendono l’agricoltura toscana e proponendo alcune possibili strade per affrontarle. «La nostra agricoltura – ha proseguito – sta uscendo, gradualmente ma stabilmente dal tunnel della crisi. I dati dell’ultimo triennio ci dicono che tornano a crescere stabilmente valore aggiunto, export, occupati. Ma il contesto ambientale e economico non consente di abbassare affatto la guardia: pensiamo alla macro-questione dei cambiamenti climatici, pensiamo, sotto il profilo economico all’estrema instabilità dei mercati».
Spazi rurali «Per quanto riguarda il primo aspetto – ha detto ancora Remaschi – occorre ripensare e rivedere la presenza dell’uomo e del coltivare nei nostri spazi rurali: la maggior parte del nostro territorio è costituita da terreni agricoli e foreste che hanno una forte influenza sul paesaggio e la tenuta idrogeologica, pertanto l’agricoltura è e deve restare un interlocutore privilegiato nella difesa dell’ambiente. La sfida delle nostre politiche deve essere quella di favorire gli agricoltori nel presidio delle risorse naturali del territorio, considerando i territori rurali non solo come luoghi di produzione agricola, anche come luoghi dell’abitare, del turismo e come luoghi per fare impresa e lavorare in maniera competitiva e remunerativa».
«Per far fronte, e siamo agli scenari economici, all’accresciuta competizione internazionale – ha aggiunto l’assessore Remaschi – e alle continue tensioni finanziarie sui mercati, i nostri produttori non possono che centrare tutto il loro sforzo intorno a una parola: qualità. La parola qualità con tutte le declinazioni possibili, trasparenza, sostenibilità, peculiarità paesaggistica, è la chiave che può permetterci di tenere dritta la barra delle nostre produzioni anche in un contesto di fibrillazioni continue. I settori di eccellenza della nostra agricoltura, penso alla viticoltura, con i loro exploit anche in tempi di crisi hanno consentito all’intero settore di tenere. E’ questa la strada da seguire: ci sono spazi significativi per altre filiere (penso a quella dell’olio), ci sono prospettive di rilancio per s ettori decisivi (come il vivaismo) e ci sono potenzialità anche per altre produzioni a patto che consolidino il nesso vincente con la nostra terra: Toscana è, e deve continuare a essere il primo valore aggiunto della nostra agricoltura. E dunque avanti con le esperienze di qualità (siamo arrivati a contare 89 fra Dop e Igp) con la valorizzazione delle origini toscane (penso alle quasi 900 varietà vegetali e animali autoctone censite) e anche con tutte quelle azioni innovatrici che possano andare in questa direzione».
In questo intervento di apertura l’assessore ha anche insistito sul ruolo della politica e in particolare sulle relazioni con l’Unione europea. “Di fronte a mercati complessi servono certezze nelle risorse finanziarie. Per questo nella conferenza dedicheremo attenzione a scadenza che apparentemente sembrano lontane ma che in realtà sono alle porte. La PAC 2020 non è così distante nel tempo come potrebbe sembrare ( di fatto si è già aperta in questi mesi la fase di consultazione). E’ necessario che le risorse impegnate sin qui vengano mantenute sia per il futuro del comparto economico agricolo sia per la prosperità delle aree rurali. Ci sono poi alcuni elementi su cui dovremo discutere a fondo: ad esempio, se alcuni criteri di ripartizione delle risorse finanziarie dovessero dipendere principalmente dalla Sau, la Superficie agr icola utile, Toscana e Italia potrebbero essere penalizzate. Questo è un punto da portare all’attenzione generale, visto il parterre di interlocutori con cui potremo confrontarci».
Remaschi ha infine evidenziato come la richiesta della Toscana di adeguati fondi europei sia legittimata dalla sua capacità di spesa: a distanza di meno di due anni dall’avvio della programmazione 2014-2020 del Programma di sviluppo rurale, sono stati già stanziati due terzi della dotazione finanziaria prevista per i sette anni: 624 milioni su 962.