L’agricoltura biologica ottiene sempre più apprezzamenti da parte dei consumatori, eppure in Italia la moltiplicazione delle sementi secondo il metodo bio interessa appena il 4% dell’intera superfice sementiera nazionale. Le motivazioni sono da ricercare nel sistema derogatorio previsto dall’attuale impianto normativo che permette l’utilizzo di sementi ottenute con tecnica convenzionale anche nell’agricoltura biologica. Stando ai dati ufficiale pubblicati dal Crea-DC, nel 2016 sono state concesse 59.852 deroghe a fronte di 63.810 richieste, quasi il 94%.
Il paradosso «Ci troviamo di fronte a un autentico paradosso se pensiamo che per definizione i prodotti agricoli sono ottenuti a partire dai semi – ha dichiarato Giuseppe Carli, Presidente di Assosementi -. Non deve meravigliare quindi che nel comparto sementiero il metodo biologico non decolli, poiché l’ampio ricorso allo strumento delle deroghe disincentiva gli investimenti del settore. Le aziende si trovano a dover operare in un contesto incerto, in cui gli sforzi economici, necessari ad ottenere un prodotto con le caratteristiche desiderate, sono a rischio di mancata remunerazione per via della possibilità che la domanda potenziale di sementi bio ha di ricorrere a queste deroghe».
Le norme non cambieranno «Purtroppo – ha proseguito Carli – l’impianto normativo attuale è stato confermato anche per il futuro, anche se il nuovo regolamento, che dovrebbe entrare in vigore dal 2020, introduce alcuni strumenti positivi, come ad esempio le banche dati comuni sulle disponibilità di sementi ‘bio’ che potrebbero favorire un abbandono anticipato di questo sistema, almeno per alcune specie».
«Sono inoltre auspicabili incentivi ai programmi di ricerca e sperimentazione dedicati a questo segmento – ha concluso Carli -, in grado di supportare l’industria sementiera nel contribuire significativamente allo sviluppo del biologico in Italia».