Mancano poche settimane a un appuntamento che per il settore suinicolo nazionale è ormai divenuto irrinunciabile. Stiamo parlando della Giornata della Suinicoltura, evento organizzato da Expo Consulting srl di Bologna, in calendario per il 28 febbraio 2018 a Bologna, a partire dalle ore 9, presso il Centro Congressi di Fico Eataly World, il più grande Parco agroalimentare del mondo.
Il titolo della Giornata esprime al meglio l’attualità di uno dei temi più cogenti: “Benessere animale. Un’alleanza con il consumatore, una sfida per la competitività”.
L’argomento è stato sviscerato con Giancarlo Belluzzi, medico veterinario, esperto di sicurezza alimentare, che anche in questa occasione, come nelle precedenti edizioni della Giornata della Suinicoltura, rivestirà il ruolo di moderatore nel corso degli interventi che si susseguiranno ad opera dei più qualificati relatori che animeranno l’evento.
«L’Unione europea – sottolinea Belluzzi – ha sempre tenuto in considerazione il tema del benessere animale fin dal suo Trattato iniziale e in ogni caso, dal 2006, ha accentuato il suo Piano strategico per ottenere un’applicazione uniforme della legislazione nazionale dei singoli Stati a tutela del bestiame allevato. A questo bisogna aggiungere un altro aspetto molto importante, rappresentato dal fatto che quando si parla di benessere occorre considerare non solo la stabulazione, bensì il trasporto, la macellazione e persino il ricovero degli animali negli allevamenti sperimentali»
Inoltre è a suo giudizio la grande opportunità che il benessere animale offre agli allevatori per valorizzare-riscattare la loro immagine nei confronti del consumatore?
«Partiamo dall’assunto – spiega Belluzzi – che il valore attuale del bestiame allevato in Europa si aggira intorno ai 200 miliardi di euro l’anno; consideriamo che questo valore viene poi moltiplicato nell’ambito della catena produttiva. Se questo processo avviene con metodi ineccepibili, rispettosi del benessere animale, quello che arriverà sulla tavola del consumatore sarà un prodotto di sicura qualità che garantirà al produttore corretto un meritato guadagno. A tutto questo va aggiunto il valore, decisamente incalcolabile, rappresentato dalla sicurezza degli alimenti come prerequisito richiesto dal mercato, spesso però associato solo alla sicurezza sanitaria e alla salubrità del prodotto finale. Non dimentichiamo infatti che il benessere animale è un elemento non trascurabile nella catena produttiva animale, in quanto un capo allevato nel rispetto delle regole è un animale indiscutibilmente più sano, che quasi certamente avrà meno bisogno di farmaci e che prelude a una qualità assolutamente superiore. Ritengo pertanto sia compito dell’operatore economico evidenziare al mercato, e in particolare al consumatore, questo percorso virtuoso già imboccato comunque dalla stragrande maggioranza degli operatori della filiera. Per quanto riguarda le istituzioni penso che stiano già facendo la loro parte con progetti mirati e con l’applicazione responsabile della norma».
E da veterinario, ma anche da esperto degli ambienti istituzionali, ecco quale ritiene siano le maggiori difficoltà che il settore suinicolo italiano incontra nell’applicazione della normativa sul benessere animale. «In teoria – afferma – non esistono difficoltà istituzionali e se esistono occorre compiere tutti gli sforzi per eliminarle. Partiamo dalle più banali: la non uniformità del valutatore. Mano a mano che procede la cultura del benessere animale, le differenze tra i colleghi valutatori ufficiali si riducono, mentre si accentua sempre più la valutazione del benessere come parametro di qualità e crescita dell’allevamento: a pensarci bene però è sempre stato così, magari con criteri meno codificati e strutturati, ma da sempre l’animale ben allevato si mostra come un soggetto sano, che spunta un prezzo superiore alla media. Adesso questo criterio è stato codificato. Così anche le istituzioni, se vogliono arginare qualche significativo problema che oggi turba il sonno degli addetti al settore come l’impiego massiccio del farmaco e il conseguente, crescente problema dell’antibioticoresistenza, devono puntare sul benessere dei soggetti allevati. Infine il rapporto con l’allevatore. Come ho già detto, i fattori di crescita della produzione sono messi in rapporto coi consumi e i costi. Due interessi quindi, il rispetto delle regole-istituzioni e i dettami di produzione-allevatore, che vanno di pari passo nella medesima direzione: il rispetto del benessere consegue alla norma, ma facilita anche un processo più naturale, meno dispendioso e più apprezzato dal mercato che esige qualità».
E’ possibile gettare le basi per quella che nel titolo dell’evento chiamato “alleanza” tra produttori e consumatori, fondata proprio sul concetto di benessere animale e sul suo significato più profondo? «Non la ritengo possibile, la giudico obbligatoria – risponde Belluzzi – . E non lo diciamo da adesso. Iniziative capaci di mettere a confronto la produzione con trasparenti tracciati del processo produttivo e spiegazioni scientifiche dei metodi e dei mezzi utilizzati, sono strumenti basilari di comunicazione verso il consumatore per stimolare la sua fiducia e fugare le nubi di diffidenza sparse dai moderni ciarlatani. Sarebbe troppo lungo elencare quante malattie sono state debellate e quante tossinfezioni sono state evitate da quando gli allevatori hanno iniziato ad allevare suini in porcilaie ben costruite, aerate, luminose, riscaldate, fornendo un’alimentazione adeguata e sottoponendosi senza problemi a controlli efficaci. Era forse meglio quando si mandavano al macello suini allevati in strutture maleodoranti o legati alla catena con unghioni esagerati, ascessi purulenti o, peggio, tubercolosi nascoste?»