Si celebra oggi a livello internazionale la “Giornata Mondiale della Biodiversità” (o della “Diversità Biologica”). Numerose le iniziative in programma, in diversi Paesi. Il Sistema Allevatori italiano aderisce a questa giornata di sensibilizzazione su un tema, quello della Biodiversità, che vede anche l’Italia coinvolta in quanto depositaria di un ricco patrimonio, sia vegetale che animale, che la pone ai primi posti a livello continentale e mondiale. Si ricorda, infatti, che il nostro Paese rientra tra i primi 25 principali “hotspot ” di Biodiversità animale e vegetale attualmente riconosciuti nel Mondo.
I fondamenti normativi sui quali si basa, nella legislazione italiana, la tutela della Biodiversità animale risalgono a cavallo della fine degli anni ’80-inizio ’90, con i decreti del Mipaaf n. 752 del 1986 e 201 del 1991, che occupandosi di salvaguardia economica e biogenetica delle razze a limitata diffusione anticiparono i temi della Convenzione sulla Diversità Biologica (nota come “Convenzione di Rio de Janeiro”) del 1992.
L’attività di tenuta dei Libri Genealogici e soprattutto dei Registri Anagrafici di razze e popolazioni animali a limitata diffusione affidata dal ministero delle Politiche agricole all’A.I.A. ed alle sue Associate costituisce la base del ruolo del Sistema Allevatori a tutela della Biodiversità animale. Un’attività attualmente rafforzata con in bandi Mipaaf indetti in attuazione del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale, il “Psrn” Biodiversità, che vedono il Sistema Allevatori in prima fila. Solo per fornire un numero indicativo, sono quasi 240 – a livello nazionale, più altre centinaia a livello territoriale – le razze riconosciute dal Mipaaf tra bovine, bufaline, ovine, caprine, equine, asinine, suine, cunicole e avicole: non tutte, per consistenza di capi, sono da considerarsi a rischio di estinzione, ma è indubbio che senza il lavoro costante degli allevatori e l’assistenza delle Associazioni questo patrimonio non potrebbe avere le adeguate tutele.
Le azioni di conservazione messe in atto dal sistema allevatoriale italiano sono possibili sia attraverso la tenuta dei Libri Genealogici e dei Registri Anagrafici, sia con la gestione della imponente banca dati informatizzata prodotta ed aggiornata costantemente con i risultati dell’attività di Controllo Funzionale sulla produttività animale. Inoltre, giova ricordare la consolidata collaborazione con la banca del germoplasma animale detenuta presso il National Focal Point della Fao situato presso il ConSDABI di Circello (Benevento).
Biodiversità e territori Per avere un’idea di cosa sia lo “scrigno” italiano di Biodiversità animale, è sufficiente un elenco, anche non esaustivo, delle razze autoctone tipiche del territorio nazionale. Si va, ad esempio, dai bovini di razza Agerolese, Burlina, Cabannina, Calvana, Cinisara, Garfagnina, Modenese, Modicana, Mucca (o “Mucco”) Pisana, Pezzata Rossa d’Oropa, Pontremolese, Barà-Pustertaler, Sarda, Sardo-Bruna, Sardo-Modicana, Varzese; agli ovini di Libri Genealogici: Comisana, Delle Langhe, Massese, Pinzirita, Sarda, Valle del Belice, Appenninica, Bergamasca, Fabrianese, Merinizzata Italiana, e di Registri Anagrafici: Ciuta, Varesina, Vicentina (Foza), Zerasca, Pecora dell’Amiata. Per i caprini, la Maltese e la Sarda, di Libro Genealogico; altre razze – sempre a titolo di esempio – la Bionda dell’Adamello, la Capestrina, la Capra dell’Aspromonte, la Cilentana Fulva e la Cilentana Grigia, la Frisa Valtellinese (o Frontalasca), la Garganica, la Girgentana, la Jonica, la Nicastrese, l’Orobica (o di Valgerola) e la Verzaschese (o Nera di Verzasca). Inoltre, bisogna considerare il Registro dei Tipi Genetici Autoctoni (attualmente 47) ove sono conservate le informazioni genealogiche dei soggetti iscritti finalizzate alla conservazione di queste “popolazioni”, di cui occorre mantenere la variabilità genetica e promuoverne la valorizzazione economica.
Passando ai cavalli, anche in questo caso, solo per citare quelli di Registro Anagrafico, abbiamo il Pony di Esperia, il Persano, il Salernitano, il Sanfratellano, Cavallino della Giara, Tolfetano, Cavallino di Monterufoli, Cavallo del Catria, Cavallo del Ventasso, Cavallo di Merens, Cavallo Pentro, Napoletano, Cavallo Delta, Cavallo Sarcidano, Cavallo Appenninico, Cavallo Romano della Maremma Laziale, Knabstrupper. Per rimanere agli equini, anche gli asini: Romagnolo, Pantesco, Amiata, Ragusano, dell’Asinara, Sardo, Martina Franca, Viterbese.
L’Associazione Italiana Allevatori, inoltre, gestisce con Registro Anagrafico anche avicoli (polli, faraone, anatre, oche, tacchini, colombi) e 43 razze cunicole di R.A. tenuto dall’Anci (Associazione Nazionale Coniglicoltori Italiani). Un importante lavoro viene fatto anche su razze autoctone suine.
Come si vede, l’elenco è lunghissimo e può dar solo un’idea della varietà di razze e dei territori che queste rappresentano: se poi si aggiungono anche altri “campioni” della nostra zootecnia – si pensi alla Bufala Mediterranea Italiana, alle razze bovine Reggiana, Grigio Alpina, Valdostana, Rendena, che per consistenza di capi non possono essere considerate a rischio di estinzione, ma che forniscono prodotti tipici inimitabili – si capisce a quali preziose risorse ci si trova davanti. “Siamo particolarmente orgogliosi – dichiara il presidente A.I.A. Roberto Nocentini – di ricoprire un ruolo importante per la tutela della biodiversità animale. Un patrimonio genetico inestimabile, che contribuiamo ogni giorno a valorizzare con il nostro lavoro, una ricchezza che abbiamo il dovere di preservare per le future generazioni”.