La Monsanto dovrà pagare 289 milioni di dollari a un giardiniere di una scuola. Secondo il 46enne Dewayne Johnson, si legge su Usa Today, un prodotto della multinazionale di biotecnologie agrarie avrebbe contribuito a farlo ammalare di un cancro della pelle. Secondo un tribunale di San Francisco ha stabilito che il linfoma non Hodgkin dell’uomo è stato almeno in parte dovuto all’uso del glifosato, l’ingrediente principale del Roundup, che Johnson usava regolarmente sui campi mentre lavorava come giardiniere.
Scott Partridge, vice presidente della Monsanto, ha dichiarato che la società farà appello contro la decisione.«Siamo solidali con il signor Johnson e la sua famiglia», ha detto Partridge aggiungendo che la decisione della corte «non cambia il fatto che più di 800 studi scientifici e recensioni, sostengono che il glifosato non causa il cancro e non ha causato il cancro del signor Johnson». E ha aggiunto che la Monsanto «continuerà a difendere questo prodotto, che ha una storia di 40 anni di uso sicuro e continua ad essere uno strumento vitale, efficace e sicuro per gli agricoltori e non solo».
I medici di Johnson hanno testimoniato che è improbabile che viva oltre il 2020. Il 46enne ha applicato l’erbicida fino a 30 volte all’anno, mescolando e spruzzando centinaia di litri di prodotto chimico.
Il commento di Maria Grazia Mammuccini, portavoce movimenti StopGlifosato: «E’ la prima causa legale ad andare in giudizio per il legame glifosato con il cancro e avrà un grande peso anche per gli altri migliaia di querelanti simili negli Stati Uniti. A DeWayne Johnson è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin nel 2014. I suoi avvocati hanno affermato che ha usato regolarmente glifosato mentre lavorava come giardiniere in una scuola in California. Un caso emblematico. La giuria californiana ha scoperto che Monsanto sapeva che i suoi diserbanti Roundup e RangerPro erano pericolosi e non avevano avvertito i consumatori. L’Europa non avrebbe mai dovuto approvare una nuova autorizzazione per altri 5 anni di glifosato e noi non dobbiamo fermarci nella Campagna #StopGlifosato. L’auspicio è che questa sentenza faccia da apripista nel mondo».
Mammuccini ad agricultura.it nelle scorse settimane: “La battaglia va avanti”