La proroga, dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2019, dell’applicazione delle disposizioni in materia di acquisizione della documentazione e dell’informazione antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei per importi non superiori a 25.000 euro, introdotta dall’ultima legge di bilancio, è un atto necessario e importante. Lo afferma la Cia-Agricoltori italiani che ha più volte sollecitato le Istituzioni e il Parlamento anche attraverso proposte emendative, per evitare l’immediato aggravio burocratico per le piccole aziende.
Già la soglia dei 150.000 euro -spiega Cia- necessaria a far scattare l’obbligo della certificazione antimafia e prevista prima della legge 17 ottobre 2017, pur coinvolgendo all’incirca 3000 domande, ha rappresentato un ostacolo amministrativo gravissimo e che ha pesato sulle spalle delle imprese agricole, alle prese con difficoltà, ormai divenute strutturali nell’ambito dei pagamenti della Politica agricola comune.
L’introduzione dell’obbligo dal primo gennaio 2019, rischierebbe di produrre un impatto burocratico di dimensioni ancora più importanti se non accompagnata da una fase transitoria di durata opportuna, al fine di calibrare il nuovo sistema dei pagamenti in agricoltura. A tal riguardo -evidenzia Cia- esprimiamo soddisfazione per l’osservazione contenuta nel parere ora approvato dalla Commissione agricoltura della Camera dei deputati sul decreto che proroga i termini e auspichiamo che la proroga sollecitata dalla Comagri sia recepita, dalle commissioni di merito, all’interno del testo normativo.
Un atto opportuno -conclude Cia- teso a garantire alle Istituzioni e alla politica, il tempo necessario per definire una soluzione normativa definitiva, non gravosa per le imprese agricole e, al tempo stesso, coerente con il contesto di riferimento.