L’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Giappone, denominato Japan-EU Free Trade Agreement-Jefta, è positivo per l’export agroalimentare. Per questo il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, auspica un voto favorevole da parte della plenaria del Parlamento Europeo, dopo l’ok a larga maggioranza della Commissione Commercio Internazionale.
«Grazie a questo accordo, siglato a luglio dal premier giapponese Shinzo Abe, dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, le esportazioni agroalimentari comunitarie verso il Paese del Sol levante potrebbero, infatti, aumentare sensibilmente per i cibi trasformati», fa notare il coordinamento, ricordando che questa intesa bilaterale, a differenza del CETA, non dovrà essere ratificata dai Parlamenti degli Stati Membri, ma solo dal Parlamento Europeo e dalla Dieta nazionale, l’organo legislativo del Giappone.
«Per dimensione economica, si tratta del più grande accordo commerciale della UE, che consentirà l’eliminazione dei dazi sull’85% dei prodotti agroalimentari comunitari destinati al mercato nipponico, tra i quali figurano vino, formaggi, carni suine, pasta, dolci e prodotti a base di pomodoro», aggiunge Agrinsieme.
«Il Giappone è il quarto mercato in ordine di grandezza per le esportazioni agricole comunitarie, che hanno un valore venti volte superiore a quello delle esportazioni nipponiche nell’UE. Il Paese si presenta come un mercato ‘ricco’, caratterizzato da consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità, oltre che molto interessati all’eccellenza del Made in Italy agroalimentare», osserva ancora il coordinamento.
«Il Giappone, inoltre, è il sesto maggior partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea, con un surplus commerciale di 2,4 miliardi di euro; lo “stivale”, infatti, a fronte di importazioni per 4,2 miliardi, esporta verso il Paese del Sol levante beni per circa 6,6 miliardi di euro, cifra che secondo l’esecutivo comunitario potrebbe addirittura raddoppiare grazie all’accordo di partenariato», conclude Agrinsieme, che torna così a rinnovare il sostegno ad accordi di libero scambio fondati su regole chiare e favorite da oggettive potenzialità per il mercato agroalimentare italiano.