Sta per chiudersi una delle campagne più drammatiche per i piccoli agrumi. Problemi in particolare nel Metapontino, come in tante zone del Centro-Sud considerate principali bacini produttivi, fino al 40-50% delle clementine rimasto non raccolto sulle piante. Così Cia Agricoltori Italiani, che individua nelle anomalie del clima il maggiore responsabile.
«La campagna è negativa per il valore economico – sottolinea Giuseppe Stasi, presidente della Cia di Matera. Secondo le ultime rilevazioni dell’Ismea sui mercati del Metapontino le clementine da giorni hanno una quotazione media di 0,25 centesimi al kg. Sul piano della produzione – aggiunge – è stata complessivamente scarsa a causa della forte gelata del 26 febbraio 2018 che ha visto compromessa la buona riuscita della produzione delle piante per l’annata seguente».
Prima il caldo autunnale e la domanda debole hanno posticipato le operazioni di raccolta degli agrumi precoci, con conseguente sovrapposizione di calendario alle varietà tradizionali – spiega la Cia materana -. Le violente piogge di novembre hanno poi creato non poche difficoltà di tenuta qualitativa in post-raccolta; infine il brusco calo di temperatura, con gelo e ghiaccio a gennaio, ha condizionato il prodotto tardivo.
Purtroppo ogni anno si registrano difficoltà per il comparto, a testimonianza che non si tratta più di eventi sporadici o crisi occasionali. Il clima anomalo, ormai, non è più un’eccezione ma la normalità – continua Cia – e i punti di debolezza emergono in maniera sempre più vistosa. Per questo motivo, chiediamo interventi di medio-lungo periodo per mettere il settore agrumi nelle condizioni di affrontare le prossime sfide: ristrutturazione del comparto, tramite l’ammodernamento e il trasferimento dell’innovazione, e soprattutto il rinnovamento varietale per un migliore orientamento al mercato; rafforzamento dell’aggregazione e del sistema organizzato, con investimenti anche nella lavorazione e conservazione del prodotto.
Tutto ciò accade mentre resta un mercato fortemente asimmetrico, quello delle assicurazioni agricole agevolate, nelle sue connotazioni territoriali. Il Mezzogiorno conferma il suo limitato interesse verso lo strumento, con appena il 12% delle aziende assicurate in Italia, il 7% dei valori e solo il 5% delle superfici. E l’inversione di tendenza che si è potuta osservare nel 2018, grazie soprattutto all’introduzione dell’assicurazione agevolata a due rischi, non è bastata a compensare le perdite di questi ultimi anni che hanno dimezzato al Sud la platea delle aziende assicurate, rafforzando il primato delle regioni settentrionali.
A fornire un quadro aggiornato sull’evoluzione del mercato assicurativo in agricoltura è il Rapporto ISMEA “La gestione del rischio nell’agricoltura del Mezzogiorno”, realizzato in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari forestali e del turismo e con il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Foggia. Il divario tra Nord e Sud emerge anche per quei prodotti che maggiormente caratterizzano l’agricoltura del Mezzogiorno: paradossale è il caso del grano duro, con il Sud granaio d’Italia che conta appena 214 aziende assicurate a fronte delle oltre 2.700 nel Nord, dove però la coltura è poco diffusa.
Tra le ragioni alla base della scarsa affezione degli agricoltori del Sud verso lo strumento assicurativo, rilevate da Ismea mediante indagini campionarie, focus group e interviste dirette, figurano motivazioni economiche (eccessivo costo delle polizze), esperienze pregresse negative in occasione di perizie e risarcimenti e il frequente approccio “fai da te” nella gestione del rischio attraverso tecniche agronomiche di prevenzione dei danni e strutture di protezione.
Tra le aziende che non si sono mai assicurate, il 75% ignora l’esistenza delle agevolazioni pubbliche sui premi assicurativi, ma un 13% di questi, dopo essere stati informati dell’esistenza del contributo, si dichiara propenso ad assicurarsi, rivelando un potenziale inespresso che farebbe significativamente aumentare la partecipazione al mercato assicurativo da parte delle aziende agricole del Mezzogiorno.
Ora – osserva Cia – ci aspettiamo che si concretizzi al più presto l’impegno assunto a fine 2018 dal Sottosegretario alle Politiche agricole Alessandra Pesce per l’attuazione del Fondo agrumi e l’elaborazione del Piano di settore pluriennale. Oltre al sostegno agli investimenti e alla promozione del prodotto nazionale, assoluta deve restare l’attenzione sul rischio fitosanitario, legato alla malattia CBS (Citrus Black Spot) e al greening, il cui ingresso potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende agrumicole italiane”.