Una grande denominazione enologica toscana presente in tuttoil mondo. Oggi il Consorzio del Vino Chianti conta oltre 3mila produttori che interessano più di 15.500 ettari di vigneto per circa 7-800mila ettolitri di Chianti delle varie zone e tipologie. Ma per una Docg così importante, non mancano le difficoltà sul fronte della tutela e non mancano gli impegni da parte del Consorzio nel versante della promozione. Ne abbiamo parlato con il direttore del Consorzio del Vino Chianti, Marco Alessandro Bani.
Proprio il Consorzio del Chianti sarà presente a Siena il 4 e 5 febbraio per il Kickoff di Qualivita in cui si farà il punto sulle indicazioni geografiche e sulle opportunità di crescita del sistema delle denominazioni.
Direttore Bani, quali sono i programmi per il 2019 e i principali obiettivi da raggiungere per il Consorzio del Vino Chianti? Il Consorzio come tutti gli anni mette in campo una molteplicità di iniziative. Promozione: abbiamo definito al 90 per cento l’attività progettuale 2019 che ci vede molto impegnati verso i paesi dell’oriente a partire dalla Cina che rimane l’obiettivo principale, ma senza trascurare paesi emergenti come il Vietnam. In Cina, oltre alla partecipazione a fiere ed alla organizzazione di alcuni roadshow, ripeteremo nel 2019, per il secondo anno consecutivo, l’iniziativa delle Chianti Accademy, ovvero corsi a cui partecipano operatori e giornalisti a cui viene data una formazione sulla denominazione con assaggi di diverse tipologie di vini Chianti provenienti dalla varie aree di produzione, ed al termine dei quali vengono sottoposti ad un test che, qualora venga superato, danno diritto al titolo di ambasciatore del Chianti in Cina.
A livello nazionale attraverso l’Anteprima Chianti Lover, del prossimo 10 febbraio, vogliamo richiamare l’ attenzione dei giornalisti, buyer operatori, sui passi da gigante che ha fatto la denominazione Chianti negli ultimi anni in termini di miglioramento della qualità del prodotto, ottenuta attraverso lo stimolo, non sempre da tutti condiviso, nei confronti della Regione Toscana all’aumento dei contributi OCM per il rifacimento dei vigneti proprio per sostituire gli impianti risalenti agli anni ’70-‘75, dei cosiddetti piani FEOGA, ove per carenza tecnica e vivaistica spesso furono piantate viti che hanno dato luogo a vini di bassa qualità.
Cosa c’è inoltre da fare? Da oggi ci impegneremo anche verso l’autorizzazione regionale all’impiego in pieno campo delle viti resistenti (che non sono da sbagliare con gli OGM), al fine di provare anche in Toscana, che si possono fare vini all’altezza degli attuali riducendo se non azzerando l’utilizzo di prodotti chimici usati per combattere oidio e peronospora ottenendo un risparmio sulla gestione annuale del vigneto, ma essenzialmente una sostenibilità ambientale che va oltre anche la coltivazione biologica (LEGGI).
Gli obiettivi di fondo per il nuovo anno appena iniziato, sono rivolti al recupero delle quote di mercato perse nei comparti diversi dalla GDO Italia dove invece siamo cresciuti in termini di prezzo medio e numero di bottiglie. Il tutto per riportare in alto le vendite che dopo un periodo di crescita si sono assestate sui 700mila ettolitri a fronte di una produzione media di oltre 800mila ettolitri. Oggi risentiamo marginalmente del differenziale fra vendite e produzione, in quanto gli effetti negativi delle calamità naturali che per ben due anni consecutivi si sono abbattute sul settore, hanno attenuto il fenomeno della crescita delle scorte.
Occorre comunque uno sforzo comune e di squadra in quanto tutto il settore vino toscano sta soffrendo mettendo in crisi il “sistema toscano” e se non mettiamo in atto fin da subito delle iniziative per recuperare i mercati saremo ancora perdenti. Basti pensare che il vino toscano in Germania, nostro miglior acquirente europeo, ha perso il 20%, a favore di vini bianchi locali ed i vini europei e non, che hanno un miglior rapporto qualità prezzo rispetto ai nostri. Anche in Canada abbiamo perso il 3%. Per fortuna gli USA, nonostante sia un mercato saturo con spazi di crescita ormai marginali, tengono il passo. Quindi se le vendite di Chianti sono stabili ed attestate su 700mila ettolitri, in Germania e Canada abbiamo perso, vuol dire che siamo cresciuti da altre parti a dimostrazione che diversificare la promozione premia.
Quali sono le azioni del Consorzio per incidere maggiormente nei merci internazionali? Il Consorzio ha introdotto una modifica al disciplinare per adeguare il residuo zuccherino alla normativa europea che permetterà in alcuni casi di avere un Chianti con un gusto più rotondo e morbido molto apprezzato dai mercati orientali che ancora devono essere acculturati.
Contraffazioni e tutela del prodotto: come si sta muovendo il Consorzio Vino Chianti? E’ una attività continua giornaliera che realizziamo attraverso vari strumenti. L’Osservatorio delle registrazioni dei marchi che fa monitoraggio ed individua i soggetti che impropriamente vanno a registrare marchi contenenti il nome della denominazione spesso a sproposito. Detti soggetti vengono diffidati e se del caso procediamo anche per le vie legali. Inoltre un Osservatorio sulla rete: mensilmente una nostra società fa uno screening di cosa è successo sulla rete individuando e dissuadendo i vari soggetti a ritirare il prodotto dal mercato con riferimenti al Chianti (esempio wine kit) oppure che utilizza il nome chianti a sproposito ed in modo fraudolento.
Sulla fase di commercializzazione in Italia procediamo a prelevare sugli scaffali bottiglie di vino Chianti che poi vengono analizzate da laboratori ufficiali e viene fatto un confronto con i campioni che hanno ottenuto l’idoneità iniziale per controllare se si tratta dello stesso vino. Nei casi dubbi procediamo anche ad un riassaggio. All’estero facciamo una attività analoga andando a prelevare campioni di bottiglie di vino in Inghilterra, Olanda, Germania, Austria Croazia. E poi collaboriamo facendo le opportune segnalazioni con l’Istituto Repressioni Frodi a livello nazionale quando troviamo situazioni dubbie mettendo in così in moto le convenzioni esistenti fra i vari paesi europei.
Il Consorzio Vino Chianti sarà presente al meeting Kickoff di Qualivita, il 4 e 5 febbraio a Siena: cosa deve fare a suo avviso il sistema delle Indicazioni geografiche per essere ancora più forte e competitivo a livello internazionale? Tutto il sistema delle DOP e IGP e loro meccanismi stanno in piedi se a livello internazionale (in quanto in Europa il tutto dovrebbe essere scontato) a livello di accordi economici mondiali si riuscirà a parlare tutti lo stesso linguaggio. Oggi meri interessi locali fanno si che si blocchino trattative, quali l’ormai tramontato TTIP), portate avanti per anni con un nulla di fatto. Mi riferisco essenzialmente agli USA dove le denominazioni non trovano la giusta e corretta tutela in quanto in questi paesi è preponderante la tutela dei marchi commerciali. Tanto per fare un esempio sono in commercio negli USA più di una etichetta di vino Chianti che nulla ha a che fare con il nostro vino rosso prodotto nella parte centrale della Toscana. E’ un vino etichettato come tale ma che viene proposto ingannevolmente al consumatore. Fatte le dovute diffide, gli uffici legali di queste importanti catene commerciali, dimostrando che i marchi in questione venivano utilizzati già da prima dell’anno 2006, anno in cui furono sottoscritti gli accordi bilaterali fra USA ed UE, avevano tutti i diritti per continuare a vendere vino etichettato come Chianti che nulla ha a che vedere con l’essere prodotto in Toscana. Quindi per tutto quello che è mercato extra UE tutto sta nella forza delle delegazioni per saper imporre una politica delle denominazioni che porta autorevolezza alle produzioni e garantisce il consumatore di quello che va a consumare.