Gli agricoltori veneti tornano a credere nel settore delle barbabietole da zucchero, seminando 11.500 ettari contro i 9.700 del 2018. Una rinnovata fiducia dovuta anche alle nuove misure di sostegno approvate dalla Regione Veneto, fondamentali per ridare slancio a un settore che negli ultimi anni ha vissuto momenti difficili con una progressiva riduzione delle superfici e delle rese, dovuta anche all’oscillazione dei prezzi internazionali.
I numeri I contributi sono importanti per la salvaguardia della produzione, strategica per il territorio, in primis per il Polesine (3.800 ettari nel 2018), ma anche per il Veneziano (2.650 ettari) e il Padovano (2.200 ettari), che insieme concentrano il 90% degli investimenti regionali. Oltre a essere importantissime sotto il profilo ambientale, le coltivazioni venete rappresentano il 35% della produzione nazionale di barbabietole e l’80% della materia prima per lo stabilimento di Pontelongo, che insieme a Minerbio è rimasto uno dei due ultimi centri di produzione attivi sul territorio nazionale. “Ringraziamo l’assessore regionale all’agricoltura Pan per essere riuscito a stanziare un finanziamento per questo settore – sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. I produttori sono in difficoltà a causa del tonfo del prezzo internazionale dello zucchero, sceso sotto i 35 euro a tonnellata e della siccità, che sta mettendo in difficoltà la prima fase vegetativa delle piantine. Il settore va però mantenuto, perché la bieticoltura è molto importante dal punto di vista economico e per il supporto a tutto il settore saccarifero, ma anche per la rotazione dei terreni e per la riduzione di CO2, in quanto un ettaro di barbabietole ha la stessa valenza di un ettaro di bosco”.
Il futuro Anche nel 2019 la bieticoltura veneta sarà un supporto fondamentale per lo stabilimento padovano di Pontelongo. “Il centro raccoglie barbabietole per una superficie superiore ai 12.500 ettari – spiega Stefano Casalini, presidente della sezione bieticola veneta e nazionale di Confagricoltura, oltre che presidente di Confagricoltura Rovigo -, di cui 11.500 provenienti dalle semine di quest’anno in Veneto, che si sono concluse il mese scorso. Un rialzo rispetto ai 9.700 ettari del 2018, che rappresenta un segnale di vitalità del settore e che può far sì che quest’anno lo stabilimento possa condurre un’annata buona di lavorazione, che ci auguriamo possa proseguire negli anni futuri con un incremento delle coltivazioni. Va apprezzato e sostenuto l’impegno degli agricoltori, che hanno seminato nonostante lo scenario internazionale sia difficile a causa della sovrapproduzione di zucchero, soprattutto di Francia e Germania, che ha fatto scendere i prezzi. Già stiamo perdendo il mais a causa dei prezzi bassissimi, perdere un’altra coltura sarebbe una tragedia, soprattutto per il Polesine, dove la filiera vanta una lunga tradizione ed è molto ben strutturata”.