Il continente africano continua ad essere uno dei più poveri al mondo. Secondo l’ultimo rapporto congiunto delle Nazioni Unite la fame in Africa ha ripreso a crescere, dopo molti anni di declino. Se in tutta l’Africa 257 milioni di persone soffrono di denutrizione cronica, 237 milioni di persone sono concentrate solo nell’Africa sub-sahariana. Siccità e carestie, assieme ai cambiamenti climatici, rendono molto difficile l’agricoltura e l’allevamento, ed è proprio in questo contesto che un modello produttivo efficace ed efficiente può fare la differenza. Le condizioni climatiche e le caratteristiche naturali del territorio africano evidenziano quanto un’attenta analisi e una corretta gestione delle risorse possano fornire al continente e alla sua popolazione nuove opportunità di sviluppo e di autosufficienza. Questo è ben chiaro ai governi dei paesi africani che vedono come grande opportunità l’adozione di modelli produttivi come il nostro.
Il progresso tecnologico riesce infatti a far crescere piante e a permettere l’allevamento anche in zone dove sembrava impossibile solo pochi anni fa. Per fare tutto questo, però, c’è bisogno di formazione. Proprio per questo venerdì 12 settembre gli organizzatori delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona (Massimo De Bellis, Direttore Generale di Cremonafiere, e Silvia Caletti, addetta alle relazioni internazionali) hanno presentato alla Farnesina, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, l’evento internazionale più specializzato in Italia che si terrà dal 23 al 26 ottobre a Cremona. All’incontro erano presenti gli ambasciatori di 15 paesi dell’Africa sub-sahariana, oltre a Luigi Scotto, della Direzione Generale per la Mondializzazione e gli Affari Globali del ministero.
Arrivate alla 74° edizione, le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona costituiscono l’unico appuntamento internazionale fieristico specializzato in Italia sulla Zootecnia. “Il modello italiano di allevamento moderno nasce proprio a Cremona circa 50 anni fa – spiega Massimo De Bellis, direttore generale di Cremonafiere – e in questo avvenimento, che racchiude in sé le principali filiere zootecniche, bovino da latte, suino, avicola, energie rinnovabili e trattamento delle acque, si affrontano tutte le sfide e le possibilità della filiera: dalla selezione genetica alla formazione e alla trasformazione del prodotto”. Proprio quello che i governi del Sud del mondo chiedono, per poter fornire strumenti utili ai loro paesi, investendo sulla crescita dei loro operatori: allevatori, veterinari, tecnici.
La strategia è usare la formazione per creare valore interno – aggiunge De Bellis -, allacciare rapporti internazionali con chi, come l’Italia, ha un profondo know how nel settore, individuare partner in grado di aggregare tutte le professionalità delle filiere. Per questo motivo Le fiere Zootecniche Internazionali di Cremona sono il candidato ideale: sono la fiera storica, sono al centro di una delle migliori produzioni zootecniche europee, hanno al loro interno l’eccellenza sia delle aziende del settore, sia delle competenze tecnico scientifiche. Da questi presupposti nasce la formazione che il sistema Italiano, che si riunisce a Cremona, può mettere a disposizione degli altri mercati” .