Bene il riso e il vino, frutta ko. È il bilancio di un 2019 caratterizzato ancora una volta da un clima di incertezza economica e politica, dove la burocrazia e la fiscalità hanno pesato sull’andamento dell’agricoltura veronese.
“Ancora una volta è la vitivinicoltura a trainare, da sola, l’economia agraria”, sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona. “Per la frutticoltura è stato invece un altro anno da dimenticare. Per le pesche, le nettarine, le mele, le pere e i kiwi raccolta insoddisfacente e molte perdite a causa di motivi commerciali e delle criticità dovute alla cimice asiatica. Anche per i cereali continua il periodo nero. L’annata in corso vede ancora prezzi in picchiata, con un aggravamento riguardante le oleaginose, che portano a casa un risultato fortemente negativo. Felice eccezione il riso, che manda in archivio una stagione che è la migliore degli ultimi dieci anni. Ottime rese, ottima qualità, ottimi prezzi: di più non si poteva chiedere. Bilancio migliore per le orticole e anche per il tabacco buona annata produttiva, però quel che pesa enormemente è l’aspetto commerciale, sempre incerto e basato su pochi acquirenti. Negli allevamenti va registrato ottimismo sul fronte dei suini, dopo anni durissimi, mentre il mercato è cedente per la carne bovina. Per il latte stiamo per archiviare una discreta annata, anche se però ci sono già segnali che prefigurano una fase negativa. L’avicolo gode di una filiera che garantisce marginalità costanti agli agricoltori, in un mercato orientato sempre più all’esportazione. Note drammatiche, infine, per l’olivicoltura, dove le avverse condizioni climatiche hanno portato alla perdita quasi totale del raccolto e all’azzeramento della produzione di olio Dop”.
Confagricoltura auspica che si possa assistere a una svolta nell’apertura alle biotecnologie e alla possibilità di competere con gli altri Paesi ad armi pari in un quadro europeo che, passando da una nuova Pac (Politica agricola comune), divenga più equo e giusto.