Caporalato. Cia: Piano nazionale al via, ma da solo non basta

Dopo più di tre anni dall’entrata in vigore della legge 199/2016, è stato presentato al Ministero del Lavoro il primo Piano nazionale contro il caporalato con i ministri Catalfo, Bellanova e Provenzano.

Cia Agricoltori Italiani, presente al tavolo, ha espresso le sue valutazioni sia sulle misure previste dal Piano stesso che, in via più generale, sul tema del caporalato. Rispetto alle azioni previste, Cia ritiene che il rafforzamento della Rete del Lavoro agricolo di qualità, presso l’Inps, non sia una misura strategica né per il contrasto al caporalato né tantomeno per incentivare le aziende virtuose. Dimostrazione della bassa efficacia della Rete sono le 3.800 iscrizioni complessive rispetto al totale delle aziende agricole.

Con riferimento al decreto flussi, malgrado i miglioramenti proposti vadano nella direzione da sempre auspicata da Cia di creare un canale preferenziale e, dunque, tracciato, di gestione dei flussi da parte delle organizzazioni professionali agricole, non si può che rilevare il ritardo ormai cronico nella pubblicazione del decreto stesso. Oltre a questo, serve però il senso della realtà rispetto agli scenari dei flussi migratori, profondamente cambiati, e all’obiettiva mancanza di centralità dello strumento rispetto al passato.

In via generale, Cia ritiene che il caporalato vada contrastato con mezzi e risorse adeguati, soprattutto sul fronte dei controlli sostanziali da parte delle autorità competenti che ben conoscono il fenomeno sul territorio. Mentre il ruolo delle organizzazioni di impresa deve essere non tanto quello di promuovere iniziative propagandistiche o slogan d’effetto, ma di continuare nel loro impegno quotidiano a sostenere e tutelare le aziende agricole che contribuiscono in modo significativo alla tenuta economica e sociale del nostro paese.

Anche oltre al quotidiano, serve portare avanti azioni concrete. Da questo punto di vista, Cia vanta già un importante accreditamento, essendo l’unica associazione agricola nazionale ad aver ottenuto il finanziamento per il progetto Rural Social Act, che intende promuovere l’agricoltura sociale come modello di sviluppo territoriale sostenibile, inclusivo e di qualità, anche per arginare la piaga del caporalato.

 

 

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