Due euro al chilo per la carne da vacche da latte. Con la chiusura totale del canale della ristorazione e dei prodotti dedicati a causa dell’emergenza coronavirus, le aziende di macellazione non riescono più a collocare la carne e il prezzo degli animali crolla.
Un po’ come sta avvenendo per il latte, a causa della difficoltà dei caseifici di collocare sul mercato prodotti freschi. E anche per colpa di chi cerca di speculare sull’emergenza.
“Tutta la ristorazione è bloccata, così come le pizzerie e le rosticcerie, e perciò la filiera è completamente ferma – spiega Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. Il settore primario, che da sempre è l’anello più debole della catena, ne subisce le conseguenze. Assocarni, l’Associazione nazionale industria e commercio carni e bestiame, ci ha comunicato che oggi non è più in grado di collocare le carni provenienti dalle vacche degli allevamenti da latte. Il prezzo degli animali, di conseguenza, è destinato a scendere e la stessa macellazione dei capi è a rischio per assenza di domanda. Assocarni ci consiglia di tenere per alcune settimane ancora gli animali in stalla, in attesa della riapertura del canale della ristorazione. Nel frattempo c’è chi si è visto offrire ribassi anche di 50 centesimi al chilo. Vuol dire che per una bestia di 300 chili prendiamo sì e no 700 euro. Una miseria. È un ribasso che non è giustificabile e che si spiega anche con le speculazioni di chi cerca di guadagnare a danno delle aziende agricole. Come Confagricoltura segnaleremo alle autorità competenti tutti gli episodi di ribassi ingiustificati”.
Intanto agli allevatori continuano ad arrivare le lettere dei caseifici che, data l’emergenza coronavirus e il blocco della filiera, annunciano riduzioni sul prezzo del latte di tre centesimi e possibili ulteriori riduzioni nei prossimi giorni, nonché la sospensione temporanea dei ritiri del prodotto. “Temono il blocco completo delle attività produttive e ci invitano a mettere in atto le dovute contromisure in termini produttivi ed economici – sottolinea Matthias Peraro, referente degli allevatori dell’Alto Padovano per Confagricoltura Padova e segretario di zona di Cittadella -. Diamo per scontato che il momento sia difficile per tutti, ma quello che vogliamo capire è se i caseifici stanno continuando a comprare latte estero, che costa meno, bloccando solo il nostro. Dobbiamo far pressione sul ministro all’agricoltura Teresa Bellanova affinché vengano metti in atto tutti i controlli alle frontiere, perché in questo momento di emergenza il primo latte da utilizzare per la trasformazione deve essere il nostro”.
Nell’Alta Padovana i produttori cercano comunque di organizzarci per smerciare i formaggi freschi che stanno restando nei magazzini: “Mi ha chiamato l’assessore al commercio di Cittadella, Filippo De Rossi, per sapere quali sono le nostre aziende che commercializzano prodotti lattiero caseari freschi – riferisce Peraro -. Il Comune si sta facendo infatti capofila di un progetto di commercializzazione di tutti i prodotti che rischiano di restare invenduti, mettendo a rischio la sopravvivenza di tante piccole aziende agricole”.