Il sequestro di altri 70 chilometri di reti spadare da parte della Guardia Costiera, dimostra che il fenomeno delle reti derivanti, seppur temporaneo e riconducibile ad un numero esiguo di pescatori, per il suo altissimo impatto ambientale va tenuto sotto controllo. Il WWF Italia ringrazia le Istituzioni e i Corpi di Polizia per questa politica di tolleranza zero che costringe al rispetto della normativa comunitaria e che tutela l’habitat marino. La pesca è un comparto importante per l’economia del paese e questo vuol dire che le politiche da mettere in atto devono ragionare su obiettivi di lungo termine. Per questo è fondamentale il WWF ritiene che combattere il fenomeno della pesca illegale sia solo il primo passo per tutelare le specie a rischio nel Mediterraneo e raggiungere la gestione di una pesca sostenibile ecologicamente. Inoltre parlando di spadare non si può parlare di dramma sociale perché di fatto il danno economico è arrecato soprattutto ai pescatori onesti. I controlli a tappeto di quest’anno mettono in evidenza una “questione del mare”, che da anni Il WWF denuncia. La soluzione che il WWF propone è un’azione congiunta delle istituzioni, delle associazioni di categoria e degli ambientalisti per chiudere definitivamente il capitolo spadare, sperando che questo sia l’ultimo anno in cui sia necessario intervenire con azioni di sequestro.
A chi dunque incolpa la Ue di regole rigide e invise alla categoria dei pescatori il WWF risponde ricordando che ieri proprio a Bruxelles è stata approvato l’aumento della soglia di aiuti di stato (de minimis) che i singoli governi europei potranno versare alle imprese della pesca, passando dagli attuali 3.000 euro a 30.000 euro per impresa e per triennio.
«L’Unione Europea si è dimostrata – spiega Michele Candotti, Segretario Generale del WWF Italia – un’istituzione sensibile e consapevole di questa realtà, approvando l’aumento della soglia di aiuti di stato (de minimis) che i singoli governi europei potranno versare alle imprese. Però questa è una strategia di gestione delle emergenze, che dimostra indubbiamente l’attenzione di Bruxelles per la pesca ma che va affiancata con una politica di programmazione a lungo termine che tenga conto delle minacce che incombono su molte specie ittiche del Mediterraneo».
Rosanna Paliotta