Ancora manca una data per far riparte il mondo dell’ippica e gli ippodromi italiani. Ma intanto, in questi tre mesi di emergenza sanitaria, i cavalli sono stati allenati per mantenere la condizione atletica, nutriti, puliti, curati, con spese e costi da parte degli allevatori e scuderie. A fronte di zero entrate. Perché sono le corse ippiche (scommesse comprese) con il loro montepremi, la fonte di reddito di tutta la filiera.
Così la protesta degli operatori ippici nelle città dove sono presenti i maggiori ippodromi: Milano, Roma, Napoli, Pisa, Sassari, Siena e Bologna. Stamani a Pisa in piazza XX Settembre, di fronte al Comune, con una partecipazione limitata dalle norme anti-contagio, ma dove erano presenti tutti i rappresentanti del settore pisano e toscano, del trotto e galoppo (Pisa, Migliarino, San Giuliano e Montecatini Terme): “Ministro Bellanova, piangi anche per noi”, “Mipaaf, batti un colpo se ci sei” si legge nei cartelli di protesta. Insomma, nel mirino la ministra Bellanova e il governo, perché fino ad oggi – anche se il Mipaaf ha trasmesso agli ippodromi il protocollo con le linee guida per la ripresa dell’attività con le corse a porte chiuse – nessuno si è preso la briga di mettere una firma per riaprire gli ippodromi. Così il settore muore.
“Ad oggi lo Stato non si è minimamente interessato al destino nostro e dei cavalli che manteniamo – dicono le scuderie -; anzi, non è ancora stato in grado di darci una data per la ripartenza delle corse. Protestiamo con forza contro questa perdurante presa in giro di far fallire l’intero settore, mettendo a repentaglio l’economia di molte famiglie. Chiediamo lo sblocco immediato delle corse, anche a porte chiuse, nel rispetto di tutto quello che è necessario per la sicurezza contro il coronavirus, anche perché le corse ippiche si svolgono in luoghi all’aperto e quindi più sicuri, così come avvenuto in Germania e parzialmente in Francia”.
“Siamo vittime di un rimpallo di responsabilità e della burocrazia, anche perché non esiste un problema sostanziale” ci dice Emiliano Piccioni, direttore di Alfea, la società che gestisce l’Ippodromo di San Rossore. A livello locale, fra trotto e galoppo, si conta un patrimonio di 1.200 cavalli da corsa e almeno 400 addetti tra allenatori, artieri, fantini, guidatori e dipendenti dell’ippodromo, oltre ai centri di allenamento di Vecchiano e San Giuliano. E poi ci sono i veterinari, i maniscalchi, il commercio dei mangimi e foraggi, i trasportatori di cavalli. “San Rossore contiene 10mila persone – aggiunge Piccioni – mentre ogni gara a porte chiuse avrebbe la presenza di massimo 100 addetti, con tutto lo spazio e tutte le possibilità per ripartire in sicurezza e permettendo al settore di vivere”.
Ma ancora – mentre si va verso un’apertura di gran parte delle attività comprese quelle sportive e le palestre – da parte del governo atti concreti per dare all’ippica una data certa non ce ne sono. La ministra Teresa Bellanova si è rivolta a Conte e a Speranza “perché un ritardo nella ripresa delle corse produrrà un ulteriore danno economico per il mondo allevatoriale” (leggi); mentre il sottosegretario Giuseppe L’Abbate confida “di ricevere una risposta in tempi brevi. Ci auguriamo, ovviamente, positiva” (leggi). Insomma nessuno che decide.
L’ex ministro delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio (Lega), nei giorni scorsi aveva presentato una interrogazione alla Bellanova in cui si chiedeva di far ripartire l’ippica, ma ancora non ha avuto risposta: “Ministro inefficiente. Noi avevamo chiesto di ripartire già dal 6 maggio senza ricevere risposte. Ancora una volta il Ministro Bellanova si dimostra sorda e ferma – dice Centinaio ad agricultura.it –. L’azzeramento dei ricavi registrato in questi mesi dal settore rappresenta una reale minaccia alla sopravvivenza del comparto ippico, anche alla luce dello stato di assoluta criticità in cui versa da tempo. Per questo abbiamo chiesto di adottare tutte le iniziative di competenza per permettere l’immediata a ripresa a porte chiuse dell’attività ippica agonistica su tutto il territorio nazionale; ovviamente nel rispetto dei protocolli sanitari e logistici che si renderanno necessari per assicurare la tutela dei dipendenti e di tutti gli operatori. Ritardi che danneggeranno irreversibilmente la già fragile economia della filiera, allontanando la possibilità di una ripresa in tempi rapidi del settore” ha concluso Centinaio.
Al fianco del mondo dell’ippica, anche il sindaco di Pisa, Michele Conti: “Sono sceso in piazza al fianco degli operatori dell’ippica che chiedono al Governo di poter ripartire – ha detto Conti -. Dall’ultimo Rapporto di Sostenibilità sull’ippica pisana si rileva che da queste attività ricadono sul territorio circa 10 milioni di euro all’anno. La presenza di 500 cavalli a Barbaricina durante l’intero arco dell’anno vuol dire lavoro per molte persone (maestranze della società ippica, fantini, allenatori, artieri, veterinari, sellai, maniscalchi, affittacamere, farmacisti e perfino giornalai) ma significa anche un forte aiuto all’agricoltura del territorio”.
Conti si è intrattenuto e condiviso le preoccupazioni di allevatori, scuderie ed ippodromi: “Stupisce – ha aggiunto – come, fra le norme rese note dal governo, non si sia mai fatto cenno a un’attività importante, sotto il profilo sportivo ed economico, come quella ippica. Il comprensorio pisano è particolarmente sensibile a questo problema poiché presenta quasi mille cavalli che si allenano nei centri di Barbaricina per il galoppo e nell’area di Migliarino per il trotto e che hanno continuato questa loro attività di preparazione in questi due mesi con oneri evidenti per le scuderie. Confido che quanto prima venga consentita l’apertura degli ippodromi – chiediamo questo al Ministro Bellanova che ha la competenza in materia – naturalmente a porte chiuse fino a quando le norme sanitarie lo richiederanno, per consentire anche alle scuderie presenti nel nostro comprensorio di continuare la loro attività agonistica dalla quale deriva il loro sostentamento”.
In piazza anche i capigruppo di Fratelli d’Italia nei consigli comunali di Pontedera e Terricciola Matteo Bagnoli e Matteo Arcenni e il consigliere comunale di Capannoli Mattia Cei. “Nella fase 2, il ministro, si è totalmente dimenticata di loro – hanno detto i consiglieri – ma in questi mesi i cavalli hanno continuato ad allenarsi, hanno avuto bisogno di cure, i costi sono stati gli stessi. Stamani siamo stati al loro fianco per chiedere di poter ripartire anche a porte chiuse, ma l’importate è ripartire con le regolari corse”.