"Sono preoccupata per un‘apertura di questo tipo" commenta a caldo l’assessore all’agricoltura, Susanna Cenni. L’Unione europea andrà al voto a maggio, ma il comitato scientifico dell’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, si è già espressa con un primo parere e quel primo sì, sia pur non
decisivo, alla bistecca clonata e al latte prodotto da animali fotocopia apre un versante pericoloso che è l’opposto delle politiche di salvaguardia portate avanti negli ultimi venti anni dalla Regione Toscana. "Io apprezzo molto un principio, sostenuto anche da molti scienziati: non tutto ciò che si può, si deve fare – spiega l’assessore – E il parere favorevole dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare sull’uso di carne e latte di mucche clonate mi pare che sia la negazione dell’impegno di questa Regione in relazione alla difesa e al recupero della biodiversità, delle razze autoctone, della zootecnia anche nelle zone montane. Anche la tracciabilità dei prodotti a difesa del consumatore viene messa a rischio, poiché dall’etichetta, ad esempio, nessuno potrà in futuro capire se sta bevendo latte che proviene da una filiera clonata o se sta mangiando carne di una mucca clonata".
"Su questo tema – sottolinea con forza – vigileremo costantemente e siamo pronti a prendere qualsiasi tipo di iniziativa si renderà necessaria».
«Rischiamo davvero di impoverire il patrimonio genetico delle nostre razze" prosegue. Da più di venti anni la Regione ha investito importanti risorse per la salvaguardia e il recupero delle razze autoctone. Di cinta senese erano rimaste solo cinque scrofe: oggi sono mille e cinquecento e permettono la produzione di carni e salumi di grande qualità. La chianina e la vacca maremmana sono altre razze su cui la Regione è intervenuta. "Ben venga la selezione, che fa parte della zootecnia – sottolinea l’assessore – ma con metodi naturali e in modo che sia legata all’adattabilità degli animali ai diversi territori".
Il mantenimento della biodiversità è necessario per non perdere la straordinaria varietà di specie, di colture, di opportunità che la natura offre all’uomo, e quel repertorio di tradizioni secolari che le culture contadine hanno elaborato. Dal 1997 la Toscana, prima in Italia, ha una legge sulla biodiversità per salvaguardare il patrimonio genetico delle produzioni tipiche: una normativa successivamente rafforzata con la legge regionale 64 del 2004, che introduce nuovi strumenti, come il registro regionale delle varietà da conservazione e il contrassegno per i prodotti ottenuti da razze e varietà locali a rischio di estinzione, con i quali difendere il patrimonio agroalimentare contro la dilagante
tendenza delle multinazionali alla vendita di varietà “globali”. La clonazione, come l’utilizzo di Ogm in agricoltura a cui la Toscana si è altrettanto fermamente opposta, alla testa dal 2005 di altre regioni europee, rischia proprio di privilegiare la standardizzazione e la perdita di specificità.
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