L’Europa riconosce per la prima volta i vini passiti, dando dignita’ internazionale a una tipologia di prodotto dal forte legame con il territorio di origine e le tradizioni produttive. La categoria dei "vini da uve appassite" e’ stata inserita nella riforma dell’Ocm approvata ieri. Erano infatti assenti nella legislazione comunitaria e nella prima proposta di riforma dello scorso luglio, come aveva piu’ volte evidenziato l’Associazione Nazionale delle Città del Vino, denunciando i rischi che avrebbero corso decine di passiti europei, piccole produzioni di nicchia di alta qualita’. La legislazione europea già riconosceva alcuni vini per la categoria dei liquorosi, come lo Sherry e il Porto, ma i vini da uve stramature, come i Sauternes, non includevano la categoria dei passiti, che adesso hanno il loro specifico riconoscimento. L’approvazione dei giorni scorsi trova la soddisfazione delle Citta’ del Vino (550 Comuni associati), impegnate in questi anni per la valorizzazione dei vini passiti attraverso diverse iniziative, tra le più importanti la costituzione della Fondazione Nazionale Centro Vini Passiti, a Montefalco (Perugia), la realizzazione del primo Atlante Italiano dei Vini Passiti (nel 2006), l’organizzazione di un evento internazionale come il Vinoro, a Marsala (Trapani).
"E’ un riconoscimento che premia il lavoro di questi anni – dichiara il presidente di Citta’ del Vino, Valentino Valentini -. Il capitolo passiti e’ uno degli aspetti positivi della nuova Ocm vino, insieme alla tutela dei vigneti eroici e di montagna, alla possibilita’ di imbottigliamento in zona per i vini a denominazione di origine e alla possibilita’ che avranno gli Stati membri di vietare l’indicazione sulle etichette dei vini da tavola i vitigni che includono il nome di un Comune, come la Vernaccia di San Gimignano, il Lambrusco di Sorbara o il Sagrantino di Montefalco. Purtroppo in sede europea sono state approvate anche misure negative, come la reintroduzione dello zuccheraggio e la riduzione dei fondi per lo sviluppo rurale, passati da 400 milioni di € a 150 milioni, ma diamo atto al ministro Paolo De Castro di aver conseguito importanti risultati nonostante le difficolta’ della negoziazione con gli altri Stati. Il nostro giudizio è positivo anche sul metodo adottato da De Castro per raccogliere le osservazioni non solo della filiera produttiva, ma dei territori e delle amministrazioni locali".
Tra gli altri aspetti positivi della riforma, secondo Citta’ del Vino, vanno anche menzionati: il divieto di utilizzo di mosti extraUe, l’obbligo di vinificazione in zona d’origine, la riduzione delle superfici da estirpare a 175 mila ettari, l’esclusione dal piano estirpi dei vigneti di montagna e l’innalzamento dal 2 al 3% delle superfici "protette" di particolare interesse ambientale. Negativo invece, secondo l’Associazione, oltre alla reintroduzione dello zuccheraggio e alla riduzione dei fondi per lo sviluppo rurale, anche il passaggio alla Commissione delle competenze sul riconoscimento delle pratiche enologiche.