Vini toscani sempre più di qualità. In buona parte della Toscana la vendemmia 2007 è ormai conclusa e per avere informazioni dettagliate sulla produzione saranno necessari ancora diversi mesi, ma in generale, nonostante una contrazione in quantità, il prodotto sembra sia stato eccellente. Nei primi sei mesi del 2007 la Toscana ha esportato vino per oltre 248 milioni di euro (+6,6% rispetto al 2006), con un andamento buono, ma inferiore a quello di Piemonte (+20%), Veneto (+9%) e rispetto alla media italiana (+12%). Osservando l’andamento dei vini di qualità toscani le esportazioni in decisa ripresa (+9,4% in valore e 8% in quantità) fanno bene sperare. Nel 2007, infatti, dopo anni di crisi torna finalmente a crescere il mercato tedesco (+6,4%) e si conferma la performance positiva di quello Statunitense, vera linfa vitale per l’export toscano (+7,4% rispetto al 2006). Buoni segnali anche dai mercati emergenti di India, Cina e Russia, anche se il loro peso risulta ancora modesto. Solamente il mercato russo sembra avere fidelizzato le produzioni regionali (+ 126,3% in valore). Per quanto riguarda i vini di qualità bianchi si è registrato un aumento del 5,8% in valore e del 21,4% in quantità; questo mercato, pur rappresentando ancora una quota molto esigua (5%), continua la sua performance positiva già avviatasi nel 2005 trainata dal mercato Giapponese (+35,7%) e da quello Svizzero (+14,3%).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione delle produzioni toscane, anche nel 2007 emerge la forte specializzazione della produzione regionale verso gli USA che assorbono oltre il 47% della produzione. Confrontando le variazioni dei primi 6 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2006, emerge come il segmento di qualità dei vpqrd sia positivo per la Toscana. Questo fa ipotizzare che per le denominazioni di origine dei vini rossi la nostra regione abbia acquistato un’importanza strategica a livello internazionale, anche grazie ai suoi maggiori rappresentanti come Chianti e Brunello. A confronto con realtà come quella piemontese e veneta, però, la Toscana dei vini presenta ancora qualche criticità. Questo perché la crescita trainata dalla componente non classificata come vini vqprd sicuramente non aiuta, visto che le produzioni regionali sono fortemente sbilanciate proprio in questo segmento. Ma le aziende si sono mosse. Se, infatti, nel 2003 i vqprd pesavano per oltre l’80% dell’export dopo solo 3 anni la loro incidenza è scesa al 65%, anche a seguito del calo dei prezzi dei vini a denominazione. Aderire ad un denominazione non impedisce, infatti, di produrre altre tipologie di vino e lascia libere le aziende di adattarsi ai cambiamenti di mercato. Nel contesto toscano, anche qualora l’incidenza dei vqprd continuasse a calare, scenario comunque piuttosto improbabile dato l’incremento di prezzo dell’ultimo anno, difficilmente si raggiungerebbero le basse incidenze dei vqprd rossi Piemonte (12%) e vqprd bianchi del Veneto (9%). E’ plausibile che le aziende del nord Italia abbiano saputo approfittare più della Toscana della rinascita della coltura del vino e dell’apertura di nuovi mercati anche nelle fasce più a buon mercato. Una produzione quindi, quella toscana, che necessariamente deve continuare a diversificare le produzioni senza abbandonare le denominazioni di origine, che rappresentano un forte valore per la coesione del territorio, che sono identificative dell’immagine del territorio con evidenti effetti indotti anche sul turismo, che hanno bisogno di essere incentivate ai fini di una maggiore e migliore collocazione sui mercati internazionali.
In allegato i dati relativi all’export del vino nel semestre gennaio-giugno 2007
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