Secondo le prime stime, la produzione nazionale di frumento tenero è prevista, nel 2020, in meno di 2,8 milioni di tonnellate, con una riduzione superiore al 5% rispetto ai volumi della produzione 2019, a fronte ad un fabbisogno che, nel corso degli ultimi anni, è risultato superiore a 5,4 milioni di tonnellate. Lo sottolinea Italmopa.
Complessivamente, e tenuto conto che non tutto il frumento tenero prodotto in Italia è destinato alla macinazione, la percentuale di auto-approvvigionamento del nostro Paese risulta compresa tra il 35 e il 40%.
La qualità risulta mediamente soddisfacente anche se viene riscontrata una riduzione del tenore proteico nel frumento tenero cosiddetto “di forza” (del quale il nostro Paese risulta già, da sempre, ampiamente deficitario) ovvero per la produzione di farine indicate per prodotti a lunga lievitazione, pensiamo ai prodotti di ricorrenza (quali, a titolo esemplificativo, il pandoro veronese o il panettone milanese), ad alcune tipologie di pane(sempre a titolo esemplificativo, la Michetta milanese o la Rosetta romana) e di prodotti della pasticceria (il Babà napoletano).
In ambito comunitario, la produzione di frumento tenero dovrebbe situarsi, nel 2020, in circa 118 milioni di tonnellate (di cui, come già indicato 2,8 milioni di tonnellate, pari a meno del 2,4%, in Italia) con una riduzione superiore al 10 percento rispetto ai volumi produttivi del 2019. Curiosità: sempre in ambito UE (e tolto il Regno Unito post Brexit), l’Italia risulta essere in 12esima posizione nell’elenco dei Paesi comunitari produttori di frumento tenero, superata non solo da Paesi tradizionalmente produttori ed esportatori come Francia, Germania e Polonia ma anche dalla Bulgaria, dalla Repubblica ceca, dalla Danimarca, dall’Ungheria, dalla Lituania o dalla Svezia.