La stagione di raccolta delle uve del territorio è iniziata da qualche settimana con il Pinot Grigio e dalle stime dei produttori di Cia Agricoltori Italiani Imola sembra che ci siano tutti gli ingredienti per una buona annata.
Sicuramente alcune aziende hanno sofferto maggiormente gli eventi climatici, ma in generale si parla di una produzione nella media, come spiega il presidente di Cia Imola, Giordano Zambrini.
“I viticoltori del territorio stanno raccogliendo le prime varietà, siamo solo all’inizio della campagna – afferma Zambrini – e, anche sentendo i miei colleghi produttori, sembra che le premesse siano buone. Non ci sono stati particolari problemi fitopatologici e il clima, nonostante le grandinate su alcune zone limitate, ha favorito le uve. Se le previsioni delle prossime settimane saranno confermate, arriveranno anche quelle escursioni termiche così importanti per il grado zuccherino dell’uva e la vinificazione. Per le principali cultivar del territorio ci aspettiamo una produzione nella media: circa 250/270 quintali per ettaro per il Trebbiano e 180 per il Pignoletto. L’unica vera incertezza, come accade da molti anni, rimane quella dell’andamento di mercato. A causa dell’emergenza sanitaria – continua il presidente di Cia Imola – c’è una maggiore quantità di giacenze, perché alcuni sbocchi commerciali sono rimasti chiusi per diversi mesi, sia a livello di export che interno. Penso, ad esempio, alla ristorazione e agli stabilimenti balneari che hanno perso tutto il periodo tardo-primaverile e non hanno acquistato i nostri vini come facevano abitualmente. Adesso è naturalmente presto per prevedere la tendenza di mercato, sul quale pesa una situazione sanitaria che continua a essere incerta, soprattutto pensando a i numeri di contagiati da Covid in aumento”.
In questa situazione Cia Imola rilancia la necessità di un progetto di aggregazione delle cantine, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni.
“Sicuramente stiamo fronteggiando un momento “storico” unico, che ha messo in luce la fragilità di alcuni settori agricoli, in particolar modo per la promozione e commercializzazione dei nostri prodotti. Da questi problemi può nascere una buona occasione per attuare dei progetti che aggreghino l’offerta o almeno perseguano dei comuni obiettivi di valorizzazione del prodotto. Negli anni scorsi avevamo fatto delle proposte per una maggiore organizzazione dei produttori, per favorire quelli più piccoli che non hanno la forza e relazioni per esportare direttamente in Cina o Giappone. Penso – conclude Zambrini – che sia finito il tempo dei “Solisti del vino” e sia necessario incontrarsi per capire se da Imola può nascere un’aggregazione forte e coesa per portare più facilmente i nostri vini nel mondo e dare maggiore certezza di reddito ai viticoltori”.