L’assegnazione del Premio Nobel 2020 per la Chimica a Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier, che nel 2012 hanno pubblicato la scoperta della tecnologia CRISPR/Cas per indurre mutazioni in posizioni predeterminate nel genoma (Genome Editing), dimostra l’importanza e l’impatto che questa tecnologia ha in campo microbiologico, biologico, medico e agrario.
La ricerca agraria italiana ha colto in pieno le potenzialità di questo nuovo strumento per lavorare al miglioramento genetico delle piante agrarie d’interesse per il Made in Italy. Il CREA sta coordinando il più importante progetto italiano di ricerca in materia: Biotech (https://www.crea.gov.it/-/biotech), finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, a cui partecipano diversi gruppi dell’Ente e di altri Enti di ricerca e Università Italiane. L’obiettivo è quello di produrre piante migliorate per tolleranza a stress biotici e abiotici e caratteristiche qualitative superiori, che potranno essere ottenute con metodi molto più precisi e mirati che in passato, valorizzando proprio le varietà più rappresentative dell’agroalimentare italiano.
Proprio in questi giorni si è tenuta la riunione annuale del progetto Biotech dove sono stati presentati i primi risultati, che appaiono già molto interessanti e di futuro impatto non solo per la comunità scientifica, ma anche per l’intero settore agricolo italiano. “Il progetto – spiega il coordinatore Luigi Cattivelli, direttore del CREA Genomica e Bioinformatica – è stato avviato due anni fa. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando allo sviluppo di piante resistenti a malattie (frumento, pomodoro, melanzana, vite), di piante capaci di esprimere una produttività più sostenibile (frumento, orzo, riso) e di piante qualitativamente superiori (agrumi, uva da tavola, pomodoro, frumento), utilizzando soprattutto le tecnologie appena insignite con il Nobel. Oggi un miglioramento genetico sicuro e preciso è una realtà, che potrebbe essere decisiva sia nella sfida della produttività sia in quella della sostenibilità”.