Le polemiche che tendono troppo spesso a svalutare la qualità del grano duro nazionale sono contraddette dall’incremento, a doppia cifra (+ 23%, dati Ismea), per le confezioni di pasta con dicitura “100% italiana” sull’etichetta.
Secondo Cia-Agricoltori Italiani, il discredito gettato sulla materia prima sembra solo strumentale a mantenere bassi i prezzi pagati agli agricoltori.
Negli ultimi anni, il livello qualitativo del nostro grano ha raggiunto picchi notevoli sia nel contenuto proteico, che nel peso ettolitrico, andando incontro alle richieste dell’industria pastaria. I produttori hanno anche investito in pratiche agronomiche virtuose, con forte aumento dei costi di produzione. Ma nonostante il picco della domanda di pasta 100% di semola di grano duro italiano, sempre più apprezzata dai consumatori e determinato anche dal boom di acquisti durante il lockdown, i prezzi all’origine del grano duro nazionale continuano a essere ingiustificatamente bassi.
Nessuna criminalizzazione da parte di Cia per le imprese che decidono legittimamente di approvvigionarsi di grano importato, ma occorre maggiore trasparenza nell’etichettatura. Cia non ritiene, dunque, coerenti le recriminazioni sulla qualità dei grani italiani, da chi non ha interesse a fare chiarezza sull’origine estera della materia prima sulle confezioni.