Nell’anno nero del Coronavirus Cia-Agricoltori Italiani dell’Umbria tira le somme e mette in luce criticità e punti di forza.
Le nostre aziende agricole, nonostante mille difficoltà, sono andate avanti nella produzione del cibo di qualità, investendo con coraggio e passione in progetti e nuove attività. Non possiamo dimenticare gli imprenditori che hanno sofferto la crisi economica in modo massiccio.
Gli agriturismi, in particolare, vivono in questo Natale una finta apertura, visto il blocco degli spostamenti tra regioni e perfino tra i Comuni. Un Natale con segno zero, dopo una Pasqua inesistente in termini di prenotazioni e un’estate che ha significato la sopravvivenza per molte aziende. Ancòra di salvezza, in queste feste natalizie, per quelle strutture che hanno al loro interno il ristorante e possono cucinare per l’asporto, che comunque non decolla. Ci sono poi settori di cui si è parlato molto poco ma che rappresentano in Umbria una fetta importante del comparto beverage: i birrifici artigianali umbri. Tra le chiusure di ristoranti, pub e bar durante tutte le festività di Natale e il blocco di fiere, eventi, sagre con le attività legate allo street food, la birra artigianale e agricola è entrata in una crisi nera, soffrendo un crollo del fatturato del 90%. Così quella che era una filiera dalle grandi potenzialità di sviluppo, ora corre in pericolo di non sopravvivere al Covid senza sostegni adeguati. Un altro settore di cui si è parlato troppo poco è il florovivaismo. In particolare, nella prima fase della pandemia, con i vivai chiusi e lo stop immediato alle cerimonie, il florovivaismo ha subito perdite eccezionali, tra serre colme di piante invendute, steli non raccolti e migliaia di fiori al macero. Una situazione per cui Cia stima un crollo del 60% del valore produttivo del comparto a fine anno: vale a dire, mediamente, 1,2 miliardi di euro (dato nazionale).
Nonostante il complicato scenario economico generale, Cia Umbria, nella sua gestione organizzativa, non è mai rimasta ferma. In questo annus horribilis abbiamo attivato corsi di formazione a distanza per circa 2.000 imprenditori agricoli che necessitavano di titoli formativi e aggiornamento per proseguire la loro attività nel pieno delle regole. E non sono mancati le storie aziendali che sono un esempio di coraggio e caparbietà per il 2021 che ci attende. Ne citiamo alcune. La Società Agricola F.A.S.A. Farm ss, Fattoria didattica di Passignano, che ha attivato un progetto di centro estivo dal titolo “Storie di fattoria – L’amico vicino” per bambini da 3 agli 11 anni con lo scopo di colmare quella distanza sociale e abbattere il muro di diffidenza che si è creato nei confronti dell’”altro” durante il lockdown. I lavoratori del paese (medico, parrucchiera, sindaco, infermiera, giornalista, operaio agricolo, regista, professore universitario, direttore di banca e altri) hanno incontrato i bambini realizzando interviste che sono ora racchiuse in un libro, adesso in stampa.
La Fattoria del Lungotevere di Marsciano ha, invece, inaugurato una macelleria aziendale il 7 dicembre scorso, con punto vendita, nonostante il clima di forte incertezza. E ancora, la Cooperativa sociale Edit che la scorsa estate ha portato avanti il progetto “Le pecore gialle”, aprendo un agriturismo innovativo dove a servire in sala sono state persone con disabilità cognitive. Una sfida vinta, nonostante le maggiori difficoltà affrontate nella formazione del personale sulle normative sanitarie anticovid. In ultimo, la Fattoria Nonna Maria a Umbertide, che in pieno lockdown, a marzo, ha inaugurato un laboratorio aziendale con vendita diretta di carni, formaggi, confetture e sughi pronti. Storie di orgoglio per la famiglia Cia Umbria a cui va tutto il nostro sostegno.
“Arrivati alla fine di un anno che ha stravolto l’economia a livello mondiale, – dice il presidente Cia Umbria Matteo Bartolini – dobbiamo ripartire da un nuovo paradigma. La strada ci è stata indicata dal Green New Deal della Commissione Europea. Come Cia, chiediamo adesso che l’Italia prepari quanto prima un piano per dire con chiarezza come vuole impiegare le risorse aggiuntive destinate all’Italia di 1,7 miliardi per il prossimo biennio, considerando anche le criticità del mondo agricolo a cui abbiamo sempre dato voce. I casi di queste aziende Cia Umbria sono l’esempio da cui ripartire. Anziché farsi travolgere dal distanziamento sociale e dalla crisi economica che ne è derivata, hanno preferito adottare un approccio nuovo, più vicino al territorio e alla comunità, ricreando le basi tra l’uomo e l’ambiente. Ed è proprio questa la chiave, ognuno nel ruolo di consumatore e produttore, per trasformare il mondo in un posto più sostenibile non solo a livello ambientale. I nostri auguri per un 2021 di vero rilancio, uno sguardo diverso e rivolto alla coesione sociale. Abbiamo bisogno di ripartire, senza lasciare indietro nessuno”.