BOLOGNA – “Quest’anno c’erano tutte le condizioni per fissare il prezzo del pomodoro da industria su livelli equi, ma ancora una volta ad essere penalizzati sono gli agricoltori”. La denuncia viene da Fabio Girometta, produttore di pomodoro e responsabile per Cia – Agricoltori Italiani del settore.
“Quest’anno, infatti – spiega Girometta – c’è stata una impennata dei prezzi dei derivati del pomodoro, oltre al fatto che le scorte dell’industria di trasformazione sono esaurite e la commercializzazione è stata, quindi, soddisfacente per le imprese di trasformazione. Per contro noi agricoltori abbiamo assistito ad un aumento dei mezzi tecnici e sono venuti a mancare gli aiuti sull’acquisto delle manichette per la fertirrigazione localizzata delle piante. Non c’è quindi corrispondenza – insiste Girometta – tra la remunerazione della materia prima di qualità fornita dalle imprese, non soddisfacente, e le condizioni favorevoli per l’industria”.
Cia segnala che il mercato è in ascesa in altri comparti come quello cerealicolo. “Soia e mais sono aumentati – prosegue Girometta- e sorprende come mai non si voglia gratificare sul piano dei prezzi anche una eccellenza come il pomodoro”.
L’obiettivo iniziale del mondo agricolo era quello di non scendere al di sotto dei 95/97 euro a tonnellata, ma a conclusione delle trattative il prezzo fissato è stato di 92 euro con un grado brix di 4,85, mentre la media osservata nel nord Italia è di 4,80.
“Anche se Il prezzo stabilito è superiore allo scorso anno – precisa ancora Girometta – non ci permette di coprire i costi superiori che saremo costretti a sostenere nella campagna 2021 perché tutto è aumentato. Inoltre – conclude – l’importo riconosciuto come premialità al prodotto tardivo, ovvero il pomodoro conferito dopo il 12 di settembre, è veramente irrisorio se si considerano i rischi a cui va incontro il raccolto in quel periodo: calo dei gradi brix e piovosità sono quasi inevitabili. Avevamo richiesto un incentivo anche per il prodotto precoce, ma non ci è stato concesso”.