VERONA – Venti anni fa, il 18 maggio 2001, il Presidente della Repubblica emanava il Decreto legislativo 228 su “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”, nota nel settore come Legge di Orientamento agricolo. Il provvedimento mirava a introdurre elementi che innovassero sul piano organizzativo l’agricoltura, ridefinendo la figura dell’imprenditore agricolo e ampliando l’alveo delle attività connesse e di supporto, che – in base ai dati elaborati dal Crea-Mipaaf – ammontano a circa 7 miliardi in agricoltura, pari al 12,2% della produzione totale in agricoltura (che vale appunto 57,3 miliardi di euro).
Iniziava l’era delle multifunzionalità in agricoltura, declinata fin da subito da Fieragricola come opportunità di crescita e diversificazione dei redditi per il settore agricolo.
«Fu una delle più importanti riforme in agricoltura dal Dopoguerra, assolutamente molto efficace grazie alla grande energia trasmessa nel settore dai giovani e dalle donne, una norma che è riuscita a rilanciare il settore anche nei territori e nelle aree più interne del Paese e a diventare un modello di riferimento anche all’estero», ricorda con l’Ufficio Stampa di Fieragricola di Veronafiere (la 115ª edizione è regolarmente programmata in presenza per il 26-29 gennaio 2022) l’allora ministro delle Politiche agricole, l’on. Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione Univerde.
«Oggi la Fao parla di agricoltura familiare, di imprenditoria agricola femminile, di agricoltura ambientale – prosegue Pecoraro Scanio –. Grazie a quella Legge di Orientamento agricolo, sostenuta da Coldiretti e da tutto il mondo agricolo, noi anticipammo tutti questi temi, favorendo l’occupazione e introducendo contemporaneamente i temi di ecologia integrale promossi anche da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si’».
«La Legge di Orientamento agricolo fu, tra l’altro, un provvedimento senza costi e oneri per il bilancio dello Stato, ma che si inserì nel contesto dell’epoca, con la Riforma della Pac “Agenda 2000” – sottolinea il professor Alessandro Pacciani, presidente di Gaia, il Centro di studio sull’Organizzazione economica dell’Agricoltura e sullo Sviluppo rurale dell’Accademia dei Georgofili, già docente di Economia agraria all’Università di Firenze –. Si gettarono molti semi per favorire, anche negli anni successivi, il ricambio generazionale, la competitività delle aziende agricole, l’organizzazione dei distretti rurali e agroalimentari».
«La prima legge di orientamento agricolo – dichiara il professor Angelo Frascarelli, docente di Economia e Politica agraria all’Università di Perugia – fu effettivamente la più importante legge degli ultimi 20 anni, che portò ad ampliare la definizione di attività agricola, rendendo praticabile la multifunzionalità, consentendo all’agricoltore di svolgere attività connesse come l’agriturismo, la mescita del vino in azienda, le fattorie didattiche e sociali, la possibilità di prendere appalti dalla Pubblica Amministrazione ad esempio per la pulitura delle strade o per spalare la neve, la produzione di energie rinnovabili, il tutto rimanendo nell’ambito agricolo. Parliamo di nuove possibilità di ricavi per gli agricoltori, che ammontano a circa 7 miliardi di euro per l’Italia».
«Quando venne stilata la Legge di Orientamento agricolo – spiega l’on. Pecoraro Scanio – avevamo molto bene in mente l’agriturismo, il farmers market, la trasformazione e la vendita diretta, ma non pensavamo a tutte le declinazioni successive che la norma permetteva, con le fattorie didattiche, gli agri-asili, l’agricoltura sociale».
Il termine «Legge di Orientamento», ricostruisce il prof. Frascarelli, «venne mutuato dalla Francia, che ogni 7-8 anni ciclicamente emana vere e proprie leggi di visione in materia agricola». Ecco allora che «sarebbe opportuno che anche l’Italia oggi emanasse una legge di visione, come peraltro avviene in Europa: prendiamo ad esempio Horizon 2020 o la strategia Farm to Fork, che consentono di avere un quadro ampio sull’agricoltura del futuro».