BAYSIDE, NY (USA) – Il mito del food and wine tricolore negli Usa è più brillante che mai.
Ma la cucina italo-americana, quella un po’ stereotipata che vede pizza e spaghetti come portabandiera, sta lasciando sempre più spazio alla ricerca della cucina regionale, grazie anche ai prodotti Dop e Igp ben presenti sul mercato Usa, ai grandi vini made in Italy. Ad esempio gli Usa rappresentano il primo mercato export per il Parmigiano Reggiano, con un 20% del totale export pari a circa 12 mila tonnellate di prodotto; e che sempre quello Usa è il primo mercato del vino Brunello di Montalcino, con la ristorazione che è storicamente il canale naturale per la penetrazione dei nostri vini negli Usa, in primis New York.
Una crescita del Made in Italy di qualità è dovuta anche ai piatti postati sui social, da parte degli chef professionisti e dei cuochi amatoriali. Un trend che è cresciuto durante l’anno della pandemia, dove il maggior tempo libero causa lockdown ha fatto emergere la voglia di mettersi ai fornelli.
Come nel caso di Danielle Caminiti, avvocato dello stato di New York, di origini italiane, che non potendo andare in tribunale ha dato sfogo alla sua vera passione per la cucina, in particolare quella italiana. In poco tempo è diventata una vera e propria star (instagram – facebook- sito internet –youtube)
“Ho sempre avuto nel sangue la passione per la cucina – dice ad agricultura.it. Sono italo-americana da entrambe le parti, e ho avuto la fortuna di avere meravigliosi modelli di chef, come mia madre, nonne e zie, sono cresciuta in una famiglia molto unita. Non è tanto il fatto che mi sia stato insegnato a cucinare, ho cercato di imparare per osmosi, osservando e facendo domande. Non sono affatto uno chef professionista, poiché ho una formazione in legge, sono avvocato e mamma. Ma prima del Covid non avevo mai avuto tempo per seguire questa mia passione. Durante la pandemia, con tutto al di fuori del nostro controllo, la cucina è stata in realtà l’unico luogo che mi ha dato una grande forza personale, e mi sono così potuta dedicare a questa mia grande passione”.
Così nell’anno della pandemia Danielle ha cucinato molto e postato i suoi piatti sui social, in particolare instagram, fatto dirette su zoom, creando una vera e propria comunità di appassionati della cucina italiana.
“Come molte persone – racconta -, ho cercato di trarre il meglio da una situazione difficile. In questo senso, mi sento fortunata di avere avuto la possibilità di avere a disposizione cibo sano e di qualità (cosa che molte persone non hanno o scelgono di non avere). Prodotti che mi hanno permesso di essere creativa ed ingegnosa, potendo realizzare diverse ricette, oltre a poter preparare piatti per gli altri; tutto questo è stato molto appagante per me”.
Piatto dopo piatto, i suoi follower stanno crescendo e sono molto variegati: “I miei follower sono persone molto diverse fra loro, provengono da tutto il mondo, ed apprezzano il buon cibo, i vini di qualità ed una bella risata. Molti di loro comunicano con me in altre lingue, anche con le emoji che cerco di tradurre e rispondere con altre emoji) e credo che i miei post sui piatti che cucino, superino tutte le barriere linguistiche. Il cibo è magico in quanto unisce le persone, soprattutto al giorno d’oggi quando su tutto il resto sembra ci sia un grande divisione”.
Ma come viene vista, oggi, la cucina italiana dai food lover degli Usa?
“Il cibo italiano è estremamente popolare negli Stati Uniti. Ovviamente – spiega -, pizza e pasta sono universali, ma il cibo italiano lo è molto di più. Penso che per le persone che non hanno avuto il privilegio di visitare l’Italia, la loro visione del cibo italiano potrebbe essere più quella del cibo italo-americano, che è comunque delizioso ma è molto diverso. Potrebbero non sapere che il cibo italiano ha molte differenze e sfumature, poiché gli italiani sono legati al proprio territorio. Mi piace il cibo e il vino italiano di tutte le regioni e cerco di portare questo mio piacere nella mia cucina e pasticceria. Anche se ho imparato molte volte visitando varie parti d’Italia molte volte, c’è ancora molto di più da imparare dalla gente del posto nel più piccolo dei villaggi italiani, e la mia vocazione è quella di diffondere questa conoscenza ad altri”.
Nei suoi piatti c’è sempre molta Italia, ma da dove arrivano queste ricette: “La mia famiglia è originaria del Sud Italia, principalmente (Nola e Campobasso) e da parte di padre di mio padre dalla Sicilia (Messina). Sono cresciuto in una casa con insieme ai miei nonni materni. Mia nonna era alta neanche un metro e mezzo, ma era una cuoca magnifica. Suo padre, il mio bisnonno, che non ho mai conosciuto, è stato proprietario per 35 anni, di un famoso ristorante chiamato Carmine’s nel centro di Manhattan, a Little Italy, che si trovava proprio di fronte al tribunale penale. Ho imparato molte delle sue abilità culinarie da lui, dentro e fuori dal ristorante”.
Nelle sue foto vediamo zeppole, linguine e paccheri, friselle, taralli e altro: “Il mio cibo italiano preferito è la pizza napoletana, e poi le linguine al granchio. Adoro tutti i tipi di pizza – confessa ad agricultura.it -. La migliore pizza che abbia mai provato è stata a Napoli, in Italia, e lo dico solo perché è vero”, aggiunge ridendo.
E poi una grande attenzione alle materie agricole (pomodoro, farina): “Gli ingredienti contano. Il prodotto fresco è fondamentale. E la manualità è molto importante. Il primo latte che mio figlio ha assaggiato è stato il latte italiano quando aveva 1 anno ed eravamo in visita in Italia. Adoro usare ingredienti biologici di provenienza locale e dico sempre che, se mai dovessi vincere alla lotteria, andrei a vivere in una enorme fattoria con vigneto in Campania, con diversi forni per pizza a legna e pizzaioli napoletani all’opera, e assumerei ragazzi speciali (con difficoltà di apprendimento)”.
Una passione anche per i vini italiani. “Mi piacciono tanti vini, come il Brunello di Montalcino, il Barolo, il Barbaresco, ma anche quelli di altre regioni e paesi, come lo spagnolo Rioja e il francese Sancerre. Uno dei migliori vini che abbia mai assaggiato è stato nel 2004 a Siena, in Italia, a casa di un amico che produceva Brunello di Montalcino, senza solfiti che invece dobbiamo sopportare negli Stati Uniti. L’unico mal di testa, il mal di testa del mattino successivo, era decidere dove mangiare quel giorno” conclude con una risata.
E nel futuro di Danielle, c’è il progetto di scrivere un suo libro di cucina, e, a quanto sembra è già a buon punto: “Il libro è completo al 90 per cento, vi terrò aggiornati”.