ROMA – “Quella che emerge dai recenti dati Istat è la drammatica fotografia di un settore che nonostante le tante ataviche difficoltà che ne frenano lo sviluppo, cui si sono recentemente aggiunte le note problematiche legate alla pandemia, resiste strenuamente alla crisi, continuando a detenere il primato a livello comunitario per valore aggiunto e il terzo posto per valore della produzione; a fronte di ciò, risultano però evidenti gli effetti della crisi in atto, che ha reso ancora più palese la necessità di intervenire con decisione per sostenere il settore e dare ai produttori la possibilità di guardare al futuro con serenità e programmare la produzione”.
Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina sulla base dei dati Istat sull’andamento dell’economia agricola nel 2020, dai quali emerge, fra l’altro, che i redditi da lavoro dipendente sono calati del 2,3%, con una diminuzione ancora più evidente per le retribuzioni lorde (-2,7%).
“Voglio ricordare nuovamente, qualora ce ne fosse bisogno, che il primario è stato l’unico settore, insieme al farmaceutico, a non aver mai chiuso i battenti durante l’emergenza pandemica, continuando a lavorare con grande senso di responsabilità e assicurando il regolare rifornimento degli scaffali, dando così al contempo un concreto apporto alla tenuta socio-economica del Paese”, prosegue il presidente.
“A fronte di ciò, gli agricoltori hanno dovuto continuare a sostenere sia i costi fissi che quelli variabili, non avendo per la natura della loro attività la possibilità di chiudere i battenti; in altre parole, i produttori agricoli hanno avuto una serie di costi legati alle operazioni di semina, lavorazione dei terreni e raccolta e ad altre azioni necessarie a garantire il benessere animale attraverso una corretta alimentazione e diverse altre attività. A fronte di questa condizioni, appare evidente che a parità di calo di fatturato, la perdita economica per le imprese agricole sia stata, e continui a essere, sensibilmente maggiore”, rimarca Verrascina.
“Guardando ai numeri, quindi, suscita più di un campanello di allarme il fatto che nel 2020 la produzione dell’agricoltura si sia ridotta del 3,2% in volume, con un sensibile calo del valore aggiunto del 6% e dell’occupazione del 2,3%, a fronte di un modesto aumento dei prezzi dei prodotti agricoli”, evidenzia la Copagri, facendo notare che “questi numeri allarmanti vanno a sommarsi alla performance negativa del 2019, quando il valore aggiunto agricolo aveva fatto registrare un calo dell’1,6%”.
“L’emergenza sanitaria ha colpito più durante le attività secondarie (-20,3%), il settore florovivaistico (-8,4%), i servizi di supporto all’agricoltura (-4,1%) e la produzione di olio di oliva, che ha subìto un drammatico calo del 14,5%”, conclude la Confederazione.
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