Un cucchiaio l’anno. È il consumo di vino medio pro-capite dell’India, e non si può certo dire che si tratti di un consumo di massa. Ma se si considera che nel subcontinente vivono 1,1 miliardi di persone, delle quali il 70% al di sotto dei 35 anni, ecco che la prospettiva si rovescia e permette di intravedere grandi opportunità per il futuro in arrivo. Sono alcuni dei dati elaborati dal Centro Studi Vinitaly, salone internazionale del vino in programma a Verona fino a domenica.
L’India – Che il mercato indiano sia sempre più strategico per i prodotti di alta gamma lo confermano le cifre. Dopo una crescita economica del 9,1% nell’anno fiscale 2007/2008, l’India fa ora registrare un tasso di crescita più contenuto, ma sempre superiore ad altre economie, attestandosi intorno al 5%. E cresce di conseguenza la “upper class” indiana, che oggi rappresenta circa il 2% della popolazione, vale a dire tra 20 e 25 milioni di persone. Più in particolare, il valore delle bevande alcoliche consumate in India si appresta a raggiungere le undici cifre (oggi vale 9 miliardi di euro) e se è vero che questo mercato è oggi fortemente centrato su birra e superalcolici (nel 2008 gli indiani hanno consumato “solo” 1 milione e 100 mila casse, 220 mila delle quali d’importazione), proprio per questo mostra ampi margini di crescita per i produttori stranieri, che trovano una piazza già preparata a scoprire nuovi prodotti e nuove abitudini alimentari. Non è un caso che, per quanto riguarda il vino, i consumi crescano stabilmente del 20% l’anno, con preferenza verso i bianchi aromatici in grado di sposarsi con la speziata cucina del subcontinente. E un recente rapporto, pubblicato da Jbc, prevede che nel 2015 si arriverà a un mercato di 4 milioni di casse, di cui 600 mila (vale a dire oltre 7 milioni di bottiglie) provenienti dall’estero. C’è da aggiungere a questo quadro che il consumatore indiano “upper class” possiede un alto livello di formazione e una buona conoscenza dei paesi stranieri, mentre si sta diffondendo nel subcontinente il fenomeno del “Reverse Braindrain”, il ritorno in patria dei professionisti indiani emigrati, che portano con sé nuova ricchezza e stili di consumo occidentali (nell’Hindustan Times del 3 marzo 2009 si pronostica che nei prossimi 3/5 anni torneranno a casa oltre 100 mila indiani).
La crescita di Singapore – Una prospettiva diversa, ma non meno interessante, è offerta da Singapore, altro osservato speciale del Focus e dove il Vinitaly World Tour debuttera il 21 e 22 gennaio 2010. A fronte di un mercato locale numericamente modesto (circa 4 milioni e mezzo di abitanti), cresce l’importanza strategica per il ruolo di “wine hub” che il piccolo Paese rappresenta nel Sudest asiatico. Singapore è infatti una capitale economica e finanziaria di respiro internazionale, dove si affermano e si diffondono nuove mode e nuovi stili di consumo. Il target principale è ancora costituito dalla popolazione cinese (circa il 70% degli abitanti), che a Singapore dispone di redditi tra i più elevati dell’area ed è abituata a viaggiare e a frequentare ristoranti stranieri, ma sono in aumento anche gli espatriati (ad oggi circa il 2,5%), che offrono un bacino di utenza molto promettente per i produttori italiani. Una vetrina oggi occupata quasi per intero da Francia (75,9%) e Australia (11%), ma dove i vini italiani, che oggi rappresentano appena il 2,3% del totale, possono aspirare a traguardi importanti. L’import totale di vino dal nostro Paese è stato di 287,2 milioni di euro nel 2007, con un tasso di crescita di circa 6% negli ultimi anni. L’Italia si conferma invece leader nel settore dei vermouth e di altri vini aromatizzati, con il 53,3% del mercato, prima del Regno Unito che detiene il 38,7%.
Vinitaly India – È guardando a questi numeri e alle prospettive offerte dal mercato asiatico che i produttori italiani si danno appuntamento al Vinitaly India, il Salone dei vini italiani di qualità, giunto alla 4^ edizione, che si terrà a New Delhi il 19 e 20 gennaio 2010.