ROMA – “Le scelte del Governo propongono per il 2023 una Italia che non ci piace, dove aumenta, anziché diminuire, la tassazione a carico del lavoro dipendente, dove i precari restano ostaggio di un sistema che non li tutela adeguatamente e dove i più fragili – giovani, donne, espulsi dal lavoro in tarda età – restano senza risposte. Questa Italia non ci piace e come Uila riteniamo doveroso scendere da subito in campo per provare a cambiare queste decisioni”.
Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila, in merito a quanto emerso ieri dall’incontro tra Governo e sindacati su ammortizzatori sociali, pensioni, fisco e Assegni familiari.
“Condividiamo la presa di posizione di CGIL, CISL e UIL che hanno preannunciato la mobilitazione dei lavoratori. Il Governo che, nel discorso di insediamento, aveva promesso equità sociale, di genere e generazionale, tradisce gli impegni assunti mentre si appresta a varare la legge di stabilità. Al di là delle chiacchiere in questo modo si confermano le disuguaglianze in essere: chi perde il lavoro in tarda età non potrà contare su un sistema pensionistico più flessibile, in grado di proteggerlo meglio, mentre, al massimo se ne ha titolo, potrà sperare su Ape social e Opzione Donna, prorogati a fatica per un anno ancora; nessuna disponibilità a ragionare di una riforma pensionistica che dia risposte ai giovani precari e alle tante donne dalle carriere discontinue e con pochi anni di versamenti nè a ragionare di contributi figurativi, per coprire i periodi di non lavoro dei giovani o quelli che le donne destinano alla cura della famiglia. I precari, tra cui tanti giovani, che sono grande parte dell’esercito dei nuovi assunti del post pandemia, non beneficeranno di un migliore sistema di tutele perché la riforma degli ammortizzatori sociali non sarà finanziata adeguatamente.”
“Sono insufficienti anche le risorse stanziate per la cosiddetta riforma fiscale” prosegue Mantegazza “che non si sa se andranno a favore delle imprese o dei lavoratori, e anche in questo caso viene meno la promessa di una riforma che aumenti il salario netto in busta paga e riduca le disuguaglianze sociali”.
“Quello che invece è certo è che con la riforma dell’assegno unico che partirà agli inizi del 2022, molti lavoratori dipendenti, perdendo le detrazioni fiscali, pagheranno più tasse” afferma il segretario generale. “È grave che il Governo contrabbandi questa riforma come un grande investimento per tutti i figli e per tutte le famiglie quando in realtà moltissimi lavoratori dipendenti ne saranno pesantemente danneggiati. Un milione e mezzo di famiglie che hanno a carico figli oltre i 21 anni di età, ad esempio, perderanno le detrazioni fiscali e, più in generale, l’Assegno Unico non riuscirà in molti casi a compensare le perdite provocate dalla eliminazione di tutte le voci che oggi sostengono i nuclei familiari dei lavoratori dipendenti”. “Per gli operai e gli impiegati del settore agricolo e alimentare, i conti fatti dall’Ufficio Studi della UILA” conclude Mantegazza “confermano che le retribuzioni nette verranno ridotte fino a 200 euro al mese con conseguente aumento della imposizione fiscale. Altro che riforma epocale! Questa è una ingiustizia epocale che dobbiamo cancellare”.